lunedì 7 aprile 2014

Cinecittà si racconta




Quando parliamo di degrado ambientale vogliamo intendere il deterioramento dell'ambiente causato dall'impoverimento delle risorse naturali, quali l'aria, l'acqua ed il suolo, la distruzione di ecosistemi e l'estinzione di flora e fauna selvatica.
Non dobbiamo allontanarci molto per trovare scenari pietosi e sporcizia che dilaga, basta farci un giro ad esempio nel Quartiere Romano Cinecittà, ex decimo e ora settimo Municipio della Capitale.
L'immondizia regna sovrana, i topi corrono liberamente e la gente accampata nelle baracche aumenta giorno dopo giorno.
Dalle finestre delle case, degli uffici e delle scuole si può ammirare un paesaggio paragonabile a quello della città di Calcutta.
Cosa si può fare per essere tutelati e poter vivere in un ambiente più decente?
Il quartiere purtroppo sembra essere precipitato in un triste declino all’insegna della sporcizia.
E' infatti facilissimo trovare accatastati moltissimi sacchetti della spazzatura nei pressi dei cassonetti, che evidentemente non vengono svuotati con la frequenza necessaria.
Ahimè a rimetterci sono sempre i cittadini delle periferie, in questo caso i residenti del Quadraro nel VII Municipio, che ad esempio vedono tagliati fuori dai fondi per la riqualificazione i banchi di frutta e verdura del “Mercato Rionale Piazza dei Tribuni”. 

 
Un tempo questo Mercato er il fiore all'occhiello del quartiere, oggi solo tana di degrado e residenza per i senza tetto.
Tra i pochi banchi del mercato c'è abbandono, sporcizia, incuria, odori nauseanti e l'asfalto è distrutto.
La via del Cinema, ossia il marciapiede di via Tuscolana, sulla strada è riprodotta una lunga ed elegante pellicola cinematografica che riporta incisi su delle stelle i nomi dei celebri attori del passato. Un’idea simpaticissima, se non fosse per la sporcizia, le cartacce e i mozziconi di sigaretta, e il firmamento delle bancarelle.
Cos’è, gettare l’immondizia nei cassonetti è diventato un optional?
Se ci sono vuol dire che a qualcosa servono … non fanno parte dell'arredo urbano, utilizzateli pure!
Come ti giri ti giri male. Non meno desolante è la scena a Largo Appio Claudio. Ci sono bar, ristoranti, aiuole e tanta incuria. E’ amareggiante e disarmante guardare una magnifica eredità storica finita nel degrado. Non esiste rispetto insomma.
Le strade vanno a braccetto con le enormi buche, spesso profonde e terribilmente insidiose per i passanti, i ciclomotori e le autovetture, ma non da meno per i più anziani. Sui marciapiedi si può poi trovare di tutto, dai cartoni da imballaggio alle cassette della frutta.
Questa strada è una delle tante vie che in questa zona vengono considerate dei veri e propri “supermercati”. Ormai i rom e i barboni invece di rovistare nei cassonetti, riescono a trovare quello che vogliono direttamente sulla strada.
Il Sindaco Marino riguardo all'iter di riqualificazione e valorizzazione dei mercati rionali nel suo programma elettorale, prevedeva dettagliatamente “riscoprire i mercati rionali e valorizzare il commercio su aree pubbliche”A Roma sono censiti oltre 140 mercati rionali, circa 80 mercati saltuari ed oltre 1800 operatori su rotazioni e posteggi fissi.
Forse occorrerebbe recuperare il concetto di piazza-mercato?
Non si fa altro che leggere di Roma e della “Grande Bellezza”. Sicuri che non si tratti della “Grande Monnezza?”.
Macchine parcheggiate ovunque e talmente tanta sporcizia che ormai non ci si fa quasi più caso.
Più il tempo passa più il degrado e l'inciviltà aumentano!
Sapevate che dietro l’Ufficio per l’impiego, a Cinecittà c è un Casale bellissimo chiamato delle Carrozze?
Un tempo era il deposito di mezzi e cavalli utilizzati nei film. Poi la struttura è stata abbandonata ed è stata trasformata in un ricovero di fortuna per immigrati. Qualche tempo fa è diroccato ed è andato a fuoco. Non ci sono stati feriti fortunatamente.



Il Parco degli Acquedotti è un'area verde di Roma, nel Municipio VII, facente parte del Parco Regionale dell'Appia Antica, è compreso tra il quartiere Appio Claudio, via delle Capannelle e la linea ferroviaria Roma-Cassino-Napoli, per un'estensione di circa 240 ettari.
Il nome deriva dalla presenza in elevato o sotterranea di sette acquedotti romani e papali che rifornivano l'antica Roma, “Anio Vetus” (sotterraneo), “Marcia”, “Tepula”, “Julia” e “Felice” (sovrapposti), “Claudio” e “Anio Novus (sovrapposti). 
Rappresenta il residuo di un tratto di Agro Romano che originariamente si estendeva senza interruzioni fino ai Colli Albani. In passato l'area era nota come Roma Vecchia dal nome dell'omonimo casale.
La zona, destinata a verde pubblico dal Piano Regolatore del 1965, negli anni settanta era stata espropriata e liberata dalle baraccopoli, i cosiddetti "borghetti" che si addossavano all'acquedotto Felice e verso i quali si era impegnato Don Roberto Sardelli. Sebbene la sovrintendenza avesse provveduto ai restauri, tutto era rimasto piuttosto abbandonato e nuove costruzioni abusive sorgevano di continuo nell'area. Nel 1986, di fronte allo stato di degrado dell'area e al rischio di speculazione edilizia, alcuni cittadini crearono il Comitato per la salvaguardia del Parco degli Acquedotti e di Roma Vecchia. Grazie anche all'appoggio di alcuni intellettuali, come Lorenzo Quilici, il comitato riuscì nel 1988 a far inserire l'area degli Acquedotti nel Parco Regionale dell'Appia Antica. Nel 2011 è stato realizzato il ripristino idrico e paesaggistico della Marrana dell'Acqua Mariana.
Ma il quartiere Cinecittà non è solo sporcizia e cartacce, ma è la patria dell’Istituto Luce, l' Unione Cinematografica Educativa. Era la più antica istituzione pubblica destinata alla diffusione cinematografica a scopo didattico e informativo del mondo. Nato in Italia nel 1924, l'Istituto Luce divenne ben presto un potente strumento di propaganda del regime fascista. Avente sede a Roma, partecipava inoltre alla produzione e diffusione di film e documentari destinati alle sale cinematografiche. Nel 2009 la società viene fusa con Cinecittà Holding S.p.A., costituendo una società per azioni, Cinecittà Luce S.p.A. 


Il “Luce” venne istituito da Benito Mussolini con qualità di Ente morale di diritto pubblico con il regio decreto legge n. 1985 del 5 novembre 1925, a sostituire la precedente Società Anonima L.U.C.E. Nel luglio 1925 la Presidenza del Consiglio dei ministri dirama una circolare ai ministri degli Interni, della Pubblica Istruzione, dell’Economia e delle Colonie invitandoli a servirsi esclusivamente dell’organizzazione tecnica del Luce a scopi educativi e propagandistici.
Nello statuto di fondazione del Luce, la finalità dell'Istituto era volta alla "diffusione della cultura popolare e della istruzione generale per mezzo delle visioni cinematografiche, messe in commercio alle minime condizioni di vendita possibile, e distribuite a scopo di beneficenza e propaganda nazionale e patriottica".
Nel 1936 il Luce cessa di dipendere direttamente dal Capo del Governo per passare al Ministero della Cultura Popolare, e nello stesso anno si dà il via alla costruzione della nuova sede dell'Istituto accanto alle strutture di Cinecittà e del nascente Centro Sperimentale di Cinematografia.
A partire dal dopoguerra l'Istituto Luce si occupa della produzione di numerosi documentari e di film diretti, tra gli altri, da Pupi Avati, Mario Monicelli, Ermanno Olmi ed Ettore Scola.
Spenti i riflettori, scomparsi gli attori, spezzata la magia resta un bianco e nero cimiteriale interrotto appena, e soltanto in rari casi, da un barlume di luce, forse un raggio.
Se qualcuno ci chiedesse cos’è l’ambiente, la nostra prima risposta potrebbe essere il verde che ci circonda, ma c’è da dire che l’uomo ad esempio spesso opera interventi locali che rovinano in modo irreparabile gli ecosistemi!
T.P.


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