lunedì 28 aprile 2014

80 Euro in busta paga è sempre un segnale...

I risparmiatori e le imprese, Il Governo Renzi le ha inserite nell'ambito del decreto Irpef che prevede i famosi 80 euro in busta paga, per chi guadagna tra 8 e 24mila euro, a partire da maggio.


 
Con l'arrivo del decreto definitivo, si mettono nero su bianco le modalità dei provvedimenti e pure le misure per le coperture.
Il governo ha precisato in una nota che non ci sarà nessuna nuova tassa, ma solo un adeguamento della tassazione delle rendite finanziarie e che gli 80 euro in busta non saranno finanziati con gli incassi provenienti dall'innalzamento dal 20 al 26%, ma dai tagli di spesa.
Eppure tra le misure di maggiore impatto per i comuni cittadini, anche per le società, c'è proprio il passaggio dal 20 al 26% del prelievo su tutte le rendite finanziarie, a partire da luglio, con l'esclusione dei titoli di Stato.

Significa che vi rientrano anche i conti correnti, i conti di deposito e i soldi maturati sulle giacenze lasciate sui conti postali. Una modalità che rischia di colpire di nuovo (dopo le mini patrimoniali delle imposte di bollo di Monti) i piccoli risparmiatori sopravvissuti alla crisi finanziaria. 

Il
Sole 24 Ore, proprio dall'innalzamento del prelievo sugli interessi per c/c e depositi dovrebbero arrivare 775 milioni nel corso dell'anno prossimo, che saliranno addirittura a 1,1 miliardi dal 2016.
E' polemica sull'aumento della tassazione delle rendite finanziarie dal 20 al 26 per cento che include anche le tasse sui conti correnti bancari.
Da Forza Italia si accusa il presidente del Consiglio Matteo Renzi di essere un "simpatico tassatore", mentre si punta l'indice su quella che viene definita una "stangata".

 
Il decreto Irpef, firmato da Napolitano, prevede infatti per il 2015 un gettito di circa 755 milioni su conti correnti, libretti postali e certificati di deposito, solo per dare un'idea, il 92,8 per cento delle famiglie possiede un deposito bancario o postale.
Polemiche che hanno provocato una nota di Palazzo Chigi. "Non c'è nessuna tassa sui conti correnti e non c'è nessun collegamento con il bonus di 80 euro", spiegano gli uomini di Renzi. "Il governo - si aggiunge - ha deciso, come annunciato il 12 marzo, di alzare dal 20 al 26 per cento la tassazione sulle rendite finanziarie" per portarle nella media europea e per abbassare l'Irap del 10 per cento. Il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei ha aggiunto su Twitter che l'operazione costerà ai contribuenti italiani "meno di un caffè al mese", aggiungiamo noi comunque costa!

Ma quanto costerà agli italiani l'aumento delle tasse sul conto corrente?
I calcoli li ha fatti per Repubblica la Cgia di Mestre: per un conto corrente medio l'aggravio è di circa 1 euro all'anno.
Per chi ha un deposito tra i 10 mila e i 50 mila euro dovrà sostenere un onere aggiuntivo di 2,3 euro l'anno. Mentre Tra i 50 mila e i 250 mila si sale a 26,1 euro. Più pesante la tassa per chi possiede oltre i 250 mila euro che si troverà a pagare 169,2 euro in più.


T.P. 

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