mercoledì 2 luglio 2014

La triste sorte del Parco di Centocelle


Potenzialmente uno dei polmoni verdi più belli della Capitale ma fino ad ora mai amato dalle istituzioni.
Sapete che a Centocelle c’è un parco con resti di antiche ville di epoca romana?
Sapete che quel parco ha ospitato in passato il primo aeroporto italiano dove, all’inizio del secolo scorso, hanno volato anche i fratelli Wright?
E sapete che è anche uno dei parchi più grandi di Roma, esteso per ben 120 ettari contro – per farsi un’idea – gli 80 ettari di villa Borghese?
La risposta è che probabilmente non sapete queste cose, come non le sanno nemmeno la maggior parte degli abitanti di Centocelle, che il parco ce l’hanno in casa ma non ci vanno mai. 


Perché questa grande area verde, aperta ufficialmente nel 2006, è un grande progetto incompiuto, in larga parte abbandonato al degrado e poco conosciuto e frequentato da chi vive in zona.
Un giro nel parco di Centocelle è oggi purtroppo un’esperienza un po’ triste e avvilente.
La prima impressione che trasmette, infatti, è quella di desolazione e abbandono.
Pochi alberi sullo sfondo degli enormi edifici del vicino aeroporto militare, costruiti per ospitare il ministero dell’Aeronautica ai tempi dello SDO.




 
Poco verde intervallato da ampie aree sterrate. E, anche nei giorni festivi, pochissima gente in giro nei vialetti mangiati dalle erbacce, fatta eccezione per qualche corridore solitario e gruppetti di amici, perlopiù di origine straniera, in cerca di un posto tranquillo per bere alcolici.
E poi, rifiuti e sporcizia ovunque, nessuna vigilanza, nessuna traccia di giochi per bambini o aree per cani, niente percorsi per fare footing e piste ciclabili, niente illuminazione notturna. Insomma, un’area sostanzialmente vuota e abbandonata dove invece potrebbe esserci un bellissimo e prezioso polmone verde per Roma.


Una delle delusioni più grandi è che il parco archeologico di Centocelle, in realtà, di archeologico non offre quasi nulla. E’ praticamente certo che l’area nasconda i resti di vari complessi di epoca romana, ma non ci sono i soldi per effettuare scavi approfonditi e poi valorizzarli. Per cui, chi entra nel giardino con l’aspettativa di un viaggio nella storia antica, rimane praticamente a bocca asciutta. I resti ci sono, ma non si possono visitare.
Il piano originario prevedeva la piantumazione di 500 alberi e 1.500 cespugli. Una vera e propria oasi.
Oggi però si vedono solo qualche alberello sparuto, decine di cespugli selvaggi e oceani di erbacce incolte. Questo vicino all’ingresso di via Casilina. Se invece si allarga lo sguardo alla zona del parco che va verso il quartiere Don Bosco, si scorge solo una sorta di deserto polveroso di sterrati ed erbacce.
C’è poi la questione dei “vicini” del parco.
Innanzitutto i complessi residenziali che ospitano il personale dell’aeronautica militare e i palazzi destinati agli uffici dell’aeroporto di Centocelle. Strutture di grandi dimensioni che paiono in perenne espansione, vista la costante presenza di gru. E la loro ingombrante presenza non aiuta certo a dimenticarsi della città quando si gira per il parco.
Poi ci sono gli autodemolitori, o “sfasciacarrozze”, come si chiamano a Roma, che costeggiano il parco su tutto il lato che corre su via Palmiro Togliatti. E’ chiaro che, forse, non è così facile chiedere a delle attività economiche che sono li da decenni di smobilitare. Ma è anche vero, al contempo, che la vista delle grandi torri di carcasse automobilistiche non è delle più gradevoli e che qualche dubbio sull’impatto ambientale dei rottami è anche legittimo.
Certo, c’è da dire che qualche passo avanti in questi ultimi anni è stato fatto. Per esempio, nel 2010 è stato sgombrato il Casilino 900, la bidonville più grande d’Europa, che ospitava (si fa per dire) in condizioni igieniche estreme centinaia di diseredati. La baraccopoli occupava un’area vastissima del parco e, oltre ad essere un problema serio anche per la sicurezza, rappresentava una fonte estrema di degrado e inquinamento del territorio.
Per farsi un’idea, basti pensare che solo pochi giorni fa, a circa tre anni dalla chiusura, l’Ama ha concluso la complessa bonifica dell’area. E’ stata poi sostanzialmente terminata la recinzione del parco, che così può essere chiuso di notte per limitare il vandalismo e garantire la sicurezza dell’area. E ci si aspetta poi che, con l’apertura della vicina stazione della Metro C, il parco inizi ad essere più integrato nella vita del quartiere.
Nel frattempo alcuni comitati di cittadini della zona continuano a mobilitarsi con proposte e proteste. Anche nel mese di aprile, ci sono state manifestazioni per chiedere che il parco di Centocelle venga riqualificato curando maggiormente la sicurezza e il verde, e che vengano magari previste anche aree destinate ad attività sportive accessibili a prezzi popolari per i residenti.
Intanto, per il momento, il parco resta li, com’è: gigante silente e abbandonato. Chi passa sulla Casilina in macchina quasi lo ignora. Chi ci vive vicino non lo visita mai. E chi cerca un po’ di verde, di solito preferisce prendere la macchina e arrivare fino al parco degli Acquedotti di Cinecittà.
Solo ogni tanto, con l’arrivo della buona stagione, il parco sembra animarsi grazie a feste ed eventi. Qualche giorno fa, ad esempio, i bengalesi di Roma hanno festeggiato qui il loro capodanno. Con musica e fuochi notturni hanno rievocato antichi riti di fertilità. Speriamo siano di buon auspicio anche per il parco di Centocelle.
Tratto da Abitarearoma


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