venerdì 4 aprile 2014

“Roma Città Aperta”

La storia del cinema si divide in due ere: una prima e una dopo “Roma Città Aperta”.


 
Roma città aperta è un film del 1945 diretto da Roberto Rossellini.
È una delle opere più celebri e rappresentative del neorealismo cinematografico italiano. È il film che fece acquisire notorietà internazionale ad “Anna Magnani”, co-protagonista insieme ad “Aldo Fabrizi”, qui in una delle sue interpretazioni più famose.

 
Venne Presentato in concorso al Festival di Cannes 1946, dove ottenne il Grand Prix come miglior film. Ricevette una candidatura al Premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale e vinse due Nastri d'Argento, per la miglior regia e la migliore attrice non protagonista ( Anna Magnani ). È stato in seguito inserito nella lista dei “100 film italiani da salvare”, che è nata con lo scopo di segnalare "100 pellicole che hanno cambiato la memoria collettiva del Paese tra il 1942 e il 1978".
Le riprese del film iniziarono nel gennaio del '45 e furono fatte in condizioni precarie, sia per il periodo sia per la scarsa disponibilità del materiale tecnico, compresa la pellicola. Non essendo disponibili gli studi di Cinecittà, Rossellini e la troupe improvvisarono le riprese di alcuni interni nel vecchio teatro Capitani, in via degli Avignonesi 32, dietro via del Tritone.
La scena centrale del film, con la corsa e l'uccisione di Pina ( Anna Magnani ) dietro al camion che porta via il marito catturato dai tedeschi, fu girata in via Raimondo Montecuccoli, al quartiere Prenestino-Labicano, ed è forse la sequenza più celebre del neorealismo nonché una delle più famose della storia del cinema italiano. Da ricordare che in questa scena Anna Magnani cadde troppo presto rispetto a quanto era previsto, quindi si decise di sfruttare sia l'inquadratura laterale sia quella frontale, in modo che la sequenza sembrasse più lunga.

 
Il personaggio di don Pietro riassume le figure di don Giuseppe Morosini e di don Pietro Pappagallo, quello di Pina invece è ispirato a Teresa Gullace, una donna italiana uccisa dai soldati nazisti mentre tentava di parlare al marito prigioniero dei tedeschi. Episodio che ispirò in maniera determinante la famosa scena del film.

 
Il film uscì nelle sale italiane il 27 settembre 1945, venne in seguito esportato nelle seguenti nazioni: Stai Uniti, Danimarca, Francia, Svezia, Portogallo, Finlandia, Giappone, Hong Kong, Germania, Canada, Georgia, Grecia, Spagna, Polonia, Svezia, Argentina, Ungheria e Brasile.
Il film fu visionato in privato dal regista Roberto Rossellini presso il Cinema Moretti di Ladispoli e presentato successivamente al pubblico nel settembre del '45 senza alcun'anteprima. Solo dopo aver ricevuto vari premi e riconoscimenti fu apprezzato unanimemente. Inizialmente la pellicola è stata vietata in alcuni paesi, come in Germania e in Argentina. Uscì negli Stati Uniti il 25 febbraio 1946, dove all'inizio furono censurate alcune scene, della durata complessiva di circa 15 minuti.
L’incasso accertato a tutto il 31 dicembre 1952 è stato di 124.500.000 lire
Il film raggiunge la fama mondiale nel 1945 e vince il suo primo Nastro d'Argento grazie all'interpretazione nel film manifesto del Neorealismo, Roma città aperta di Roberto Rossellini con Aldo Fabrizi e Marcello Pagliero.
Secondo voi il film è un gran film perché parla del Nazzismo a Roma durante il periodo dell'invasione? Oppure è il regista che lo ha reso unico? Potrebbe essere merito della sceneggiatura? O il merito va all'attrice più brava di sempre inoltre vera Romana? Magari è un mix di tutte insieme le cose?
Per gli storici, Roma fu “città aperta” nei nove mesi in cui fu occupata dai nazisti e dichiarata “zona non di guerra”. Ma dato che i nazisti non la considerarono mai tale quel periodo è stato uno dei più tragici e oscuri della sua storia. Proprio durante quei mesi, un massiccio gruppo di intellettuali, politici e cineasti antifascisti, ebbe l'idea di documentare su pellicola quanto la città stava vivendo. All'inizio si pensò a un film a episodi, dal titolo “Storie di ieri” ma poi in seguito si cominciò a pensare al titolo “Città aperta”.
Il film ebbe una vita difficile sin dall'ideazione, fu iniziato la notte tra il 17 e il 18 gennaio 1945 ... "Roma Città aperta” riesce a trasmettere il senso, il significato, l'atmosfera, i sentimenti, i modi di essere degli uomini in maniera più diretta e più efficace di quanto abbia fatto finora la ricostruzione storica".
Le riserve suscitate dal film furono di natura politica prima che stilistica, perché nessuna delle molte anime che avevano contribuito alla nascita del film vi si vedeva rappresentata.
Il pubblico invece capì che nel film si dava la giusta importanza alle contraddizioni che si erano create con l'occupazione nazista, tra il bisogno di salvarsi, l'orrore per la guerra e il tentativo di capire da quale parte stessero le ragioni migliori.
La critica apprezzò “Roma Città aperta” e lo ha riconosciuto nel tempo uno dei capolavori incontrastati del cinema italiano. Al film non mancò neanche il successo commerciale … costato 11.000.000 di lire, arrivò a incassarne alla fine dello sfruttamento 124.500.000.
Numerose scene vennero girate al Pigneto, nel cortile della parrocchia di Sant’Elena di cui era parroco Aldo Fabrizi, sulla circonvallazione Casilina dove era la base partigiana, a via Raimondo Montecuccoli, dove nell’ultimo palazzo prima della ferrovia abitava la protagonista Pina, Anna Magnani, e in cui venne girata la celebre scena finale in cui questa viene uccisa. Alcuni esterni furono girati al ponticello del Pigneto e al deposito Tram sulla Prenestina.
Rossellini dice del suo film:“Roma città aperta è il film della “paura”, della paura di tutti, ma soprattutto della mia. Anch’io ho dovuto nascondermi, anch’io sono fuggito, anch’io ho avuto amici che sono stati catturati o uccisi. Paura vera … con trentaquattro chili di meno, forse per fame, forse per quel terrore che in Città aperta ho descritto”.
Con “Roma città aperta” è stato coniato il termine di Neorealismo, non solo per le soluzioni tecniche che portarono alla realizzazione del film, ma per il nuovo modo con cui il cinema raccontava l’uomo. Rossellini lo realizzò in condizioni precarie, con attori non professionisti, scegliendo attori non professionisti usando pellicola scaduta.
Lunedì 31 marzo è uscito in 70 sale la versione restaurata del capolavoro di Roberto Rossellini, a quasi settant'anni dalla sua realizzazione.
Oggi le tragiche vicende della popolana Pina ( Anna Magnani ) e di Don Pietro ( Aldo Fabrizi, ispirato alle vere figure di Don Pappagallo e Don Morosini ) tornano sul grande schermo in alta risoluzione grazie ad un lavoro sulla pellicola originale che fino al 2004 si considerava perduta e che invece è stata ritrovata negli archivi della Cineteca Nazionale.


Federica De Sanctis

 

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