giovedì 10 aprile 2014

In memoria del "Mercato Rionale"

Banchi chiusi da anni, strutture vecchie, alcune degli Anni ’60.
Quando si deve intervenire per una manutenzione, non si sa mai chi deve metterci i soldi.
I vari uffici si rimpallano le responsabilità, un vero ginepraio, intanto il mercato muore lentamente.
Ci sono circa 120 mercati rionali a Roma censiti dal Campidoglio, ma pochi possono essere definiti mercati, gli altri sono spazi su strada o al coperto, dove molti banchi sono chiusi, dove il degrado regna, la puzza è la caratteristica principale e spesso la notte diventano ritrovo di sbandati e senza tetto. 
 
Nel l'ex X Municipio, ci sono degli esempi di questa situazione, mercati storici, punto di riferimento della cittadinanza oramai completamente abbandonati, o semi abbandonati, con solo tre o quatro banchi ancora in funzione, come piazza dei Tribuni c’è da mettersi le mani nei capelli. 

 
Al Quarto Miglio c'è rimasto un solo operatore, a Piscine di Torre Spaccata ci sono banchi chiusi da anni.
La gente sta scappando da queste strutture alle quali preferisce sempre più spesso i supermercati, la crisi fa il resto e agli operatori non resta che tirare i remi in barca e chiudere l'attività.
Ci sono almeno cinquecento operatori nella capitale che hanno ancora in mano la licenza.
La legge regionale 33 sul commercio, all'art. 40, stabilisce che tutti i comuni del Lazio devono comunicare alla Regione almeno tre volte l’anno i posteggi disponibili all’interno dei mercati, per poter poi fare i bandi una volta "ufficializzati" dalla Regione i posti stessi.


L’ultimo bando ufficiale risale al 2008 per circa 500 posti disponibili da assegnare su tutti i mercati rionali.
Una volta c'erano degli ispettori amministrativi addetti al controllo dei mercati e a relazionare su aperture e chiusure dei banchi, l'ufficio è stato soppresso per motivi economici e ora, quando un banco chiude, nessuno lo sa. 
Così come non esiste più l'ufficio preposto alla manutenzione straordinaria dei mercati, tagliato anche quello. 
 
La competenza è passata ai Municipi che avendo i conti sempre in rosso e le casse vuote non intervengono, con la conseguenza che le strutture invecchiano e se non sono gli operatori a mettersi le mani in tasca finiscono per cadere a pezzi. 

 
Eppure in questa situazione paradossale in un recente sondaggio ha rivelato che i romani amano i loro mercati, che li preferiscono ai supermercati e ai centri commerciali.
Perché i mercati sono ancora e sempre una piazza pubblica, un luogo legato alla nostra tradizione e alla nostra identità.
In passato il Comune, sempre a corto di risorse, pubblica un avviso per sollecitare proposte da parte di imprenditori privati per le ristrutturazioni di una trentina di mercati attraverso lo strumento del “progetto di finanza”.
Che vuol dire che in cambio di opere di pubblica utilità  "in questo caso la riqualificazione del mercato" il privato ottiene la concessione di nuove cubature da edificare all’interno, o sopra e sotto, le aree mercatali, in molti casi anche attraverso la demolizione degli attuali impianti.
Ma il risultato è stato comunque il continuo degrado degli stessi, un vero peccato per il patrimonio culturale di una Città ricca di storia e di cultura!
T.P.

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