Giuseppe
Albano
nasce a Gerace
Superiore,
Reggio Calabria, il 23
aprile
1926
e morì a Roma
il 16
gennaio
1945.
Fu uno dei protagonisti, dal 1943
al 1945
assieme alla sua banda, della resistenza
romana contro l’occupazione
tedesca.
Dall'età
di 14 anni Albano divenne presto noto alle forze dell'ordine per i
furti e gli atti di brigantaggio che svolgeva con i componenti della
sua banda.
Il
10 settembre del '43, il Gobbo affrontò un manipolo di tedeschi in
perlustrazione. Partigiano a modo suo, mirava ad uccidere e
infliggere castighi.
Aveva
soltanto dieci anni nel 1936 quando i suoi si erano trasferiti a
Roma, alla
ricerca
di un lavoro e si erano sistemati in quella che, allora, era la
borgata sottoproletaria del Quarticciolo. Affetto da una
malformazione alla schiena, postumo di una caduta, al giovane fu
affibbiato il soprannome di "il Gobbo" che, nei mesi
dell'occupazione tedesca della Capitale e poi sino alla sua morte
divenne "il Gobbo del Quarticciolo".
Iniziò
sin da giovanissimo a commettere piccoli reati assieme ad altri suoi
coetanei abitanti dello stesso quartiere,
anche loro per la maggior parte figli di immigrati
del sud. Subito si fece notare per il suo coraggio quando riuscì a
disarmare due avanguardisti
che lo minacciavano con un pugnale e successivamente quando comparì
in una foto dell’epoca che lo immortalava a Porta San Paolo con il
grembiule da garzone, mestiere che faceva in una farmacia, con ancora
i calzoni corti, mentre combatteva contro l'occupazione nazista, al
riparo dietro ad un carro armato.
A
soli sedici anni iniziò la sua lotta partigiana nelle giornate tra
l'8 e il 10 settembre 1943. Prima a Porta San Paolo, poi nella zona
di Piazza Vittorio, partecipò ad operazioni di sabotaggio e divenne
subito una leggenda …
La
banda del "Gobbo"caratterizzò parte della Resistenza
romana, faceva capo al Movimento Bandiera Rossa, molto presente alla
periferia della Capitale e nelle campagne del Lazio, sino a toccare
Tarquinia e Viterbo, ed era orientata dai socialisti di Franco
Napoli, pure lui oriundo calabrese.
I colpi messi a segno dai giovani del "Gobbo del Quarticciolo"si susseguivano con tale frequenza che ad un certo punto il Comando germanico, che non conosceva l'identità di Giuseppe Albano, ordinò che venissero arrestati tutti i gobbi di Roma. Il 17 aprile del 1944 anche Albano finì in una retata, dopo che nel Quartiere Quadraro lui e i suoi compagni avevano abbattuto tre soldati tedeschi. Portato in via Tasso il giovane partigiano non fu riconosciuto e venne rilasciato.
I colpi messi a segno dai giovani del "Gobbo del Quarticciolo"si susseguivano con tale frequenza che ad un certo punto il Comando germanico, che non conosceva l'identità di Giuseppe Albano, ordinò che venissero arrestati tutti i gobbi di Roma. Il 17 aprile del 1944 anche Albano finì in una retata, dopo che nel Quartiere Quadraro lui e i suoi compagni avevano abbattuto tre soldati tedeschi. Portato in via Tasso il giovane partigiano non fu riconosciuto e venne rilasciato.
Quando
Roma fu liberata, Albano collaborò con la Questura per
l'identificazione dei torturatori di via Tasso. Però, insofferente
di ogni disciplina, riprese con gli "espropri proletari".
Si comportava, infatti, come un moderno "Robin
Hood".
La sua attività finì dopo l'uccisione a Roma di un militare
inglese. Un vero e proprio rastrellamento investì il Quarticciolo e
Giuseppe Albano cadde in uno scontro con i carabinieri nell'androne
di una casa di via Fornovo.
Su Giuseppe Albano e sulla sua partecipazione alla Resistenza romana sono stati pubblicati molti libri. Li hanno scritti Cesare De Simone, Silverio Corvisieri, Marisa Musu, Ennio Polito e molti altri. Il più recente, di Bruno Gemelli, pubblicato nel 2009 dalle Edizioni Città del Sole, ha per titolo “Il Gobbo del Quarticciolo.Vita e morte del calabrese Giuseppe Albano”. È del 1960 il film di Carlo Lizzani “Il Gobbo”, che è interpretato da Alvaro Cosenza e che vede tra i protagonisti anche Pier Paolo Pasolini, nella parte di
Su Giuseppe Albano e sulla sua partecipazione alla Resistenza romana sono stati pubblicati molti libri. Li hanno scritti Cesare De Simone, Silverio Corvisieri, Marisa Musu, Ennio Polito e molti altri. Il più recente, di Bruno Gemelli, pubblicato nel 2009 dalle Edizioni Città del Sole, ha per titolo “Il Gobbo del Quarticciolo.Vita e morte del calabrese Giuseppe Albano”. È del 1960 il film di Carlo Lizzani “Il Gobbo”, che è interpretato da Alvaro Cosenza e che vede tra i protagonisti anche Pier Paolo Pasolini, nella parte di
Leandro
detto "er Monco".
La
figura del Gobbo
del Quarticciolo
è da inserire in una particolare situazione della Resistenza
che è quella che viene descritta sinteticamente da Rosario
Bentivegna,
partigiano, medaglia d'argento al valor militare.
"La
Resistenza romana ebbe caratteristiche di spontaneità e di
diffusione capillare che è difficile trovare altrove. Sono decine le
formazioni impegnate, grandi come quelle dei partiti del CLN,
in particolare i tre partiti di sinistra, PCI,
Partito
d'Azione
e PSIUP,
come Bandiera Rossa, o i Cattolici
Comunisti,
o come il Centro Militare Clandestino dei "badogliani", ma
anche piccole o piccolissime, che, per non aver potuto o voluto
trovare il collegamento con i partiti del CLN,
operavano autonomamente contro i tedeschi e i collaborazionisti
fascisti."
Albano
partecipò a numerose operazioni di sabotaggio
(soprattutto di treni tedeschi), dava l’assalto ai forni per
distribuire la farina alla popolazione affamata e divenne subito
famoso per la rapidità d'azione e l’abilità nel dileguarsi che lo
contraddistingueva, impegnando moltissimo le truppe
tedesche
che occupavano la città. Proprio per questo ben presto divenne un
idolo per la popolazione che vedeva nella sua figura una sorta di
giustiziere e difensore dei più deboli.
Va
comunque detto che se Giuseppe Albano fu senz’altro il capo
riconosciuto dei giovani guerriglieri di Centocelle e Quarticciolo e
se sicuramente il suo eroismo in azione e l’odio che gli portavano
nazisti e fascisti ne fece in quei mesi un personaggio carismatico,
egli non fu mai il vero responsabile della banda … In realtà la
vera mente organizzativa della banda era quella di Franco Napoli
detto “Felice”, anch’egli calabrese, socialista,
compagno di lotta di Sandro
Pertini,
e già arrestato in passato per un fallito attentato a Mussolini
in Calabria.
Fu
infatti “Felice” che negli ultimi giorni di Agosto del 1943, in
una riunione clandestina in una scuola di Piazza Vittorio, diede vita
alla banda partigiana che assunse infatti, anche nei documenti
ufficiali dell’ANPI ( è
un'associazione fondata dai partecipanti alla resistenza
italiana
contro l'occupazione nazi-fascista
nella seconda
guerra mondiale.
Nata a Roma
nel 1944
mentre nel Nord Italia la guerra era ancora in corso, è stata
costituita come ente
morale
il 5 aprile 1945.
),
il nome di “Banda Napoli”.
All’inizio
il gruppo fu del tutto autonomo dai partiti antifascisti e fu fatto
l’unico gruppo organizzato che insieme a qualche centinaio di
militari antifascisti e a qualche decina di volontari civili, impegnò
per tre giorni i tedeschi che invadevano Roma.
Durante
quel periodo Franco Napoli fu arrestato e condannato a morte, ma
riuscì ad evadere il 13 Settembre del 1943, insieme ad altri
partigiani, da Villa Wolkonsky, sede del comando tedesco.
Alla
compiuta invasione di Roma, buona parte del gruppo si trasferì nella
zona dei Castelli, fondendosi con un’altra banda partigiana formata
dai membri della famiglia Ferracci. Il trasferimento avvenne dopo che
Franco Napoli e Giuseppe Albano giustiziarono a Piazza dei Mirti,
Centocelle, un ufficiale tedesco.
Una
parte dei partigiani del gruppo fu catturata dai tedeschi nel
Dicembre del 1943 nella zona di Lanuvio e rinchiusi a Villa Dusmet,
comando tedesco di Frascati.
Un
altro scontro tra la banda e i tedeschi avvenne il 26 Dicembre 1943 e
fu chiamato “la Battaglia di San Cesareo”.
Il
1° Gennaio 1944 la banda attacca Villa Torlonia e libera tutti i
partigiani.
Il
13 Gennaio i nazisti per rappresaglia uccidono i partigiani arrestati
a Lanuvio.
I
morti furono:
Marzio
D’Alessio, Luigi Linari, Cesare e Angelo Trombetta ( padre e figlio
), Alberico Venanzi, Elio Zimei e Gianbattista Di Marco.
I
partigiani rispondono giustiziando il Segretario del Fascio di
Lanuvio.
Il
mito del "gobbo"
conobbe la sua fama soprattutto nei primi mesi del 1944. Per ben due
mesi infatti, tedeschi e fascisti
rinunciarono addirittura ad entrare nei quartieri Centocelle e
Quarticciolo. Questo fu dovuto alle fulminee azioni dei giovani
resistenti della zona guidati da Giuseppe Albano. Il loro apporto fu
molto utile specialmente di notte per impedire il transito sulle vie
Casilina
e Prenestina
ai mezzi tedeschi che dovevano rifornire il fronte di Anzio.
Pare che “il gobbo” da solo abbia in quel periodo giustiziato
parecchi uomini tra nazisti e fascisti, in alcuni casi armato solo di
coltello. Ma probabilmente l’impresa più famosa di Giuseppe Albano
fu quando, il lunedì di Pasqua del '44, in un'osteria del Quadraro
insieme alla sua banda freddò tre soldati tedeschi. Pare che proprio
questo episodio, fu fondamentale nella decisione di Herbert
Kappler
di far rastrellare
il quartiere Quadraro
il 17 aprile 1944. Arrestato dalle SS
in quello stesso giorno e condotto nel carcere di via
Tasso.
Giuseppe
Albano fu un valoroso partigiano socialista, amico di Pietro
Nenni
ma ribelle ad ogni forma di disciplina. Anche dopo la Liberazione
continuò con gli espropri proletari in favore degli affamati
abitanti delle borgate.
Con
la Liberazione
di Roma,
il "Gobbo"
collaborò con la questura per scoprire i torturatori di via Tasso
formando una banda di pregiudicati che aveva come base operativa il
quartiere del Quarticciolo.
Il gruppo si diede subito da fare catturando parecchi ex-militanti
del partito fascista e persino alcuni esponenti della famigerata
banda del torturatore nazista Pietro
Koch.
Ma l'attività del gruppo, sempre più spesso, era mirata a condurre
espropri e rapine ai danni degli arricchiti della "borsa
nera"
e degli ex - fascisti, ridistribuendo poi generi di prima necessità
e viveri alla popolazione affamata. C'era anche chi sosteneva che in
realtà si trattasse soltanto di una banda di criminali, in guerra
con i clan rivali per contendersi il controllo del territorio. E fu
proprio durante una di queste azioni che, in circostanze poco chiare,
rimase ucciso un caporale inglese.
Il
4 Giugno con gli americani alle porte e i tedeschi in fuga, la
popolazione assaltò Via Tasso e liberò i detenuti.
Albano
durante queste azioni riprese i contatti con il Partito Socialista. E
fu quindi per ordine di Pietro Nenni ( leader
storico del Partito
Socialista Italiano
)
che “il Gobbo” si infiltrerà nel gruppo “Unione Proletaria”.
A
seguito di quest’evento venne scatenata un'imponente caccia
all'uomo con l’invio di mezzi blindati e carri armati che
trasformarono il Quarticciolo in una zona di guerra. Giuseppe Albano
dopo essere riuscito in un primo momento a sfuggire, venne
riconosciuto e giustiziato il 16 gennaio 1945
nell'androne di un palazzo di via Fornovo 12 dopo un conflitto a
fuoco con i carabinieri.
Una controinchiesta
condotta da Franco Napoli, tornato a Roma nel 1945, dimostrò che
Albano fu assassinato con un colpo d’arma da fuoco alla nuca da una
ex-spia dei tedeschi ( Giorgio Arcadipane )di un’associazione
politica di pseudo-sinistra nella quale lo stesso Giuseppe Albano era
stato infiltrato per volere di Pietro
Nenni.
Sulla
scorta di numerosi documenti e testimonianze, secondo l'ipotesi
avanzata da Silverio
Corvisieri
sull'assassinio di Giuseppe Albano, la situazione del momento era di
tipo golpista ante
litteram
nel 1945.
Alcuni
giorni dopo l'uccisione di Albano, il Quarticciolo venne di nuovo
circondato dalle forze dell’ordine per arrestare il resto della
“banda
del Gobbo”.
Nel corso di questo rastrellamento venne ucciso un anziano militante
del PCI
e vennero arrestati centinaia di residenti del quartiere, tra i quali
Iolanda
Ciccola,
quindicenne fidanzata del “gobbo”
che in seguito diverrà un membro di spicco della nuova Sinistra
Rivoluzionaria.
Nel
dopoguerra la repressione antipartigiana fu un fenomeno enorme e
colpì pesantemente non solo i compagni del P.C.I. ma persino
formazioni più moderate come il Partito d’Azione.
La
verità è che questi gruppi erano sì fortemente ideologizzati e
combattivi, ma erano pur sempre sotto la direzione di un ceto
politico intellettuale o artigiano che pure ben aveva saputo
radicarsi nel proletariato delle borgate romane.
Bruno
Gemelli ( noto giornalista calabrese ) autore del saggio "Il
Gobbo del Quarticciolo, vita e morte del calabrese Giuseppe Albano"
dice di lui: "E' stato una vittima della povertà e della
crudeltà calabrese, uno dei tanti caduti nella lotta per la vita. Se
la verità sciogliesse mistero e ambiguità l'avremmo già
dimenticato".
Curiosità:
Il
Quarticciolo per chi non lo sapesse è un'area urbana del settimo
municipio del comune di Roma. Fa parte del quartiere Alessandrino,
all'angolo fra viale Palmiro Togliatti e via Prenestina, la prima lo
separa a ovest dalla zona di Centocelle, mentre la seconda lo separa
a nord dalla zona di Tor Sapienza.
Il
Quarticciolo fu una borgata ufficiale tra gli anni '30 e '40, dimora
soprattutto di immigrati del sud Italia e, insieme al Quadraro,
Centocelle e Tor Pignattara, protagonista della Resistenza romana
contro l'occupazione nazifascista.
Era
una borgata piena di
meridionali e alle strade vennero assegnate i nomi di molte città
pugliesi: Molfetta, Bari, Trani e Bisceglie.
Federica
De Sanctis
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