mercoledì 16 aprile 2014

Enrico Cuccia … Il “Banchiere dei Banchieri”


Se vi dicessi: “Le azioni non si pesano, si contano” oppure “Vi sono tre modi di perdere il denaro: le donne, il gioco e gli ingegneri. Mentre i primi due sono i più divertenti, il terzo è sicuramente il più sicuro”, sapete di chi sto parlando?
Di Enrico Cuccia, un noto banchiere italiano, tra i più importanti della seconda metà del Novecento. Rappresenta una delle figure di spicco della scena economico-finanziaria italiana del XX secolo.
Nasce a Roma il 24 novembre 1907 e muore a Milano all’età di 93 anni il 23 giugno del 2000.
Dopo essersi diplomato al Liceo Classico si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza di Roma.
Nel 1929 si laureò e il titolo della sua tesi fu: “La speculazione ed i listini nelle borse valori: teoria e legislazione”. 
Nel maggio 1931 fu assunto in prova dalla Banca d’Italia prendendo servizio presso la sede di Londra. 
Passò in ruolo nel luglio 1932. Nel maggio 1934 fu distaccato all’Istituto per la Ricostruzione Industriale che lo assunse a fine giugno dello stesso anno.
Si sposò con Idea Nuova Socialista Beneduce (1905 – 1996 ), figlia di Alberto Beneduce ( è stato un economista e politico italiano, amministratore di importanti aziende statali nell'Italia liberale e fascista, amministratore delegato dell'INA, tra gli artefici della creazione dell'IRI e suo primo presidente, oltre che ministro e deputato ) da cui ebbe tre figli, Beniamino, Auretta Noemi e Silvia Lucia, in età adulta tutti impegnati in ambito economico.
Enrico Cuccia lavorò in Africa orientale italiana insieme al suo collega Giuseppe Ferlesch sotto le direttive di Alberto D'Agostino, capo della direzione generale delle valute del sottosegretariato, al vertice del quale c'era Felice Guarneri.
Successivamente Cuccia ebbe occasione di lavorare presso la Comit ( Banca Commerciale Italiana ) diretta da Raffaele Mattioli.
Quando Mattioli propose un "ente specializzato per i cosiddetti finanziamenti a medio termine", Cuccia descrisse con precisione le difficoltà incontrate nella realizzazione del progetto, che aveva richiesto oltre 18 mesi di difficili trattative, sia per trovare dei partner che accettassero di entrare nel capitale del nuovo istituto sia per superare le obiezioni di chi, come il governatore della Banca d'Italia Luigi Einaudi, temeva che dietro il progetto vi fosse di fatto il ritorno della Comit alla struttura della banca mista.
Il 3 novembre 1944 fece parte della delegazione italiana, composta tra gli altri da Egidio Ortona e Raffaele Mattioli, che si recò a Washington con l'obiettivo di richiedere al governo statunitense aiuti per la ricostruzione post-bellica italiana.
Nell'aprile 1946, Cuccia divenne il direttore generale della nuova società Mediobanca, posseduta da Credito Italiano, Comit e Banco di Roma. Nel 1949 diviene anche amministratore delegato.
Mediobanca divenne in breve tempo il centro del mondo finanziario e politico italiano. Il caso più importante fu sicuramente la scalata alla Montedison di Giorgio Valerio da parte dell'ENI di Eugenio Cefis.
Un altro aspetto importante dell'azione di Cuccia fu l'apertura internazionale che avvenne nel 1955.
Nel 1982, Cuccia lasciò la carica di direttore generale, restando però nel CDA ( Consiglio d’Amministrazione )fino al 1988 quando divenne presidente onorario, ma restò comunque uno degli uomini più influenti, inavvicinabile dai giornalisti.
Cuccia fu accusato da Michele Sindona ( banchiere e criminale italiano. E’stato un membro della loggia P2 e ha avuto chiare associazioni con “Cosa Nostra” e con la famiglia Gambino negli Stati Uniti. Coinvolto nell'affare Calvi e mandante dell'omicidio di Giorgio Ambrosoli, è morto avvelenato in prigione, dopo la condanna all'ergastolo ) di essere il mandante di un complotto nei suoi confronti e di controllare segretamente il tribunale di Milano al quale lui aveva portato documenti a dimostrazione della sua tesi.
Fu denunciato con l'accusa di falso in bilancio e in seguito prosciolto. Subì anche un attentato che vide esplodere sulla porta di casa del banchiere, in via Maggiolini, un ordigno probabilmente lanciato lì da un emissario mafioso dello stesso Sindona.
Testimoniò contro Michele Sindona nel processo sull'omicidio di Giorgio Ambrosoli, affermando che l'imputato gli avesse confidato il suo progetto omicida. L'informazione fu ricevuta nell'aprile del 1979 a New York, in un incontro diretto con Michele Sindona, mentre l'omicidio avvenne l'11 luglio dello stesso anno.
Alle domande dei magistrati rispose di aver mantenuto il silenzio per sfiducia nei confronti dello Stato.
Nel 2000, Cuccia iniziò a soffrire di problemi cardio-respiratori e di insufficienza renale, che lo costrinsero a lunghe terapie e ricoveri, prima presso l'Ospedale Luigi Sacco di Milano, poi al Centro cardiologico Monzino. Trascorse i suoi ultimi mesi tra questi nosocomi e le sue case, a Milano e sul Lago Maggiore.
Morì nella notte del 23 giugno 2000.
Poco dopo la sua morte il civico di via Filodrammatici dove ha sede Mediobanca fu ribattezzato dal comune di Milano "piazzetta Enrico Cuccia".
Tra la sera del 14 e la prima mattina del 15 marzo 2001, Rapelli e Pesci ( autotrasportatori incensurati ) si introdussero nel cimitero sul Lago Maggiore, e trafugarono la bara di Enrico Cuccia.
Lo sapevate che Enrico Cuccia non era estraneo agli ambienti dell' esoterismo?
Anzi avrebbe fatto parte della setta «Frankista». Uno scenario certamente affascinante quello che collega Cuccia alla setta dei seguaci del falso messia “Jacob Frank”, morto in Polonia nel XVIII secolo. La teoria alla base di questa setta, afferma Blondet, un noto giornalista italiano, è che gli adepti si sentono “superiori” e in un certo senso “appartengono già al regno di Dio”.
Ma ovviamente quali sono gli elementi che accosterebbero Cuccia ai Frankisti? Blondet sostiene che il primo responsabile della Banca commerciale, Giuseppe Toeplitz era un polacco frankista ed anche i principali membri della Banca Lazard, di cui Cuccia era fiduciario, lo erano.
La setta frankista ha infatti preso piede soprattutto negli alti ambienti bancari. C'è una sorta di filo rosso e Cuccia non poteva far parte di certi ambienti senza entrare in contatto con la setta. 
Blondet aggiunge: “Faceva la comunione ogni mattina senza mai avere avuto un confessore, e quel suo appuntamento fisso all' Abbazia di Chiaravalle dove è sepolta l' eretica del 1300 Giuglielma la boema, lo portava a sostenere che Dio fosse femmina”.

Federica De Sanctis

Nessun commento:

Posta un commento