mercoledì 16 aprile 2014

Appio Claudio “solo un quartiere di Roma”?

 

Appio Claudio è il venticinquesimo quartiere di Roma, indicato con Q. XXV.
Diventa ufficialmente quartiere nel 1961, soppiantando parte del suburbio Tuscolano, di cui si possono ancora trovare alcune targhe stradali con la numerazione S. V.
Prende il nome dal politico e letterato romano Appio Claudio Cieco, a cui si deve la costruzione della via Appia e di opere idriche.
Il toponimo indica anche la zona urbanistica 10b del Municipio Roma VII (ex Municipio Roma X) di Roma Capitale.
Si trova nel quadrante sud-est della città.
A nord-est l'Appio Claudio confina direttamente con il quartiere Don Bosco (dal quale è diviso da via Tuscolana).
Ad est, via delle Capannelle separa il quartiere dalla zona di Capannelle nel tratto tra la Tuscolana e l'Appia nuova.
Ad ovest, la via Appia Nuova forma il confine con la zona di Torricola e con l'Appio-Pignatelli fino a via del Quadraro che delimita, sempre ad ovest, l'Appio Claudio dal quartiere Tuscolano (tratto compreso tra l'Appia Nuova e la Tuscolana).
I film del neorealismo degli anni del dopoguerra ci mostrano i paesaggi di una zona non edificata in prossimità degli stabilimenti di Cinecittà.
Spesso, sullo sfondo delle scene si riconosce la cupola della vicina chiesa di Don Bosco, allora ancora solitaria in mezzo alla campagna. Ad esempio, Pier Paolo Pasolini, nel suo film Mamma Roma, ha scelto la zone dove adesso sorge la parrocchia di San Policarpo per realizzare molte scene del film.
Il quartiere fu costruito in massima parte negli anni cinquanta anche grazie all'intervento dell'INA-Casa.
La nascita del quartiere fu seguita da una lenta crescita delle infrastrutture.
La zona era, fin dall'inizio, afflitta da problemi di piccola criminalità e da conflitti tra gli abitanti del quartiere e quelli degli insediamenti, detti all'epoca degli anni 60/70 baraccati; si trattava di gente nomade o proveniente da regioni come Abruzzo, Molise e Calabria.
Questi dormivano sotto l'acquedotto Felice, dove avevano costruito delle casette, chiamate appunto baracche. Proprio in queste improvvisate costruzioni che sorgevano alle spalle della parrocchia di San Policarpo.
Oggi, l'area è chiamata Parco degli Acquedotti, in quanto ne sono presenti diversi: uno di epoca romana (IV secolo), l'Acquedotto Claudio; un secondo venne fatto restaurare da Papa Sisto V Felice Peretti nel XVI secolo e per questo fu denominato Acquedotto Felice.

 
Il Parco degli Acquedotti è un'area verde di Roma, nel Municipio VII, facente parte del Parco Regionale Suburbano dell'Appia Antica; è compreso tra il quartiere Appio Claudio, via delle Capannelle e la linea ferroviaria Roma-Cassino-Napoli, per un'estensione di 15 ettari.
Il nome deriva dalla presenza in elevato o sotterranea di sette acquedotti romani e papali che rifornivano l'antica Roma: Anio Vetus (sotterraneo), Marcia, Tepula, Iulia e Felice (sovrapposti), Claudio e Anio Novus (sovrapposti). Rappresenta il residuo di un tratto di Agro Romano che originariamente si estendeva senza interruzioni fino ai Colli Albani. In passato l'area era nota come Roma Vecchia dal nome dell'omonimo casale.


La zona, destinata a verde pubblico dal Piano Regolatore del 1965, negli anni settanta era stata espropriata e liberata dalle baraccopoli, i cosiddetti "borghetti" che si addossavano all'acquedotto Felice e verso i quali si era impegnato Don Roberto Sardelli. Sebbene la sovrintendenza avesse provveduto ai restauri, tutto era rimasto piuttosto abbandonato e nuove costruzioni abusive sorgevano di continuo nell'area. Nel 1986, di fronte allo stato di degrado dell'area e al rischio di speculazione edilizia, alcuni cittadini crearono il Comitato per la salvaguardia del Parco degli Acquedotti e di Roma Vecchia. Grazie anche all'appoggio di alcuni intellettuali, come Lorenzo Quilici, il comitato riuscì nel 1988 a far inserire l'area degli Acquedotti nel Parco Regionale dell'Appia Antica. 
Nel 2011 è stato realizzato il ripristino idrico e paesaggistico della Marrana dell'Acqua Mariana. 
 

Nell'area del parco sono presenti numerosi resti archeologici:
  • Arcate sovrapposte degli acquedotti Claudio e Anio Novus, entrambi iniziati da Caligola nel 38 e terminati da Claudio nel 52
  • Arcate dell'acquedotto Felice, costruito da papa Sisto V tra il 1585 e il 1590, distruggendo parte dell'acquedotto Marcio, di cui sono oggi visibili pochi resti
  • Campo Barbarico, terreno compreso tra la doppia intersezione degli acquedotti Claudio e Marcio, utilizzato nel 539 dal re dei Goti Vitige che assediava Roma
  • Casa cantoniera del Sellaretto, relativa all'antica ferrovia Roma-Ceprano del 1862
  • Casale di Roma Vecchia, databile al XIII secolo
  • Marrana dell'Acqua Mariana, fosso artificiale realizzato da papa Callisto II nel 1122
  • Tomba dei Cento Scalini
  • Tor Fiscale, torre medievale che sfrutta l'incrocio tra le arcate degli acquedotti Claudio e Marcio
  • Villa dei Sette Bassi, la seconda più estesa del suburbio romano, attribuita a un console o un prefetto di nome Settimio Basso
  • Villa delle Vignacce, attribuita a Quinto Servilio Pudente, con cisterna annessa

Uno dei posti più suggestivi di dell'intero Municipio
T.P.

Nessun commento:

Posta un commento