Ci
ha colpito la prima opera da regista di Claudio Amendola,che ne “LA
MOSSA DEL PINGUINO” ha raccontato, scrivendone anche la
sceneggiatura assieme al convincente Edoardo Leo, protagonista della
gradevolissima commedia, una storia realistica,e nello stesso tempo
improbabile come quella di partecipare alle Olimpiadi invernali di
Torino del 2006 mettendo su da zero una squadra di Curling (vedi foto),
sport che proprio nel capoluogo piemontese trovò la sua
definitiva consacrazione quale disciplina olimpica.
Il protagonista Bruno (Edoardo Leo), l’eterno Peter Pan in una società dove senza specifiche competenze trovare una lavoro serio è quasi una chimera, coinvolge l’amico da sempre, Salvatore (Ricky Menphis), nella folle idea di arrivare alle Olimpiadi attraverso questo nuovo sport, conosciuto casualmente attraverso la televisione.
Squattrinati,
costretti a lavorare di notte nelle pulizie di un museo romano,
coinvolgono in questo pazzo progetto, per formare la squadra di
quattro atleti, due pensionati con ben altre esperienze alle spalle:
il vigile Ottavio (Ennio Fantastichini), appassionato di
bocce, e Neno (Antonello Fassari) ex mago del biliardo.
Ilarità
e risate non mancano nei primi allenamenti sul ghiaccio, pieni di
rovinose cadute, con buste di plastiche e pentole che sono le
attrezzature di fortuna di questo quartetto che non ha le possibilità
di comprare bastoni e stones professionali.
Commedia
divertente ma che nello stesso fà riflettere su quei valori che
Amendola di sicuro ha voluto sottolineare nella sua prima uscita
dietro la macchina da ripresa: amicizia, sport, riscatto,
responsabilità, agonismo, solidarietà.
Perché
la componente sociale ed umana è alla base di questo film in una
Roma popolare, difficile nel quotidiano, dove i problemi di
sopravvivenza, per il lavoro, la casa, e le relazioni private, sono
sempre in crescita.
Azzeccata
la scelta di affidare a Edoardo Leo il ruolo di primo attore, che
dopo “Smetto quando voglio” continua perfettamente a recitare la
parte dell’eterno precario.
Commovente
e bravoRicky Memphis che cura sino alla fine il padre malato, e con
cui condivide amorevolmente l’hobby di pescare, con la fantasia,
seduto sulle panchine di strada.
L’unica
figura femminile è quella di Francesca Inaudi, moglie di
Bruno, che nel film è la sola persona che ha davvero i piedi a
terra, e che con tutti i mezzi lo richiama alle responsabilità di
adulto.
Nota
di merito per gli squarci di molti angoli di Roma, meno noti ma non
per questo meno affascinanti (a cominciare dalla scena iniziale e
finale del Gianicolo). Non saranno quelli patinati e turistici de “La
Grande Bellezza”, ma per uno spettatore romano richiamano forse
aspetti e ricordi più privati, e sentiti.
Alessandro Di Paola
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