La
prostituzione è sicuramente uno dei temi etici più controversi; si
divide tra sostenitori della regolamentazione e sensibilità avverse
ad un eventuale guadagno dello stato sulla mercificazione dei corpi
sia essi femminili, maschili o transessuali.
In
Italia , al giorno d'oggi, una regolamentazione più specifica del
fenomeno parrebbe necessaria dato che la prostituzione genera nel
paese un notevole indotto,spesso gestito dalla criminalità
organizzata. Si stima che coinvolga sino a 70.000 prostitute/i e 9
milioni di clienti, crediamo sia utile fare i conteggi del gettito
economico, basti sapere che nel giro inseriscono più di 60 cartelli
malavitosi che della prostituzione fanno un proprio pilastro. Oggi il
contrasto al fenomeno e’ solo una spesa, una dispersione di risorse
anche qualitative per stato e cittadini singoli, e non un guadagno
di “Sicurezza” e “diminuzione di degrado”.
Sicuramente
lo sfruttamento, violento e barbaro è da condannare e reprimere, non
possiamo però negare la fallibilità del fare di “tutta l’erba
un fascio”. Esistono ottimi esempi (oramai normalità in Olanda o
in Germania dove ultimante si è provveduto a facilitare l’esercizio
ed ad eseguire maggiori controlli con licenze e test d’obbligo,
innalzando l’età minima a 21 anni. Si può affermare con serenità,
che in paesi del nord Europa, regole certe e controlli certificati,
tutelano gli operatori ed i clienti, tranquillizzando chi non vuole
avere a che fare con un altro dei tanti servizi del mercato.
E’
importante sottolineare come, nel sentire comune, la prostituzione
anche se esercitata come libera scelta, generi contraddizioni;
sociali e morali (quando la libertà dei singolo si scontra con la il
“comune senso del pudore”).
I
cittadini sono abituati a convivere tra loro, su tematiche cosi
delicate, come in un limbo decisionale, in cui è meglio non
stimolare la discussione, anche accesa. Lo stato, i governi che si
sono succeduti, semplicemente, accantonarono la tematica,
dimenticandosela come se fosse di poco contro… la dignità non lo è
mai.
Nel
nostro caso, la politica non è stata del tutto inerte : dagli anni
ottanta si sono proposte molte modifiche ed abolizioni di alcuni
passaggi della legge Merlin. La situazione e’ che non tutti sono
consci del fatto che in Italia non è considerato reato la vendita
del proprio corpo, mentre lo è lo sfruttamento del corpo altrui
anche se in ambiente organizzato e controllato.
Ciò
ha permesso di proseguire, di fatto, della mercificazione corporale
nelle strade oltre che nelle case, ma nella clandestinità più
assoluta, e nel assenza di alcuna procedura sanitaria e fiscale.
Ed
ecco che ad oggi le contraddizioni e le problematiche stanno venendo
al pettine.
Chi
esercita “la professione più antica del mondo”può farlo (in via
teorica) se non lede la sensibilità altrui, il problema e’ che
spesso la decenza (ed il conto) di queste stesse persone è calpesta
dall’impossibilità tecnica di pagare le tasse, che gli vengono
spesso contestate poi con salate multe ad opera di un fisco che ,
senza moralismi (o giudizi politici), perentoriamente, recapita
cartelle su cartelle.
Un
caso che nelle ultime settimane ha riacceso il dibattito è
sicuramente quello di Efe
Bal,
transessuale turca nota anche per l’ospitate televisive, arrivata
a denudarsi di fronte la sede milanese del Corriere
della Sera
poichè Equitalia
le
aveva notificato un’ingiunzione di pagamento da oltre 400
mila euro.
La
protagonista della vicenda coglie la “palla al balzo” per forzare
l’azione legislativa; non si lamenta per la cifra contestata, che
si dichiara esser pronta a pagare, ma vorrebbe la regolarizzazione
fiscale della sua professione «Non ho mai evaso ed aggiungo che l’ho
fatto anche per tutti i trans che lavorano in Italia, io sono
italiana da otto anni».
Vicende
simili si registrano fin dal 2000, tra le varie agenzie delle
entrate, c’è stato un appello all’articolo 53 della Costituzione
(Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della
loro capacità contributiva), ed in alcuni casi si e’ avuto ragione
dagl’uffici competenti.
D’altra
parte, gli enti fiscali si riferiscono alla Corte di Giustizia
europea, che ha riconosciuto la prostituzione come «una forma di
lavoro autonomo» quindi legittimo.
Ma
la stessa Europa (che qui dimostra di non esser un entità univoca),
ultimamente ha votato una risoluzione “non vincolante”:
Con
342 voti a favore,139 contrari e 105 astenuti, il parlamento europeo
intende promuovere il “metodo nordico” (Svezia,Islanda,Norvegia)
per cui il contrasto alla prostituzione si attua tramite il
perseguimento del cliente. Prioritaria, per la risoluzione, è la
lotta alla tratta e allo sfruttamento. Si invitano retoricamente gli
Stati membri a “migliorare l’istruzione
e
ridurre
la povertà che obbliga donne e minori alla prostituzione”.
Il
testo non suggerisce, non indica, politiche diversamente inclusive
che si occupino della questione. (Fonte:” il fatto quotidiano”)
contribuendo solo a metter “confusone politica” sul tema.
Ci si chiede come e’
possibile creare una rete socio-culturale (economica), che allontani
dalla scelta della prostituzione miglia di giovani, quando neanche
chi ha la facoltà e la liberta di intraprendere una professione cosi
e’ tutelato, assistito e guidato dallo stato.
Ad oggi, il partito
democratico , in qualità di Maria Spilabotte, ha presentato al
Senato un disegno di legge per la regolarizzazione della
prostituzione. Il testo di legge e’ sottoscritto anche da Forza
Italia, in qualità di Alessandra Mussolini e prevede "l'attribuzione
agli operatori del settore dei diritti e doveri, quali il pagamento
delle tasse".
Sembra che molti
attori politici abbia preso atto che le istituzioni devono
intervenire per non rendersi conniventi.
La proposta di
legge disitngue tra la prostituzione oggetto di coercizione e la
prostituzione quale libera scelta di donne, uomini e transessuali che
decidono di farsi pagare per dei servizi.Nel primo caso si prevedono anche procedure sostenere chi abbandona la vita nella clandestinità ed una maggior repressione per lo sfruttamento. Nel secondo caso si prevede la possibilità per gli operatori di iscriversi alla Camera di Commercio, pagare le tasse, accedere alla pensione, decidere modalità e orari del lavoro, nonché la possibilità di esercitare la professione in appartamento cogestito (eliminando i dubbi su sfruttamenti trasversali), sempre vincolati a dei controlli atti a prevenire le malattie e l’evasione.
Questa proposta d legge è frutto di anni di dibatti ed inefficienze decisionali, dovrà superare un lungo iter ed una lunga discussione parlamentare. Speriamo che la tematica trovi una sua naturale conclusione nel rispetto della sensibilità di ogni cittadino, che si possa sentire tutelato nelle sue scelte, modi e scelte di vita.
TP
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