lunedì 17 marzo 2014

Sotto i nostri occhi: la Torraccia di Centocelle


Forse in pochi si chiedono quanti quartieri periferici di Roma siano denominati dalle loro Torri , e quale sia la storia di queste ultime.
 
Nella zona Est della Capitale se ne rinvengono ancora diverse, anche se assai poche rispetto alle molte costruite. Le Torri della campagna romana avevano funzioni di avvistamento ed erano sotto la giurisdizione delle famiglie nobili o degli enti ecclesiastici. 
Nel Medioevo, lungo le Vie Prenestina e Casilina, vennero costruite torri con materiali preesistenti, marmi, tufacee, o riutilizzando edifici romani a pianta quadrata o circolare. Le torri merlate avevano una struttura con un ingresso ben difeso che immetteva in un’ampia sala a volta. Scale di legno, trasportabili, consentivano di salire ai piani superiori, dove feritoie fungevano da prese d’aria e postazioni di attacco e difesa. La copertura a volta poteva resistere al peso dei massi lanciati dall'esterno. Oggi restano poche torri: ma alcune di esse, sopravvivono nei toponimi nelle strade e nelle località, come Tor Pignattara, Tor Vergata, Torre di Grotta Celoni.



Una delle Torri più suggestive e ben conservate è la Torre di Centocelle, detta anche “Torraccia” situata all'incrocio tra Via Casilina e Via Palmiro Togliatti. Nel Medioevo era denominata "Tor S.Giovanni" perché possedimento della Basilica Lateranense.

Il nome "Torre di Centocelle” le è stato conferito nel 1523, quando divenne concessione della famiglia Capranica, e deriva dalla presenza in zona dell'ipogeo, detto "Centum Cellae".

La Torre, costruita nel XII sec. con scaglie di selce e frammenti di marmo ( materiale tipico delle costruzioni di quel periodo ), ha le finestre contornate da travertino. La sua altezza, 25 metri, testimonia la funzione di vedetta che essa aveva sulla campagna compresa tra la Via Prenestina e la Via Tuscolana. Circondata da mura ora del tutto scomparse, la Torre era in ottime condizioni ancora negli anni ’30 del secolo scorso, come testimonia un dipinto di genere del paesaggista Ortolani.

L’urbanizzazione selvaggia che ha interessato la zona in particolare dopo la seconda guerra mondiale, ha stravolto il paesaggio e soffocato la vita di questa torre, ancora e sempre svettante, ma purtroppo alquanto malmessa. E’ la sorte di molte altre testimonianze storiche e archeologiche di tutta l’area Roma Sud Est, snaturata e ripensata per poter accogliere migliaia di “nuovi romani” negli anni ‘50, e da allora laboratorio di soluzioni abitative spesso assai discutibili, che rispecchiano la città, le sue contraddizioni e il suo divenire.

F.D.T.


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