sabato 29 marzo 2014

Giuseppe Albano: “Il Gobbo del Quarticciolo”


Giuseppe Albano nasce a Gerace Superiore, Reggio Calabria, il 23 aprile 1926 e morì a Roma il 16 gennaio 1945. Fu uno dei protagonisti, dal 1943 al 1945 assieme alla sua banda, della resistenza romana contro l’occupazione tedesca.
Dall'età di 14 anni Albano divenne presto noto alle forze dell'ordine per i furti e gli atti di brigantaggio che svolgeva con i componenti della sua banda.
Il 10 settembre del '43, il Gobbo affrontò un manipolo di tedeschi in perlustrazione. Partigiano a modo suo, mirava ad uccidere e infliggere castighi.
Aveva soltanto dieci anni nel 1936 quando i suoi si erano trasferiti a Roma, alla ricerca di un lavoro e si erano sistemati in quella che, allora, era la borgata sottoproletaria del Quarticciolo. Affetto da una malformazione alla schiena, postumo di una caduta, al giovane fu affibbiato il soprannome di "il Gobbo" che, nei mesi dell'occupazione tedesca della Capitale e poi sino alla sua morte divenne "il Gobbo del Quarticciolo".
Iniziò sin da giovanissimo a commettere piccoli reati assieme ad altri suoi coetanei abitanti dello stesso quartiere, anche loro per la maggior parte figli di immigrati del sud. Subito si fece notare per il suo coraggio quando riuscì a disarmare due avanguardisti che lo minacciavano con un pugnale e successivamente quando comparì in una foto dell’epoca che lo immortalava a Porta San Paolo con il grembiule da garzone, mestiere che faceva in una farmacia, con ancora i calzoni corti, mentre combatteva contro l'occupazione nazista, al riparo dietro ad un carro armato.
 
A soli sedici anni iniziò la sua lotta partigiana nelle giornate tra l'8 e il 10 settembre 1943. Prima a Porta San Paolo, poi nella zona di Piazza Vittorio, partecipò ad operazioni di sabotaggio e divenne subito una leggenda … 

 
La banda del "Gobbo"caratterizzò parte della Resistenza romana, faceva capo al Movimento Bandiera Rossa, molto presente alla periferia della Capitale e nelle campagne del Lazio, sino a toccare Tarquinia e Viterbo, ed era orientata dai socialisti di Franco Napoli, pure lui oriundo calabrese.
I colpi messi a segno dai giovani del "Gobbo del Quarticciolo"si susseguivano con tale frequenza che ad un certo punto il Comando germanico, che non conosceva l'identità di
Giuseppe Albano, ordinò che venissero arrestati tutti i gobbi di Roma. Il 17 aprile del 1944 anche Albano finì in una retata, dopo che nel Quartiere Quadraro lui e i suoi compagni avevano abbattuto tre soldati tedeschi. Portato in via Tasso il giovane partigiano non fu riconosciuto e venne rilasciato.

 
Quando Roma fu liberata, Albano collaborò con la Questura per l'identificazione dei torturatori di via Tasso. Però, insofferente di ogni disciplina, riprese con gli "espropri proletari". Si comportava, infatti, come un moderno "Robin Hood". La sua attività finì dopo l'uccisione a Roma di un militare inglese. Un vero e proprio rastrellamento investì il Quarticciolo e Giuseppe Albano cadde in uno scontro con i carabinieri nell'androne di una casa di via Fornovo.
Su Giuseppe Albano e sulla sua partecipazione alla Resistenza romana sono stati pubblicati molti libri. Li hanno scritti Cesare De Simone, Silverio Corvisieri,
Marisa Musu, Ennio Polito e molti altri. Il più recente, di Bruno Gemelli, pubblicato nel 2009 dalle Edizioni Città del Sole, ha per titolo “Il Gobbo del Quarticciolo.Vita e morte del calabrese Giuseppe Albano”. È del 1960 il film di Carlo Lizzani “Il Gobbo”, che è interpretato da Alvaro Cosenza e che vede tra i protagonisti anche Pier Paolo Pasolini, nella parte di
Leandro detto "er Monco".


La figura del Gobbo del Quarticciolo è da inserire in una particolare situazione della Resistenza che è quella che viene descritta sinteticamente da Rosario Bentivegna, partigiano, medaglia d'argento al valor militare.
"La Resistenza romana ebbe caratteristiche di spontaneità e di diffusione capillare che è difficile trovare altrove. Sono decine le formazioni impegnate, grandi come quelle dei partiti del CLN, in particolare i tre partiti di sinistra, PCI, Partito d'Azione e PSIUP, come Bandiera Rossa, o i Cattolici Comunisti, o come il Centro Militare Clandestino dei "badogliani", ma anche piccole o piccolissime, che, per non aver potuto o voluto trovare il collegamento con i partiti del CLN, operavano autonomamente contro i tedeschi e i collaborazionisti fascisti."
 
Albano partecipò a numerose operazioni di sabotaggio (soprattutto di treni tedeschi), dava l’assalto ai forni per distribuire la farina alla popolazione affamata e divenne subito famoso per la rapidità d'azione e l’abilità nel dileguarsi che lo contraddistingueva, impegnando moltissimo le truppe tedesche che occupavano la città. Proprio per questo ben presto divenne un idolo per la popolazione che vedeva nella sua figura una sorta di giustiziere e difensore dei più deboli.
 
Va comunque detto che se Giuseppe Albano fu senz’altro il capo riconosciuto dei giovani guerriglieri di Centocelle e Quarticciolo e se sicuramente il suo eroismo in azione e l’odio che gli portavano nazisti e fascisti ne fece in quei mesi un personaggio carismatico, egli non fu mai il vero responsabile della banda … In realtà la vera mente organizzativa della banda era quella di Franco Napoli detto “Felice”, anch’egli calabrese, socialista, compagno di lotta di Sandro Pertini, e già arrestato in passato per un fallito attentato a Mussolini in Calabria.
Fu infatti “Felice” che negli ultimi giorni di Agosto del 1943, in una riunione clandestina in una scuola di Piazza Vittorio, diede vita alla banda partigiana che assunse infatti, anche nei documenti ufficiali dell’ANPI ( è un'associazione fondata dai partecipanti alla resistenza italiana contro l'occupazione nazi-fascista nella seconda guerra mondiale. Nata a Roma nel 1944 mentre nel Nord Italia la guerra era ancora in corso, è stata costituita come ente morale il 5 aprile 1945. ), il nome di “Banda Napoli”.
All’inizio il gruppo fu del tutto autonomo dai partiti antifascisti e fu fatto l’unico gruppo organizzato che insieme a qualche centinaio di militari antifascisti e a qualche decina di volontari civili, impegnò per tre giorni i tedeschi che invadevano Roma.
Durante quel periodo Franco Napoli fu arrestato e condannato a morte, ma riuscì ad evadere il 13 Settembre del 1943, insieme ad altri partigiani, da Villa Wolkonsky, sede del comando tedesco.
Alla compiuta invasione di Roma, buona parte del gruppo si trasferì nella zona dei Castelli, fondendosi con un’altra banda partigiana formata dai membri della famiglia Ferracci. Il trasferimento avvenne dopo che Franco Napoli e Giuseppe Albano giustiziarono a Piazza dei Mirti, Centocelle, un ufficiale tedesco.
Una parte dei partigiani del gruppo fu catturata dai tedeschi nel Dicembre del 1943 nella zona di Lanuvio e rinchiusi a Villa Dusmet, comando tedesco di Frascati.
Un altro scontro tra la banda e i tedeschi avvenne il 26 Dicembre 1943 e fu chiamato “la Battaglia di San Cesareo”.
Il 1° Gennaio 1944 la banda attacca Villa Torlonia e libera tutti i partigiani.
Il 13 Gennaio i nazisti per rappresaglia uccidono i partigiani arrestati a Lanuvio.
I morti furono:
Marzio D’Alessio, Luigi Linari, Cesare e Angelo Trombetta ( padre e figlio ), Alberico Venanzi, Elio Zimei e Gianbattista Di Marco.
I partigiani rispondono giustiziando il Segretario del Fascio di Lanuvio.
Il mito del "gobbo" conobbe la sua fama soprattutto nei primi mesi del 1944. Per ben due mesi infatti, tedeschi e fascisti rinunciarono addirittura ad entrare nei quartieri Centocelle e Quarticciolo. Questo fu dovuto alle fulminee azioni dei giovani resistenti della zona guidati da Giuseppe Albano. Il loro apporto fu molto utile specialmente di notte per impedire il transito sulle vie Casilina e Prenestina ai mezzi tedeschi che dovevano rifornire il fronte di Anzio. Pare che “il gobbo” da solo abbia in quel periodo giustiziato parecchi uomini tra nazisti e fascisti, in alcuni casi armato solo di coltello. Ma probabilmente l’impresa più famosa di Giuseppe Albano fu quando, il lunedì di Pasqua del '44, in un'osteria del Quadraro insieme alla sua banda freddò tre soldati tedeschi. Pare che proprio questo episodio, fu fondamentale nella decisione di Herbert Kappler di far rastrellare il quartiere Quadraro il 17 aprile 1944. Arrestato dalle SS in quello stesso giorno e condotto nel carcere di via Tasso.
Giuseppe Albano fu un valoroso partigiano socialista, amico di Pietro Nenni ma ribelle ad ogni forma di disciplina. Anche dopo la Liberazione continuò con gli espropri proletari in favore degli affamati abitanti delle borgate.


 
Con la Liberazione di Roma, il "Gobbo" collaborò con la questura per scoprire i torturatori di via Tasso formando una banda di pregiudicati che aveva come base operativa il quartiere del Quarticciolo. Il gruppo si diede subito da fare catturando parecchi ex-militanti del partito fascista e persino alcuni esponenti della famigerata banda del torturatore nazista Pietro Koch. Ma l'attività del gruppo, sempre più spesso, era mirata a condurre espropri e rapine ai danni degli arricchiti della "borsa nera" e degli ex - fascisti, ridistribuendo poi generi di prima necessità e viveri alla popolazione affamata. C'era anche chi sosteneva che in realtà si trattasse soltanto di una banda di criminali, in guerra con i clan rivali per contendersi il controllo del territorio. E fu proprio durante una di queste azioni che, in circostanze poco chiare, rimase ucciso un caporale inglese.
Il 4 Giugno con gli americani alle porte e i tedeschi in fuga, la popolazione assaltò Via Tasso e liberò i detenuti.
Albano durante queste azioni riprese i contatti con il Partito Socialista. E fu quindi per ordine di Pietro Nenni ( leader storico del Partito Socialista Italiano ) che “il Gobbo” si infiltrerà nel gruppo “Unione Proletaria”.
A seguito di quest’evento venne scatenata un'imponente caccia all'uomo con l’invio di mezzi blindati e carri armati che trasformarono il Quarticciolo in una zona di guerra. Giuseppe Albano dopo essere riuscito in un primo momento a sfuggire, venne riconosciuto e giustiziato il 16 gennaio 1945 nell'androne di un palazzo di via Fornovo 12 dopo un conflitto a fuoco con i carabinieri.
Una controinchiesta condotta da Franco Napoli, tornato a Roma nel 1945, dimostrò che Albano fu assassinato con un colpo d’arma da fuoco alla nuca da una ex-spia dei tedeschi ( Giorgio Arcadipane )di un’associazione politica di pseudo-sinistra nella quale lo stesso Giuseppe Albano era stato infiltrato per volere di Pietro Nenni.
Sulla scorta di numerosi documenti e testimonianze, secondo l'ipotesi avanzata da Silverio Corvisieri sull'assassinio di Giuseppe Albano, la situazione del momento era di tipo golpista ante litteram nel 1945.
Alcuni giorni dopo l'uccisione di Albano, il Quarticciolo venne di nuovo circondato dalle forze dell’ordine per arrestare il resto della “banda del Gobbo”. Nel corso di questo rastrellamento venne ucciso un anziano militante del PCI e vennero arrestati centinaia di residenti del quartiere, tra i quali Iolanda Ciccola, quindicenne fidanzata del “gobbo” che in seguito diverrà un membro di spicco della nuova Sinistra Rivoluzionaria.
Nel dopoguerra la repressione antipartigiana fu un fenomeno enorme e colpì pesantemente non solo i compagni del P.C.I. ma persino formazioni più moderate come il Partito d’Azione.
La verità è che questi gruppi erano sì fortemente ideologizzati e combattivi, ma erano pur sempre sotto la direzione di un ceto politico intellettuale o artigiano che pure ben aveva saputo radicarsi nel proletariato delle borgate romane.
Bruno Gemelli ( noto giornalista calabrese ) autore del saggio "Il Gobbo del Quarticciolo, vita e morte del calabrese Giuseppe Albano" dice di lui: "E' stato una vittima della povertà e della crudeltà calabrese, uno dei tanti caduti nella lotta per la vita. Se la verità sciogliesse mistero e ambiguità l'avremmo già dimenticato".
Curiosità:

Il Quarticciolo per chi non lo sapesse è un'area urbana del settimo municipio del comune di Roma. Fa parte del quartiere Alessandrino, all'angolo fra viale Palmiro Togliatti e via Prenestina, la prima lo separa a ovest dalla zona di Centocelle, mentre la seconda lo separa a nord dalla zona di Tor Sapienza.
Il Quarticciolo fu una borgata ufficiale tra gli anni '30 e '40, dimora soprattutto di immigrati del sud Italia e, insieme al Quadraro, Centocelle e Tor Pignattara, protagonista della Resistenza romana contro l'occupazione nazifascista.

Era una borgata piena di meridionali e alle strade vennero assegnate i nomi di molte città pugliesi: Molfetta, Bari, Trani e Bisceglie.

 
Federica De Sanctis

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