mercoledì 23 luglio 2014

Mahatma Gandhi



“ Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo. “
Mohandas Karamchand Gandhi

Importante guida spirituale per il suo paese, lo si conosce soprattutto col nome di Mahatma (grande anima), appellativo che gli fu conferito per la prima volta dal poeta Rabindranath Tagore.
Un altro suo soprannome è Bapu, che in hindi significa "padre".
Gandhi è stato uno dei pionieri e dei teorici del satyagraha, la resistenza all'oppressione tramite la disobbedienza civile di massa che ha portato l'India all'indipendenza.
Il satyagraha è fondato sulla satya (verità) e sull'ahimsa (nonviolenza).
Con le sue azioni Gandhi ha ispirato movimenti di difesa dei diritti civili e personalità quali Martin Luther King, Nelson Mandela, e Aung San Suu Kyi.
In India Gandhi è stato riconosciuto come Padre della nazione e il giorno della sua nascita (2 ottobre) è un giorno festivo.
Questa data è stata anche dichiarata “Giornata internazionale della nonviolenza” dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Ma esiste un Gandhi inedito poco conosciuto.
Gandhi era omosessuale?
Poco importa!
Il tutto nasce dal ritrovamento delle famose lettere, dove si può intuire tra le righe la sua relazione con l’architetto tedesco Hermann Kallenbach, esposte all’Archivio nazionale indiano di New Delhi in occasione del 65esimo anniversario della sua morte.

 
In quelle lettere ci sono tutti i dettagli di una grande amicizia.
Gli studiosi sono alla ricerca di prove circa la reale entità del rapporto tra i due uomini, ma sono rimasti delusi non trovando nulla.
Quando l’archivio di lettere e fotografie appartenenti a Kallenbach fu acquistato dal governo, poco prima che Sotheby’s lo mettesse all’asta, numerose indiscrezioni fecero montare lo scoop.
Gandhi doveva molto a molti dei suoi amici sudafricani, e Kallenbach era uno di loro, un amico molto caro, un vero alleato, avevano una relazione molto stretta” ha spiegato il direttore degli Archivi. Una corrispondenza intensa la loro, che ha indotto qualcuno a supporre che tra i due ci fosse qualcosa di più di un rapporto intellettuale: in una delle lettere Gandhi si rivolge all’amico scrivendo “mio caro” e si firma “sinceramente tuo“.
Questo tipo di cose affascinano gli Occidentali, ma in queste lettere non abbiamo trovato espressioni controverse e nessuna relazione controversa. Sono solo lettere che riflettono il loro stretto legame lavorativo” chiarisce una studiosa.
Le lettere, insieme ad altri documenti e foto, sono state acquistate dall’India per un milione di dollari, l’India si è sempre schierata contro le aste di oggetti appartenuti a Gandhi perché insulterebbero la memoria del mito dell’indipendenza dell’India che trascorse la sua intera vita rifiutando le ricchezze materiali
Una nuova biografia di Gandhi, emergono dettagli che, come ha scritto il Wall Street Journal, “danno ai lettori sufficienti informazioni per rendersi conto che Gandhi era sessualmente bisex, un incompetente politico e un fanatico che seguiva le mode del tempo, e che inoltre era spesso assolutamente crudele con coloro che lo circondavano”. Oltre a rivelarsi un politico “che professava amore per l’umanità come concetto astratto mentre in realtà disprezzava il popolo in quanto individui”, Gandhi avrebbe vissuto “l’amore della sua vita” nel legame omosessuale con Hermann Kallenbach, un architetto ebreo e sionista con la passione per il culturismo.
Cita passi di lettere in cui Gandhi scrive all’architetto e compagno di battaglie civili “in che modo completo tu abbia posseduto il mio corpo. Questa è schiavitù accompagnata da vendetta”. E ancora, allusivamente: “Il tuo ritratto sta sulla mensola della mia camera da letto, e la mensola è sulla parete opposta al letto”.
Nella biografia si racconta anche che Gandhi aveva inventato per sé il soprannome di “Casa Superiore” e per Kallenbach quello di “Casa Inferiore” e in un passo della sua biografia scrive: “Gandhi fece promettere a Casa Inferiore che non avrebbe mai “guardato con desiderio qualsiasi donna”. I due si giurarono “più amore, e ancora amore... un amore tale che c’è da sperare il mondo non abbia ancora mai visto”.
Nelle sue lettere, Kallenbach, fa notare Lelyveld, spesso si preoccupa di “cotone e vaselina”, che sarebbero potute servire ai clisteri cui Gandhi si sottoponeva oppure a pratiche omoerotiche, oppure entrambe le cose.

Ma oltre ai rapporti con Kallenbach, interrotti nel 1914 quando Gandhi tornò in India mentre Kallenbach, allo scoppio della prima guerra mondiale, venne trattenuto in Inghilterra perché di nazionalità tedesca, i “gusti sessuali” di Gandhi, sempre secondo Lelyveld, comprendevano anche l’abitudine, acquisita in età avanzata, di praticare “coccole notturne”, senza vestiti, con ragazze del suo entourage, inclusa la sua pronipote diciassettenne Manu.

A proposito di questa esperienza, Gandhi avrebbe rivelato a una donna: “Nonostante tutti i miei sforzi, l’organo è rimasto eccitato, è stata un’esperienza assai strana e vergognosa”. 
Altrove, Lelyveld mette in luce episodi delle sue lotte in Sud Africa in cui Gandhi, mentre si batte per i diritti degli indiani o dei cinesi, mostra di condividere il razzismo nei confronti dei neri, quando ad esempio li chiama “Kaffir”, termine spregiativo per i neri in Sud Africa, e li definisce “di regola non civilizzati, sono fastidiosi, sporchi e vivono quasi come animali” o ancora, quando si lamenta: “Fummo fatti marcire in una prigione riservata ai Kaffir. Potevamo capire di non essere collocati insieme ai bianchi, ma essere messi sullo stesso livello dei Kaffir ci sembrò insopportabile” .
Altrove sembra giustificare l’oppressione sia degli indiani che dei neri, ma per opposti motivi: “Un indiano deve essere vessato perché lavora troppo, un Kaffir deve essere vessato perché non lavora abbastanza”.
Lelyveld riporta poi una lettera scritta al parlamento della provincia sudafricana del Natal, in cui Gandhi protestava che “gli indiani vengano trascinati al livello dei rozzi Kaffir, la cui occupazione è cacciare e la cui sola ambizione è radunare il bestiame e comprarsi una moglie, per passare la vita nell’indolenza e nudi”.
Infine, Gandhi scrisse a proposito degli Afrikaaner che “noi indiani crediamo nella purezza della razza quanto loro”.
Lelyveld accusa Gandhi di essere stato anche tirannico con i suoi familiari, proibendo al figlio Manilal di sposare la musulmana Fatima Gool, benché l’alleanza tra hindu e musulmani fosse il primo di quelli che definiva “i quattro pilastri sui quali si reggerà per sempre la struttura del swaray, cioè l’autodeterminazione”.

Il Gandhi che non ti aspetti.

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