mercoledì 5 marzo 2014

“Fiorirà" La Vela?





Cattedrale nel deserto, monumento allo spreco: non si è mai teneri ogni volta che si parla di lei o la si guarda;  indubbiamente è un pugno in un occhio in mezzo all’agro romano, già massacrato da abusivismo e condoni.
La Vela, progettata dall’archistar Calatrava ( quello del Ponte della Musica, del grande Ponte sul Po a Reggio Emilia e del meno fortunato Quarto Ponte sul Canal Grande, per i cui vizi di progettazione  gli Enti Locali chiedono all’architetto spagnolo un risarcimento di 3,4 milioni) costruita a Tor Vergata dal Gruppo Caltagirone e commissionata da Walter Veltroni per i mondiali di nuoto 2009, sarà forse parzialmente riconvertita ad uno scopo che potrebbe rendere  giustizia a Roma ed ai romani.  Il condizionale è d’obbligo, perché si tratta di un progetto altamente innovativo, ambizioso, che aprirebbe un filone tematico del tutto assente a Roma.   
L’idea, proposta dal dipartimento di biologia dell’Università di Tor Vergata,  è quella di riqualificare almeno l’area di 2 ettari sottostante la seconda vela, creando una mega serra, laboratorio di studio sulla biodiversità e sulla conservazione della flora, in particolare quella in via di estinzione.  Non un semplice orto botanico, dunque,  ma un ambiente nel quale far confluire le più moderne tecnologie in tema ambientale e botanico, per affrontare studi interdisciplinari che coinvolgono anche ingegneria e medicina. Un progetto ampio e complesso in parte ispirato ai famosi  Gardens  by The Bay di Singapore (foto), opera avveniristica visitata ogni anno da 4 milioni di persone.


Il bel progetto riguarderebbe come abbiamo detto solo una delle vele, mentre l’altro complesso rimarrebbe in attesa della sua prevista destinazione sportiva. Complicata la “carriera” della Vela come Citta dello Sport: mai utilizzata per i mondiali di nuoto e sprofondata nel dimenticatoio (e nel degrado, vedi foto), si riaffaccia alla ribalta con Alemanno che nel 2012 ne annuncia la rinascita grazie a presunti investimenti privati: in effetti il colosso svizzero Nec Group aveva espresso un interesse più che concreto, completamente sparito una volta sfumata la possibilità per Roma di ospitare le Olimpiadi 2020.  


Vale la pena ricordare che nessuna  delle opere progettate per i mondiali 2009 è stata sfruttata, i Poli natatori di Ostia e S. Paolo sono stati chiusi subito dopo i Mondiali e mai più riaperti, pur essendo costati più di 40 milioni di €.  Non poteva essere diversamente visti i criteri con cui le opere erano state costruite: un esempio su tutti , la piscina di Ostia, le cui misure non conformi ai parametri olimpionici, hanno spinto gli organizzatori a dichiararla inutilizzabile alla vigilia delle gare….
Di fronte allo squallore dell’ennesimo furto ai danni dei cittadini, l’idea di un giardino incantato che torni a far vivere un’area tanto discussa come la Vela, è un pensiero edificante.  Ma potrà mai lo scetticismo che circonda quest’opera mastodontica già costata 240 milioni di € , lasciare il posto all’entusiasmo? Agli amministratori virtuosi l’ardua sentenza !

2 commenti:

  1. Siamo d'accordissimo con questa riconversione. Siamo stati gli unici sul territorio contro questa piramide del faraone Veltroni. Siamo stati isolati per questo. Tutti contro di noi, compresi comitati di cittadini e associazioni storiche!!! Adesso ecco: bel risultato!

    Verdi Settimo municipio di Roma

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  2. Una delle tante opere mai realizzate di un'Italia composta da opere incompiute...

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