mercoledì 19 marzo 2014

"Il Sospetto": Agli Oscar c'era anche "La Grande Miseria" di una comunità danese

Non per essere campanilisti, ma per una serie di motivi legati anche alla chiave narrativa ed estetica scelta dai registi, nessuno dei film in nomination avrebbe potuto quest’anno scippare l’Oscar al film di Sorrentino. 
 
Si trattava comunque di ottimi film, che provenivano da Belgio, Palestina, Cambogia, ma su tutti un meritato approfondimento va a “The Hunt”, film danese diretto da Thomas Wittemberg, regista di “Festen” e “Le Forze del Destino”. 


Vale davvero la pena di cercare questo film nelle videoteche, sui canali satellitari o in qualche circuito cinematografico indipendente (a Roma ormai introvabile). 
 
La storia è ambientata in una tranquilla località nella campagna danese, dove un uomo “per bene”, Lucas, dopo un divorzio traumatico, sta cercando di rimettere insieme i pezzi della sua vita. Si dedica con passione al suo lavoro di assistente all’infanzia nell’asilo del luogo, divide la sua casa con una cagnolina, è amato dagli amici, in particolare Theo e i suoi familiari, con cui condivide tra l’altro la passione per le battute di caccia al cervo, occasione per grandi bevute e allegre riunioni con gli altri “maschi” della cittadina. 
 
La tranquillità di Lucas è oscurata dagli ostacoli messi dalla ex moglie per la custodia del figlio adolescente, che sembra essere l’unico grande problema della sua vita, fino a quando purtroppo la piccola Klara, figlia dell’amico fraterno Theo, con l’innocente malvagità che a volte caratterizza i bambini, e il deliberato intento di fare un dispetto, si inventa una verosimile storia di presunte molestie a suo danno operate proprio da Lucas. Partendo dal presupposto che i bimbi non mentono mai, e nonostante Klara voglia ritrattare le sue affermazioni, la comunità, in preda ad un meccanismo di isteria collettiva, si scatena implacabile contro Lucas in una sorta di caccia (“The Hunt”, non a caso è l’azzeccatissimo titolo originale), di accerchiamento, dove gli attori principali mettono in scena le loro miserie e le loro paure,dove il vero e il verosimile si confondono in un crudele rito sacrificale ai danni di Lucas, che le autorità peraltro non riconoscono colpevole. Lucas diventa il capro espiatorio da annientare, perde il lavoro, la dignità sociale, gli amici, la nuova compagna, persino la cagnetta, che gli viene vigliaccamente uccisa. La reazione della comunità per espellere “il rifiuto” umano è quanto di più spietato e disumano si possa subire. 
 
Nella cittadina nordica e ordinata, nessuna pietà viene concessa al sospettato, che nonostante tutto mantiene lucidità, autocontrollo, forza d’animo e dignità, fino ad un punto di rottura...
Un film di grande valore antropologico, intelligente, carico di violenza inespressa, ma anche di umanità e pietà. Un film molto asciutto e privo di compiacimento, un film che fa pensare, che fa parteggiare.
Mads Mikkelsen, una faccia ben nota anche alle platee internazionali (“Hannibal”,”Casino Royale”), ma già attore di culto in patria, ha ampiamente meritato i riconoscimenti avuti a Cannes per la sua interpretazione misurata, eppure piena di pathos.
(Nella foto, il suo ringraziamento per la Palma d’Oro come Miglior Attore Protagonista a Cannes)


Il film ha avuto una storia festivaliera di tutto rispetto: premiato a Toronto e Cannes, è stato nominato ai Golden Globe e agli Oscar, e se non avesse avuto la sfortuna di incappare in entrambe le manifestazioni in un concorrente inarrivabile e favorito come “La Grande Bellezza”, avrebbe di certo portato a casa qualche premio in più. 
 
Ma la storia di un film non la fanno solo i premi, e chi avrà modo di vedere “Il Sospetto” di certo lo porterà nella memoria per il carico di significati che riveste.

Francesca De Toma

Nessun commento:

Posta un commento