Forse in pochi si chiedono quanti quartieri periferici di Roma siano denominati dalle loro Torri , e quale sia la storia di queste ultime.
Nella
zona Est della Capitale se ne rinvengono ancora diverse, anche se
assai poche rispetto alle molte costruite. Le Torri della campagna
romana avevano funzioni di avvistamento ed erano sotto la
giurisdizione delle famiglie nobili o degli enti ecclesiastici.
Nel
Medioevo, lungo le Vie Prenestina e Casilina, vennero costruite torri
con materiali preesistenti, marmi, tufacee, o riutilizzando edifici
romani a pianta quadrata o circolare. Le torri merlate avevano una
struttura con un ingresso ben difeso che immetteva in un’ampia
sala a volta. Scale di legno, trasportabili, consentivano di salire
ai piani superiori, dove feritoie fungevano da prese d’aria e
postazioni di attacco e difesa. La copertura a volta poteva resistere
al peso dei massi lanciati dall'esterno. Oggi restano poche torri: ma
alcune di esse, sopravvivono nei toponimi nelle strade e nelle
località, come Tor Pignattara, Tor Vergata, Torre di Grotta Celoni.
Una
delle Torri più suggestive e ben conservate è la Torre di
Centocelle, detta anche “Torraccia” situata all'incrocio tra Via
Casilina e Via Palmiro Togliatti. Nel Medioevo era denominata "Tor
S.Giovanni" perché possedimento della Basilica Lateranense.
Il nome "Torre di Centocelle” le è stato conferito nel 1523, quando divenne concessione della famiglia Capranica, e deriva dalla presenza in zona dell'ipogeo, detto "Centum Cellae".
La Torre, costruita nel XII sec. con scaglie di selce e frammenti di marmo ( materiale tipico delle costruzioni di quel periodo ), ha le finestre contornate da travertino. La sua altezza, 25 metri, testimonia la funzione di vedetta che essa aveva sulla campagna compresa tra la Via Prenestina e la Via Tuscolana. Circondata da mura ora del tutto scomparse, la Torre era in ottime condizioni ancora negli anni ’30 del secolo scorso, come testimonia un dipinto di genere del paesaggista Ortolani.
L’urbanizzazione
selvaggia che ha interessato la zona in particolare dopo la seconda
guerra mondiale, ha stravolto il paesaggio e soffocato la vita di
questa torre, ancora e sempre svettante, ma purtroppo alquanto
malmessa. E’ la sorte di molte altre testimonianze storiche e
archeologiche di tutta l’area Roma Sud Est, snaturata e ripensata
per poter accogliere migliaia di “nuovi romani” negli anni ‘50,
e da allora laboratorio di soluzioni abitative spesso assai
discutibili, che rispecchiano la città, le sue contraddizioni e il
suo divenire.
F.D.T.
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