lunedì 24 marzo 2014

Smetto quando voglio



  “I miei sforzi sono stati tutti finalizzati a far divertire, e a far trascorrere al pubblico 90 minuti di evasione. Il resto è decisamente secondario”. Questa dichiarazione di Sydney Sibilia, al suo primo lungometraggio.

“Smetto quando voglio”.

La storia si concentra su sette laureati, i migliori nelle loro discipline, costretti a ripiegare sui lavori più diversi dalle loro competenze finiscono con l’abbracciare la possibilità di spacciare droga.
E' una situazione comica: due pluripremiati latinisti lavorano come benzinai, scambiandosi vicendevolmente improperi nella lingua di Cicerone; un antropologo tenta invano di farsi assumere presso un meccanico; un genio della chimica computazionale lavora come lavapiatti in un ristorante cinese; un più che competente archeologo, precario da undici anni, non ha nemmeno i soldi per il pranzo a sacco; un economista che di mestiere conta le carte a poker; e poi c’è lui, Pietro (Edoardo Leo), l’ispiratore dell’intera iniziativa, che dopo l’ennesima frustrazione alla facoltà di Neurobiologia ed una pasticca mal digerita scopre questa nuova vocazione.


L'idea è drammaticamente semplice, mettere insieme una banda criminale come non se ne sono mai viste. Recluta i migliori tra i suoi ex colleghi, che nonostante le competenze vivono ormai tutti ai margini della società
Il piano è quello di creare la ricetta definitiva e soprattutto legale. Non manca ad un chimico e ad un neurobiologo applicare l’algoritmo giusto per dar vita al prodotto giusto. Da lì in avanti si procede per sketch, battute sottili, tra il surreale ed il grottesco. Una “rivincita dei nerd”, dove il concetto di sfigato ha oramai assunto una forma un po’ diversa ma la cui condizione ai margini di una società che li rigetta non è cambiata per nulla. E sì che di implicazioni per imbastire un discorso un po’ più ad ampio respiro ci sono, data l’attualità del contesto evocato.
Orde di laureati col proprio pezzo di carta in mano, che a prescindere dalle competenze acquisite non trovano non solo la collocazione che più compete loro… ma proprio una collocazione quale che sia.
Tutti bravi in Smetto quando voglio, riescono a conferire quel grado di credibilità comica che spesso manca alle commedie.



T.P. 




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