Il nuovo Municipio VII che nasce dall'accorpamento degli ex IX e X Municipio, vanta valori storici e culturali di grande pregio.
Questi ultimi sono spesso poco noti o dati quasi per scontati
non tanto dai cittadini del Territorio, quanto dalle migliaia di persone che
transitano quotidianamente per il nostro amato quartiere. La storia d'Italia ha
nel suo DNA architettonico e archeologico “il petrolio” troppo spesso non
conosciuto o non riconoscibile.
Il Municipio ex X è ricco di reperti archeologici che il
cittadino non conosce e non vive, vuoi perché non adeguatamente valorizzati,
vuoi per problemi logistici. Credo sia compito di ogni singolo cittadino
coltivare la sensibilità necessaria per approfondire la conoscenza di questi
meravigliosi siti e dare il proprio contributo divulgativo. Parlo di luoghi
pittoreschi come il Mausoleo di Alessandro Severo, la Fontana di Porta Furba,
la strada con ben cinque tombe in Via Fabrizio Luscino.
Il mausoleo di Alessandro Severo, detto anche Monte del Grano
dalla tradizione, è collocato all'interno del Parco XVII Aprile 1944, in
un'area di Roma che è attualmente parte del moderno quartiere del Quadraro. È
il terzo mausoleo (una tipica tomba a tumolo romana) in ordine di grandezza
dopo la Mole Adriana ed il Mausoleo di Augusto. La struttura alta 12 metri si
colloca tra dai palazzi realizzati negli anni 70. Vi si accede all'interno
attraverso un corridoio lungo circa 20 metri che si apre su una sala circolare
di dieci metri di diametro, un tempo divisa in due piani. Si tratta di
struttura suggestiva che meriterebbe d'esser visitata. Purtroppo non appare più
come un tempo dato che ne vennero asportati i rivestimenti marmorei
(Travertino) nel 1387 per opera di tal Nicolò Valentini, un nobile Veneziano.
Nel '500 venne ritrovato al suo interno un imponente sarcofago, oggi conservato
nelle sale al piano terreno dei Musei Capitolini. L'appellativo Monte del Grano
era il nome del parco adiacente il mausoleo, oggi rinominato parco XVII Aprile
1944 per ricordare il rastrellamento del Quadraro.
Altro luogo
meritevolissimo di cura e attenzione e' la fontana di Porta Furba, c.d.
“fontana di Clemente XII” . Situata nell'arco che si forma all'incrocio tra
l'acquedotto Felice e la Via Tuscolana, l'opera celebra la costruzione
dell’acquedotto realizzata ai tempi del pontificato di Sisto V nel 1585. Egli
volle intraprendere la costruzione di un nuovo acquedotto, (acquedotto Felice),
per ovviare ai problemi di approvvigionamento d’acqua che affliggevano Roma in
quel periodo. L'origine del nome di Porta Furba rimane incerto. Una teoria
deriva dalla presenza di ladri e malavitosi che all’epoca si aggiravano nella
zona; altri pensano che il nome provenga invece da un’alterazione della parola
"forma", che nel medioevo era usata per dare il nome agli acquedotti.
Nel 1733 venne fatta ampliare e restaurare.
La fontana ha l'aspetto di una "mostra", è
realizzata in travertino e poggia su una parete delimitata da lastre in marmo
sormontata da una cornice ad arco; l'acqua fuoriesce da un mascherone alato e
si versa in una conchiglia dalla quale cade in una grande vasca sopraelevata di
cinque gradini sul livello stradale. È presente anche lo stemma cardinalizio
del citato mons. Felice Passerini, all’epoca presidente delle acque. L'unico
successivo intervento di restauro risale al 1897, a cura del Comune di Roma.
Che fortuna che abbiamo ad avere queste opere a disposizione sotto i nostro occhi
e a pochi passi da casa!
Una ri-scoperta assai curiosa, che prendiamo come 3° esempio
delle potenzialità del municipio, e' certamente la strada romana con annesse
tombe, situate in Via Fabrizio Luscino. Alcuni operai, nel 1999, stavano
lavorando in un cantiere dell' Acea, quando all’improvviso sotto i loro
meravigliati sguardi apparvero resti di tombe romane risalenti al III secolo
dopo Cristo ed una strada della stessa epoca!I lavori furono sospesi ed
intervenne la sovrintendenza per valutare e dirigere gli scavi... Oggi la
strada non e' visibile poiché in quanto ricoperta; alcune delle 5 tombe ,oggi
adiacenti ai marciapiedi, sono però visibili tramite delle teche atte a
proteggerle. E' fuori discussione che l'incuria e l'abbandono in cui versa la
stragrande maggioranza del patrimonio architettonico e archeologico dell'Italia
(pensiamo a Pompei), non permette di poter creare una visione d’insieme del
reale potenziale che ogni singola strada di Roma e d'Italia possiede.
Sicuramente creare una rete di informazione e sensibilizzazione sulle bellezze
che il nostro Paese vanta permetterebbe la rinascita dell’ economia e un
indotto che rivitalizzerebbe l’Italia e gli Italiani. Questo discorso a livello
“micro” è valido e applicabile anche per ciò che riguarda il nostro Municipio.
Questa è quello che auspico per i cittadini del Territorio come me, per tutti
quelli che ci vengono a trovare e che transitano da qui per i motivi più
disparati. La storia Italiana e' costellata di inefficienze relativamente alla
cura, alla manutenzione e alla valorizzazione dei beni artistici, a causa
soprattutto della mala gestione delle amministrazioni. Queste ultime sono
spesso cieche di fronte al potenziale a nostra disposizione, sia a livello
generale che locale. La risposta e la soluzione alla crisi è davanti ai nostri
occhi: apriamoli!
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