domenica 26 aprile 2015

Basilica di Santa Maria Maggiore e i suoi misteri





La Basilica di Santa Maria Maggiore, edificata sull'Esquilino, nel cuore di Roma (si trova a pochi minuti dalla centralissima Stazione Termini) è una delle più importanti chiese della Capitale, inserita nel novero delle quattro Basiliche patriarcali (insieme con quelle di San Pietro, in Vaticano, San Giovanni in Laterano e San Lorenzo fuori le Mura), nonché in quello delle Sette Chiese Romane della Cristianità, da visitare nel famoso percorso giubilare (le altre sono San Pietro, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le Mura, San Lorenzo fuori le Mura, San Sebastiano e Santa Croce in Gerusalemme). È detta anche Basilica della Natività perché è quella che celebra la Nascita di Cristo per eccellenza, ospitando, tra l'altro, le reliquie della Santa Culla di Nazareth.

Notevole, anche se aperta al pubblico solo in rare occasioni, è la Loggia dei Papi, al livello superiore della basilica, la Madonna, il miracolo della neve e i Santi Paolo, Iacopo, Girolamo, Battista, Pietro, Andrea e Mattia. Dalla loggia si gode di una splendida vista sulla Piazza di Santa Maria Maggiore, dominata dalla Colonna della Pace, monumento realizzato con l'unica colonna trovata integra nei resti dell'antica basilica di Massenzio, sulla quale è stata posta una statua della Madonna con Bambino (1615).

Vediamo ora, di seguito, alcuni degli aspetti più nascosti e meno noti di questo edificio.



Recenti scavi archeologici effettuati sotto la Basilica, tra il 1966 ed il 1971, hanno riportato un vasto ambiente risalente all'epoca romana, che con tutta probabilità era un'abitazione patrizia.

Un monumento ipogeo che si scopre a oltre dieci metri di profondità, caratteristica il silenzio che avvolgente e una umidità dell'85 per cento.
 «Il tema della figura femminile si rincorre in tutta la decorazione dalla sala basilicale con volte a botte e abside, al vestibolo, come un fil rouge preciso e costante, per questo l’ipotesi è che ci sia una dedica speciale ad una donna precisa in questo luogo», raccontava.

I restauri, hanno determinato una doppia vita per la basilica: Augustea per le tre navate con l’intonaco misto a madreperla con sfumature di azzurro ottenuto con vetro macinato, e Neroniana per il vestibolo che cita la Domus Aurea nei fraseggi policromi degli stucchi.

Augusto e Nerone, due imperatori che echeggiano in questo luogo animato di sacralità, mistero, magia.
La basilica sotterranea venne scoperta nel 1917, in seguito ad una frana nella soprastante ferrovia. Scendere nella basilica è un'esperienza unica nel suo genere.
Le imponenti navate, l'elegante pavimento in mosaico bianco a cornici nere. E sulla lunga volta della navata centrale, così come nella parte superiore dell'abside, una serie di stucchi sopravvissuti ad un interramento di secoli  rimanda a episodi della mitologia greco romana. Dal suicidio di Saffo per amore, alle figure di Vittorie alate, la donna è ovunque.






sabato 25 aprile 2015

Oggi, 25 Aprile così il Municipio VII festeggia la Liberazione

E' questa la Liberazione a San Policarpo?





Il modo più semplice per raggiungere il Parco degli Acquedotti è attraverso uno dei vari accessi lungo via Lemonia, parallela di via Tuscolana verso sud-est.

Questo è uno dei luoghi più verdi della periferia romana.Oggetto in questi giorni di numerose discussioni,per un'amministrazione disattenta che sembra trascurare gli spazi pubblici. 
Oggi si ferma il mondo e per una volta sembra mettere tutti d'accordo.

Liberi, forse, di festeggiare il 25 Aprile. 

Giovani e non seduti sull'erba e a passeggio tra le bancarelle alla ricerca di un ninnolo che ricordi questo evento.

Per una volta tutti insieme, senza chiedersi, oggi come all'ora  a quale idea o credo politico appartenga.

Sperando di ritrovare, alla fine, la stessa civiltà prendere il posto delle persone sedute .

venerdì 24 aprile 2015

L'Italia è risorta?




La Liberazione dall’occupazione nazi-fascista è ancora oggi una festa che consolida il senso di appartenenza.

"Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l'occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e a Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire. "
(Pertini proclama lo sciopero generale, Milano, 25 aprile 1945)

L'Anniversario della liberazione d'Italia (anche chiamato Festa della Liberazione, anniversario della Resistenza o semplicemente 25 aprile) viene festeggiato in Italia il 25 aprile di ogni anno.

È un giorno fondamentale per la storia d'Italia ed assume un particolare significato politico e militare, in quanto simbolo della vittoriosa lotta di resistenza militare e politica attuata dalle forze partigiane durante la seconda guerra mondiale a partire dall'8 settembre 1943 contro il governo fascista della Repubblica Sociale Italiana e l'occupazione nazista.

La possibilità di conquistare il potere con la forza fu prospettata per la prima volta da Benito Mussolini il 29 settembre 1922, in una seduta segreta a Firenze della direzione fascista. La decisione di passare all’azione si ebbe il 16 ottobre 1922, nella riunione a Milano del gruppo dirigente fascista, nel corso della quale venne anche costituito il quadrumvirato che avrebbe diretto l'insurrezione, formato da De Vecchi, De Bono, Balbo e Bianchi. Pochi giorni dopo, il 24 ottobre, al Congresso fascista di Napoli, arrivò il proclama ufficiale di Mussolini: "O ci daranno il governo o lo prenderemo calando a Roma".

Secondo i piani, il quadrunvirato, insediato a Perugia, avrebbe assunto nella notte tra il 26 e il 27 i pieni poteri e nei due giorni successivi sarebbe seguita la mobilitazione delle squadre fasciste che avrebbero occupato i punti chiave dell'Italia centrale. Le bande destinate a marciare sulla capitale (26.000 uomini) furono inquadrate in quattro colonne (una di riserva e tre concentrate a Santa Marinella, Monterotondo e Tivoli) e cominciarono a muovere verso Roma il 27. Mussolini rimase a Milano in attesa degli sviluppi della situazione a livello governativo.

In grande ritardo, dopo la mezzanotte tra il 27 e il 28 ottobre 1922, il presidente del consiglio Luigi Facta, richiamato il re da San Rossore (Pisa) a Roma, convocò il Consiglio dei ministri per predisporre il decreto di stato d’assedio, che dava pieni poteri al governo per disperdere i fascisti con l'esercito. Il generale Pugliese, capo del territorio di Roma, predispose, con i suoi 28.000 uomini, la difesa della capitale. La mattina del 28  le bande fasciste vennero temporaneamente fermate a Civitavecchia,  Orte, Avezzano e Segni.

Vittorio Emanuele III, che alle due del mattino aveva espresso il suo accordo con la decisione del governo, quando di prima mattina ricevette Facta con il decreto (che era già stato affisso nelle strade della capitale), anche perché influenzato dal parere negativo di Salandra e di Giolitti, si rifiutò di firmarlo.

Caduto Facta, il re propose a Mussolini un ministero con Salandra, ma il duce rifiutò sostenendo la richiesta di un governo interamente fascista. Il 29 ottobre Vittorio Emanuele cedette e chiese formalmente a Mussolini di formare il nuovo esecutivo.

Quando i fascisti entrarono a Roma, era già tutto deciso. Nonostante la successiva mitizzazione della "marcia", essa fu essenzialmente una parata: le squadre fasciste, infatti, giunsero nella capitale 24 ore dopo che Mussolini aveva già ricevuto l’incarico di formare il nuovo governo. Lo stesso Duce arrivò a Roma in vagone-letto da Milano la mattina del 30 ottobre e la sera salì al Quirinale per sottoporre al re la lista dei suoi ministri.

La marcia su Roma e la conquista del potere da parte di Mussolini, rappresentarono il momento culminante di un periodo di scioperi (il cosiddetto biennio rosso, 1919-20), violenza e illegalità diffusa cui le istituzioni dello Stato liberale – governi deboli e incapaci di durare a lungo - non erano riuscite a porre rimedio, e che aveva visto gli squadristi fascisti protagonisti, in contrapposizione ai socialisti, ai sindacati e alle leghe contadine.

Vissuto in forma minoritaria e marginale fino all’inizio del 1921, il fascismo si inserì nel vuoto di potere e nella crisi dello Stato liberale mediante la violenza e le spedizioni punitive delle "squadre d’azione" contro le Case del Popolo, sezioni socialiste e amministrazioni comunali rosse. Con le parole d’ordine del nazionalismo e dell’anti-socialismo, il movimento di Benito Mussolini raccolse in breve tempo il largo consenso sia di ex-combattenti, agrari e media borghesia urbana, sia dei centri di potere degli industriali e dell’alta borghesia (di qui la tesi secondo la quale l’avvento del fascismo avrebbe avuto la funzione di impedire la presa del potere da parte dei socialisti in Italia, accreditata anche dal fatto che le forze conservatrici europee inizialmente guardano con un certo favore all’ascesa di Mussolini).

Quando Mussolini andò al potere, buona parte della classe politica liberale era convinta che sarebbe durato poco. Lo stesso Giolitti, del resto, inserendo i fascisti nei Blocchi Nazionali – l’alleanza elettorale per il rinnovo del Parlamento del maggio 1921 - si era illuso di poterne sfruttare la forza contro l’esuberanza della classe operaia, per poi far rientrare gli squadristi nella legalità. Il fascismo invece si stava rapidamente costituendo come una vera e propria struttura statuale alternativa e quindi in grado di sostituirsi al modello liberale in decomposizione.

Un popolo che ha esultato  per l'ascesa di Mussolini e successivamente ha festeggiato la liberazione degli alleati, mi fa sorgere una domanda: "da chi dovevamo essere liberati forse da noi stessi"?

Fabio Travaglini 



Appunti di Viaggio a... Torre Canne



Torre Canne, a soli 8 Km da Fasano e a 50 da Brindisi è una delle località più gettonate della Puglia per le sue spiagge color oro, da percorrere soprattutto al tramonto.


Le sue spiagge con quelle di Fasano conquistano nel 2014 la Bandiera Blu. Un riconoscimento della FEE (Foundation for Environmental Education), assegnato a quelle località turistiche che rispettano criteri di gestione sostenibile del territorio. Come la qualità delle acque, della costa, dei servizi e le misure di sicurezza ed educazione ambientale. 


La terra dei Trulli, con i suoi paesaggi naturali singolari (da scoprire) molto vasti e ben tutelati, e delle masserie, ma anche luogo per scoprire una spiaggia lunghissima e sabbiosa, ottima per sfuggire alle fatiche annuali e riposare. Un luogo dove divertirsi con le sue numerose attrazioni turistiche (con l’avvento della civiltà messapica e le testimonianze di una presenza forte di storia e preistoria) e non.


In questa località è possibile visitare anche il Parco delle Dune Costiere che si estende da Torre canne fino a raggiungere Torre San Leonardo.


Un parco rinomato per le sue particolarissime dune costiere e stagni retrodunali 


Torre Canne però è anche cucina, con i suoi sapori quasi esotici.
I peperoncini ripieni, gli Gnummareddi ovvero involtini di interiora con fegato, polmone e rognone in budella in grado d’appagare i palati più fini, stretti all'interno del budello di agnelli oppure di capretti, delle dimensioni di circa 5 cm.



Per coloro che volessero visitare questa località, l'Associazione CentoCittà sta organizzando un viaggio con partenza al 1 Luglio 2015  e ritorno all'8 Luglio 2015.



Luisa Boi

giovedì 23 aprile 2015

Isola di Capo Rizzuto





Isola di Capo Rizzuto , dai residenti chiamata L'Isula, si trova a Crotone, in Calabria.

Nel 2015 Isola Capo Rizzuto si aggiudica la Bandiera Verde delle Spiagge, l'autorevole riconoscimento europeo assegnato dalla FEE.

Si trova all'interno dell'area marina protetta di Capo Rizzuto. Non è un'isola, bensì un lungo promontorio.

Secondo la leggenda, la fondazione della cittadina fu voluta da una della sorelle di Priamo, Astiochena, che volle un centro abitato presso il promontorio Capo Rizzuto, vicino al tempio di Hera.

Alcuni fanno derivare il nome “Insula” dalla esistenza di alcune isole prospicienti i tre promontori “Japigi”, identificati in Capo Rizzuto, Capo Cimiti e Punta Le Castella, così denominati dalla presenza del mitico Japyx, figlio di Dedalo, uno degli artisti più valenti dell’antica Grecia. Infatti, secondo quanto riportano alcune testimonianze letterarie antiche (Erodoto, Strabone, etc), Japyx o Japige fuggì da Creta seguendo il padre in una spedizione in Sicilia; ma durante il ritorno, una violenta tempesta lo fece naufragare presso le coste dell'odierna Calabria, ed alla località fu dato il nome di “terra Japigia”.

Sul promontorio di Capo Piccolo, compreso tra Capo Rizzuto e Le Castella, nel 1977 l'archeologo Domenico Marino ha scoperto, e successivamente scavato, un insediamento del Bronzo antico e del Bronzo medio I reperti sono esposti e conservati nel Museo archeologico nazionale di Crotone.

Altri studiosi ancora, fanno derivare il nome di Isola al fatto che "Insula" era il luogo dove chi viveva godeva di diritto d'asilo.
L’imperatore di Costantinopoli, Leone VI (886-911), elevò Isola di Capo Rizzuto a sede vescovile. La diocesi e quindi la cittadina è indicata nei documenti bizantini con il termine greco “Άσυλον” che significa “luogo sacro”, dove l’uomo non può essere perseguitato.

Con la trasformazione della scrittura greca in quella latina il nome divenne Isola.

Con decreto regio del 22 gennaio 1863, assunse definitivamente l’attuale denominazione: Isola di Capo Rizzuto.

Nel centro storico vi sono avanzi del complesso fortificato cinquecentesco del Castello Feudale (in via S. Marco), eretto in periodo medievale, ampliato nel 1549, dal feudatario napoletano Giovanni Antonio Ricca; resti di torri quadrilatere angolari speronate; Reliquie delle muraglie della cortina perimetrale con pivellini; " l'Orologio", la Porta del borgo medievale, sormontata da una torretta dell’orologio posteriore, che divide la zona antica da quella più moderna.

Sulla costa sorge la "Torre Vecchia", una torre cilindrica, con massiccia cordonatura a conci lapidei, eretta nel sec. XVI a guardia costiera contro le incursioni barbariche. La torre era custodita da un caporale e da un milite, che avevano il compito di vigilare giorno e notte e segnalare la presenza di navi sospette con particolari segnali: fumo durante il giorno e falò la notte. L’accesso all’interno della torre avveniva mediante un rustico ponte levatoio in legno.

Il Santuario della Madonna Greca, in località Capo Rizzuto, è dedicato alla Protettrice di Isola di Capo Rizzuto. Semplice e maestoso, è di nuova costruzione: la posa della prima pietra è datata infatti 1991.

Nella frazione di Le Castella, si trova la celebre fortificazione, di origine cinquecentesca, protesa su di una piccola penisola sul mare. Fu costruita per contrastare le frequenti invasioni. Importantissime sono le monumentali cave di blocchi e di rocchi di colonna di età greca (VI-III secolo a.C.) sulla Punta Cannone e nell'area del porto. Da esse sono stati presumibilmente estratti i rocchi delle colonne del Tempio di Hera Lacinia, posto sul promontorio di Capo Colonna.

Fabio Travaglini


"Essere" il "nulla"...


L' Albero della vita di Gustav Klimt



Scrive Geymonat: “Tutti siamo convinti di poter parlare sensatamente del “nulla”, di intenderci fra noi allorché usiamo questo termine […] esso deve avere per noi un significato ben determinato. Proprio questo fatto però, che esso significhi qualcosa, che denoti un’effettiva realtà, sembra particolarmente ripugnante al pensiero comune

Eppure si legge un parlare del nulla con così tanta dimestichezza da sembrare davvero di aver chiaro  il concetto (male)espresso.

Cosa sappiamo di ciò che ci circonda? Quanto conosciamo i concetti espressi? Siamo davvero presenti a noi stessi o ci limitiamo a seguire un qualsivoglia comune pensiero?

Guardarci attorno. Sentire ogni giorno un evento drammatico e trattarlo con superficialità. Peggio, con indifferenza. 
Ed è proprio qui che si esprime il nostro non esistere.

Una donna ieri si è gettata dal V piano e più di 700 persone sono disperse.
Due notizie diverse, ma identiche. Delle vite perse nel nulla?

No. Nel nulla niente si perde, perché niente può esistere nel nulla. Esistenza e nulla sembrano contrapporsi, ma sono la medesima cosa.

Noi siamo perché menti pensanti. Ci diceva Cartesio.
Infatti,  noi siamo quando riusciamo a mettere in discussione il mondo che ci circonda e soprattutto noi stessi.

Però sembriamo aver dimenticato tutto ciò e crediamo di esprimere un pensiero nel momento in cui ci rendiamo protagonisti di qualcosa.

Cerchiamo i consensi nel prossimo con frasi fatte e facili schieramenti.  L’importante è prendere consensi . Fuggiamo l’impopolarità sebbene quello non espresso sia il nostro vero pensiero. E (ahinoi) scendiamo continuamente a compromessi violentando la ragione.

Ne vale davvero la pena? Forse ha più senso il valore umano e un credo inseguito senza troppa convinzione.


E allora, fermiamoci a pensare. Chiediamoci, non cosa possa aver spinto la signora X a gettarsi dal V piano o quei 700 e più profughi a venire nel nostro paese, ma piuttosto quale valore diamo alla nostra vita per generalizzarla così.


Luisa Boi



domenica 19 aprile 2015

Viviamo nell'ipocrisia?





Oramai è sempre più visibile l'intolleranza. Sempre più si respira e si percepisce il non volere l'immigrato. 
Diventiamo sempre più ostili, intolleranti.

L'immigrazione c'è sempre stata. In ogni Nazione, in ogni Paese. Oggi è più evidente, semplicemente perché le informazioni viaggiano più veloci.

Sembra che le popolazioni siano diventate all'improvviso e repentinamente razziste. Oggi, con l'immigrato che viene con il barcone; e domani con il Rom del campo più o meno vicino casa.

La domanda che mi rimbomba è… siamo veramente diventati tutti e tutti insieme razzisti? Io vedo solo dei lupi affamati che si contendono un osso.

Ieri, quando ognuno di noi aveva la disponibilità dell’ in più,  non si respirava questa accesa preoccupazione, anzi, c'era la corsa alla solidarietà. Oggi, c'è la corsa all'Io.

Non voglio giudicare, né condannare. Rifletto. Vedo una guerra tra poveri indigenti. Un rilancio a chi è più povero; a chi ha più difficoltà economiche.

Tutto questo da cosa deriva?

Sicuramente da una mancanza del Welfare, oggi sempre più necessario, sempre più importante. Assistiamo a scene di persone che prendono il posto di lavoro all'asilo per i loro figli, perché risultano nulla tenenti e poi risultano essere in una situazione economica migliore della nostra. 

E allora mi chiedo chi li paga (al nero) per fare le pulizie? Siamo sicuri che parte delle responsabilità non siano nostre? Siamo sicuri che stare meglio è non avere l'immigrato o il Rom? Siamo sicuri che è veramente quello che noi vogliamo? Oppure questo è ciò che altri vogliono per noi? Siamo sicuri che questa guerra tra miserabili ci fa stare meglio?

Le domande sono molte, le risposte purtroppo troppo poche.

sabato 18 aprile 2015

Il Pozzo delle Nebbie



Il 29.04.2015 ore 18:00 presso la sede del Municipio VII Sala Rossa 4 Piano
Presentazione del libro "IL POZZO DELLE NEBBIE " 
UN DELITTO IRRISOLTO DEGLI ANNI '50.
Sarà presente l'autore il Deputato Roberto Morassut.


"Un caso ancora oggi irrisolto a distanza di oltre sessant’anni. Il 18 febbraio 1950 - sabato di Carnevale - la dodicenne Anna Bracci scompare presso la sperduta borgata di Primavalle dopo essere uscita di casa per alcune commissioni affidatele dalla mamma. Quindici giorni dopo viene ritrovata morta in un pozzo. A scoprire il cadavere della bambina è il nonno paterno, Melandro Bracci, condotto sul posto da un misterioso sogno dopo giorni di vane ricerche. La contrada dove si trovava il pozzo si chiamava “la nebbia”. E la nebbia, infatti, è protagonista dell’intera vicenda: la nebulosa e incerta ricostruzione dei fatti, l’opacità delle indagini, l’ambiguità dei protagonisti della storia - non solo gli indagati, ma soprattutto i funzionari di Polizia - e infine il Carnevale con i suoi travestimenti, accompagnano i fatti conditi da sorprendenti allegorie, quasi delineando la trama di un noir. L’autore parte da un fatto vero, ricostruito con dettagliata precisione - come non era mai stato fatto - per poi allargare lo sguardo al contesto politico, sociale e culturale dell’epoca, all’ambiente della borgata di Primavalle e al complesso clima spirituale dell’Anno Santo del 1950. Un clima che, secondo l’autore, non fu estraneo allo svolgimento delle indagini"


venerdì 17 aprile 2015

IL POZZO DELLE NEBBIE


Un mostro a Primavalle nella Roma dell’Anno Santo 1950. Il caso Bracci

Un caso ancora oggi irrisolto a distanza di oltre sessant’anni. Il 18 febbraio 1950 - sabato di Carnevale - la dodicenne Anna Bracci scompare presso la sperduta borgata di Primavalle dopo essere uscita di casa per alcune commissioni affidatele dalla mamma. Quindici giorni dopo viene ritrovata morta in un pozzo. A scoprire il cadavere della bambina è il nonno paterno, Melandro Bracci, condotto sul posto da un misterioso sogno dopo giorni di vane ricerche. La contrada dove si trovava il pozzo si chiamava “la nebbia”. E la nebbia, infatti, è protagonista dell’intera vicenda: la nebulosa e incerta ricostruzione dei fatti, l’opacità delle indagini, l’ambiguità dei protagonisti della storia - non solo gli indagati, ma soprattutto i funzionari di Polizia - e infine il Carnevale con i suoi travestimenti, accompagnano i fatti conditi da sorprendenti allegorie, quasi delineando la trama di un noir. L’autore parte da un fatto vero, ricostruito con dettagliata precisione - come non era mai stato fatto - per poi allargare lo sguardo al contesto politico, sociale e culturale dell’epoca, all’ambiente della borgata di Primavalle e al complesso clima spirituale dell’Anno Santo del 1950. Un clima che, secondo l’autore, non fu estraneo allo svolgimento delle indagini.

mercoledì 15 aprile 2015

Riflessioni


Le mie sono una serie di semplici riflessioni, non hanno nessun valore di giudizio.
Parlando con le persone, leggendo, vedo una situazione sempre più complessa e compromessa.
Negli ultimi due anni abbiamo assistito ad una serie di proteste. Dai capitolini per il salario accessorio, alla multiservizi, ai cassaintegrati di Risorse per Roma che, nella loro dignità e silenziosamente, hanno accettato le scelte dell'azienda, per passare al malaffare di Mafia Capitale. Situazioni completamente diverse tra loro, ovviamente, che hanno coinvolto Roma.

Sembrerebbe che il male di Roma sia nato consolidato, ramificato in due anni. Come se ognuno di noi sia nato e in due anni sia diventato maggiorenne senza passare nelle varie fasi biologiche dell'essere umano.

Sembra che la nostra memoria sia tarata o ferma ad un passato relativamente recente. E che non riusciamo ad analizzare i problemi nel loro insieme. Creiamo un quadro clinico incompleto, cercando cure  più ad una appartenenza ideologico-politica che ad una analisi reale e obbiettiva.

La politica, con i suoi continui scandali, da destra a sinistra, passando per un ipotetico centro, è stata colpita e coinvolta, è venuta meno la sua credibilità. Aggiungiamo, a volte, una classe dirigente inadeguata e impreparata, e la miscela è pronta.

Il salario accessorio parte dalla prima giunta Rutelli per approdare a Marino, passando per Veltroni e Alemanno. Eppure la colpa è del Sindaco Marziano.

Abbiamo assistito ad una maggioranza più impegnata a fare l'opposizione vera che a gestire e risolvere le problematiche di una città ricca di storia e cultura.
Abbiamo visto municipi commissariati, multagate, trasformando una panda più famosa della coca-cola. Abbiamo visto dimissioni di consiglieri comunali e sondaggi improvvisi, tutto in due anni. Abbiamo visto candidati su due municipi in due liste diverse. Abbiamo visto sbagliare votazioni, cambiare casacche più veloci di un lampo. E abbiamo visto un po' di cose, certamente non gratificanti.

Ci rendiamo conto, a volte, di avere una classe dirigente inadeguata e impreparata a fronteggiare le grandi problematiche di una città come Roma. Non una semplice città, ma la Capitale.
Eppure sembra che tutto sia nato e cresciuto in due anni. Sembra che sia tutta colpa di altri. E che tutti abbiano l'elisir di lunga vita.

Ora, siamo sicuri che la colpa è sempre degli altri?
Sarebbe il caso che anche noi, che non ci interessiamo alla politica, facessimo il nostro esame di coscienza?
Siamo sicuri che non andare a votare è la cosa migliore o diamo maggiori margini di manovra?
Siamo veramente sicuri che un po' di questa situazione non sia anche determinato da questo nostro disinteresse?

Fabio Travaglini


lunedì 13 aprile 2015

La “Roma Capitale 2.0″ di Roberto Morassut



Il 10 Aprile si è  svolta a Cinecittà, una delle presentazioni del libro Roma Capitale 2.0 di Roberto Morassut. L’ennesimo libro di un politico? Anche, ma sembra che questa volta si sia parlato di sociale. Presenti nella sala, di fronte ad una platea di oltre settanta persone (quasi interamente semplici cittadini) l’autore stesso, introdotto da Cinzia Lancia (consigliere del VII Municipio) e presentato da Fabio Travaglini.


Quello che emerge dall’incontro con i cittadini, lettori e non, è la voglia da una parte di riprendersi un senso del vivere civile che  la gente ‘comune’ sembrava aver dimenticato e che ora sta riacquistando proprio in seguito agli eventi legati alla presenza invasiva della politica corrotta sul territorio. E dall’altra, ovvero dal punto di vista dello scrittore , nonché Deputato del PD, di volere riallacciare un dialogo proprio con la parte buona della città.
In entrambi quindi, l’intento di non lasciarsi sopraffare dal letame che sta seppellendo Roma e più in generale i cittadini per bene. Diversi gli interventi delle numerose persone presenti. La più energica è certamente quella del signor Aurelio, se non altro per la sua età. Un 84enne lucidissimo che ha esposto le sue perplessità sulla mala gestione delle amministrazioni comunali succedutesi in questi anni. Altri hanno toccato i temi cari a gran parte della platea di convenuti. Il degrado sociale, i centri di ricovero usati come domicili fiscali, le invalidità false, la clandestinità. Durante il confronto, sempre molto civile, solo un paio di momenti di dibattito più acceso, quando si tocca l’argomento delicato dei campi Rom.
L’autore ascolta, prende nota e subito dopo risponde punto su punto. Tratta con franchezza i temi scomodi alla politica di sinistra. Punta il dito sulla corruzione che ha allontanato i cittadini dalla politica, compromettendone il dialogo e illustra la sua idea di un giusto rapporto. Un’apertura più limpida delle iscrizioni, una riduzione degli sprechi attraverso la diminuzione del numero di regioni (da 20 a 12), l’assunzione di Roma a vera capitale d’Italia, ma col rango di Regione. Come avviene nell’attuale Berlino. Un quadro attento delle problematiche politiche fino ad ora colpevoli di una selvaggia rincorsa ai tesseramenti, di un desiderio spasmodico di sedere sulle poltrone direttive dell’imprenditoria. Insomma, le parole del Deputato Morassut sembrano (agli occhi dei cittadini presenti) quelle di un uomo che vuole mischiarsi ad essi per risollevare le sorti di una città cara ai romani e fino ad ora bistrattata dai giochi di potere do chi non sa che farsene della legalità.


Quanto contano i sogni di un bambino?




Non tutti sapranno che a Sud-Est di Roma in Via Lemonia, quartiere Appio Claudio, esiste un angolo di natura immersa in una delle aree più verdi a Roma, dove da tempo ormai ai bambini del quartiere, ma anche a chi viene da più lontano, non è consentito accedervi se non scavalcando i cancelli chiusi. Un bambino non sa darsi una spiegazione. Lui vede l’accesso chiuso e l’unica domanda che si fa è, perché oggi non posso giocare?

venerdì 3 aprile 2015

Marchini va verso Forza Italia?





Nato a Roma da una famiglia di costruttori vicina al Partito Comunista Italiano.
Assume la guida delle società di famiglia nel 1989, dopo la morte di Alfio, ancor prima di terminare gli studi in ingegneria civile a 23 anni presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.

Nel giugno del 1994 viene nominato membro del Consiglio di Amministrazione della RAI e dal Luglio 1994 diviene Presidente del Consiglio di Amministrazione di SIPRA, la concessionaria di pubblicità della RAI.

A dicembre 1994 si dimette dall'incarico in RAI a causa del disaccordo sulla strategia aziendale e sulle nomine realizzate dall'allora governo Berlusconi.

Dal 1995 al 1998 è amministratore delegato di Roma Duemila S.p.a., società di proprietà del gruppo Ferrovie dello Stato, con il compito di coordinare gli interventi di riqualificazione urbana e infrastrutturale della città anche in previsione del Giubileo del 2000.

Nel dicembre del 2012, decide di candidarsi come Sindaco di Roma,  inizialmente con il Partito Democratico ma poi lascia perdere e decide di correre da solo. 

Abbandoniamo la storia arriviamo al 2015 il Leader della Lista Civica si presenta sul palco di Forza Italia e NCD.

La presenza di Marchini sul palco di Forza Italia è un segnale chiaro, si avvicina al Centro Destra.

Il dialogo tra la Lista Civica Marchini e Forza Italia si percepiste anche dalle interviste rilasciate da Davide Bordoni.

Chi è L’On. Davide Bordoni?
 
Ricordiamo ex Presidente di Ostia, ex Assessore alle Attività Economiche e Produttive, nella Giunta Alemanno, oggi Consigliere Comunale e Coordinatore Romano di FI.

Voci sempre più insistenti parlano di una possibile alleanza che potrebbe concretizzarsi eventualmente sulle elezione al Municipio X, quindi un’alleanza tra Forza Italia e Alfio Marchini, sembra possibile.

Adesso il cuore batte a destra?

F.T.