venerdì 25 luglio 2014

Intervista a Estella Marino


E' nata a Roma il 25 dicembre 1975.
Laureata in Ingegneria ambientale master in Economia e gestione ambientale e un dottorato in tecnica urbanistica.
Lavora come tecnico nella PA occupandosi di ambiente, sostenibilità, governo del territorio ed edilizia residenziale pubblica. Oltre che di ambiente e territorio, nella sua attività politica si è occupata di diritti civili, parità di genere e rifiuti, guardando sempre alla promozione delle buone pratiche da raggiungere attraverso il rinnovamento, il merito, le competenze e la trasparenza.
Grazie alle sue competenze è stata nominata Responsabile Ambiente e Sostenibilità del PD Roma fino alle ultime elezioni amministrative quando ha deciso di candidarsi al consiglio comunale di Roma Capitale.
Con 9.221 preferenze è risultato il consigliere comunale del Pd più votato della Capitale.


Assessore Estella Marino, l'Assessorato all'ambiente è sicuramente complesso da gestire, in questo periodo è il più bersagliato dalla critica dei cittadini e comitati di quartiere, la stampa naturalmente non si è risparmiata, pero ci sembra strano che il “problema Ama” sia scoppiato in maniera prepotente e improvviso solo in questo anno, secondo lei, Assessore quale sono le vere cause?


Le cause sono molte, dalle carenze legate agli impianti che trattano i rifiuti alla fragilità di un sistema non progettato per il riuso, il riciclo e il recupero dei materiali. Tutti problemi che però affondano le radici nel passato, nella presenza di una grande discarica: ecco il tassello che ha viziato tutto il processo di gestione.
Era tutto sommato facile e apparentemente economico, in barba alle disposizioni e alle indicazioni italiane ed europee, raccogliere i rifiuti per strada e buttarli dentro una buca, con i rischi sanitari, ambientali, economici.
Oggi Roma produce circa 3.000 tonnellate ogni giorno di rifiuti indifferenziati e riesce a trattare esattamente questa quantità nei 4 impianti TMB (2 Ama e 2 Colari) e nel Tritovagliatore di Rocca Cencia (Colari). A seguito della scadenza del Commissariamento sui rifiuti, scaduto e non rinnovato il 7 gennaio 2014, infatti, Roma non può usufruire degli impianti TMB di Viterbo, Colfelice e Albano Laziale che costituivano la cosiddetta “ridondanza”, una valvola di sfogo per la Capitale perché permettevano a Roma di reggere anche i momenti di stress come nei periodi di produzione maggiore o durante guasti e interventi agli impianti. Questo combinato di fattori ha evidenziato la fragilità e la rigidità del sistema.
Un sistema rigido perché tutto era programmato per la discarica, dai mezzi per la raccolta fino agli impianti presenti in città. Un sistema fragile perché gli impianti esistenti da molto tempo lavorano al limite delle loro capacità e, in questo contesto, basta un piccolo guasto per creare problemi a tutto il ciclo di raccolta e smaltimento.
Una causa dunque? Aver pensato per troppi anni che la discarica di Malagrotta potesse essere la soluzione allo smaltimento dei rifiuti della Capitale.
  
La chiusura di Malagrotta è stata una scelta vincente?


La chiusura della discarica di Malagrotta è stata “la prima scelta vincente”.
Quando ho accettato l’incarico come Assessore sapevo che il tema dei rifiuti sarebbe stato quello più urgente, il nodo cruciale da trattare immediatamente. Ero altrettanto consapevole, però, di voler lavorare per il futuro, oltre l’emergenza, costruendo un modello sostenibile basato sulla riduzione dei rifiuti, sul riuso dei materiali, sul recupero e sul riciclo attraverso la raccolta differenziata. Nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile senza interrompere quel cordone che legava la gestione dei rifiuti della Capitale alle sorti della discarica di Malagrotta.
Da quella scelta si è chiuso un capitolo e se ne è aperto uno tutto nuovo per la città. Dal rifiuto che produceva altri scarti, al rifiuto che produrrà materie prime-seconde: un’economia virtuosa e sostenibile.
Inoltre, occorre ricordare che già da anni la discarica di Malagrotta lavorava in proroga nonostante la Commissione Europea, a marzo 2013, avesse deferito l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Unione europea perché la discarica di Malagrotta (e altre nel Lazio) non rispettava la legislazione UE sul pre-trattamento dei rifiuti, costituendo una “grave minaccia per la salute umana e per l’ambiente”. La scelta di appellarsi alla Corte seguiva alla mancata ottemperanza del nostro Paese al sollecito inviato dalla Commissione nel maggio 2012, a sua volta preceduto dalla lettera di messa in mora inviata nel giugno del 2011.

Tra il suo assessorato ci sono anche i punti verde qualità, considerando gli scandali del passato, quali sono e se ci sono i reali vantaggi?


Riguardo ai Punti Verde Qualità occorre, a mio avviso, fare una distinzione. L’idea di partenariato pubblico-privato come strumento per lo sviluppo, la cura e la manutenzione di aree pubbliche offre numerosi vantaggi per la valorizzazione del bene comune e per la competitività del territorio. Se interpretato inoltre nella direzione più condivisa, non solo di profitto, ma di valore sociale generato e distribuito, il partenariato si presta alla produzione di benessere e socialità.
Nel caso dei PVQ, così come li abbiamo conosciuti, nonostante l’idea fosse sicuramente positiva, la sua realizzazione ha incontrato le difficoltà legate a uno strumento normativo fragile e, purtroppo, a rischio di deformazione verso gli interessi, non sempre leciti, del privato.
I vantaggi però dell’idea generale, se ben configurata, sono tanti e fanno leva sulla capacità delle amministrazioni locali di collaborare con le imprese per la promozione della competitività del territorio, del benessere locale e degli abitanti. È importante definire obiettivi comuni, a livello valoriale, politico e tecnico e configurare gli strumenti per attuare i suddetti obiettivi, verificando gli effetti della loro realizzazione con un chiaro investimento nei controlli.
In una città grande, complessa e ricca di aree verdi come Roma, la valorizzazione di questi spazi deve adottare diverse formule: in primis l’impegno dell’amministrazione, poi la collaborazione con cittadini e associazioni attraverso l’adozione di aree verdi, gli orti urbani e le formule di sponsorizzazione e partenariato pubblico-privato per valorizzare gli spazi e per migliorarne la fruizione da parte dei cittadini.
A oggi, avendo ereditato una situazione molto complicata, stiamo lavorando a soluzioni che permettano agli operatori in regola e con progetti validi di continuare nel loro lavoro e ai cittadini di poter usufruire di maggiori servizi anche nelle aree verdi nella propria città
 
Roma ha un patrimonio di alberature decisamente importante, spesso questi alberi sono in condizioni pessime, generando pericolo per i cittadini, in una situazione economica non fiorente per Roma Capitale, dove i fondi anche per le più banali manutenzioni sono un dilemma, lei On. Marino come pensa di fronteggiare il problema?


Il patrimonio arboreo della città è di oltre 330 mila alberi, molti dei quali a fine ciclo vitale, con esemplari, in alcuni casi, risalenti ai primi anni del ’900: un patrimonio importante che richiede attenzioni e cure dai punti di vista naturalistico-ambientale e della sicurezza urbana. Nel contesto urbano le piante, soggette al naturale invecchiamento, devono fare i conti con l’inquinamento, i terreni impermeabilizzati, le frequenti potature dettate dal bisogno di sicurezza, i tagli delle radici per interventi stradali e diversi altri fattori che aumentano il rischio di malattie e stress delle piante riducendone l’aspettativa di vita.
Gli interventi necessiterebbero di risorse maggiori rispetto a quelle attualmente disponibili per valorizzare questo patrimonio. Proprio per questo motivo abbiamo richiesto che nel prossimo bilancio vengano previsti fondi per un Piano quinquennale di manutenzione, sostituzione e piantumazione di nuove essenze e siamo impegnati a trovare soluzioni alternative, prevedendo la partecipazione attiva dei cittadini con progetti come “Dona un albero” già sperimentata in altre città come Torino.
Inoltre, dopo anni di inerzia dell’amministrazione, stiamo lavorando per chiudere e approvare il Regolamento del verde urbano per dare un quadro di riferimento agli interventi sia pubblici che privati.

Tornando all'annoso problema dei rifiuti, considerando anche la grande inciviltà del cittadino, il problema comunque è reale, Lei Assessore pensa che il problema sia realmente risolvibile e in che modo?


I rifiuti non devono più rappresentare un problema, ma devono diventare una risorsa, un’opportunità industriale, ambientale ed economica. Questo è l’obiettivo che vogliamo raggiungere e abbiamo tutte le carte in regola per farlo, nonostante i tanti anni di ritardo con cui Roma finalmente intraprende questa strada.
La sfida, infatti, non è legata solamente alla modifica di un servizio di raccolta dei rifiuti, ma al cambiamento di un intero settore industriale. Superare il tema della discarica unica, sistema monopolistico per definizione, significa restituire a questo settore industriale una nuova vitalità che lo preservi inoltre dal rischio di infiltrazioni mafiose, statisticamente presenti soprattutto nei segmenti meno tecnologicamente avanzati (le discariche), spostando il focus sul recupero e sul riciclo.
La strategia richiede di aumentare il materiale raccolto in maniera differenziata che, recuperato e riciclato, costituisce una materia prima secondaria in un Paese che, come il nostro, è fortemente bisognoso di materie prime. Questo percorso può realizzarsi se si verificano tre fattori.
Il primo importante fattore è la sensibilizzazione: cittadini sempre meglio formati, informati e consapevoli (il ciclo dei rifiuti inizia nelle case di ciascuno di noi) dei programmi per prevenire la produzione di rifiuti, degli obiettivi della loro gestione e del destino finale dei materiali che con tanto impegno vengono differenziati.
Il secondo fattore è la presenza di adeguati impianti di trattamento dei materiali, impianti di cui Roma è attualmente carente, ma verso il quale abbiamo chiesto ad Ama di investire e il nuovo piano industriale, di cui in questi giorni abbiamo condiviso le linee guida con sindacati e Municipi, ne è dimostrazione.
Il terzo fattore è un’azienda sana e competitiva, che faccia bene e con orgoglio il proprio compito fornendo un adeguato servizio di raccolta differenziata, pulizia e decoro della città.
  
Mettere mano ad un'azienda come l'Ama, con un numero considerevole di dipendenti, mezzi e attrezzature sicuramente non è facile, doverla riorganizzare e renderla efficiente sicuramente può trovare delle resistenze interne, in questo contesto crede che il problema dei disservizi è legato a ciò?


Non credo, i disagi registrati in questi mesi hanno tante cause che, come dicevamo, affondano nel ritardo e nella superficialità con cui il tema dei rifiuti è stato affrontato negli anni passati.
Roma Capitale affida ad Ama molti tra i servizi più importati della città e Ama S.p.A. è il più grande operatore italiano del settore con al suo interno un elevato numero di dipendenti specializzati e professionali. È chiaro che se Ama non fa bene il proprio lavoro a rimetterci sono i cittadini e gli stessi lavoratori. In questi mesi infatti, accanto all’impegno dei singoli, ho trovato un’azienda con tante difficoltà, in alcuni momenti screditata agli occhi dell’opinione pubblica e con il morale a terra. Chiedere di mettere mano alla sua riorganizzazione è stato un passo obbligato proprio per ridare vitalità, efficienza e competitività a un’azienda così importante.
Come accade in ogni riorganizzazione aziendale, anche nel caso di Ama ci sarà sicuramente qualche caso di resistenza alle politiche di rinnovamento e di efficientamento o, semplicemente, al tentativo di cambiamento. Ma credo che tutte le azioni intraprese fino a oggi siano improntate al buon senso e condivise dalla maggioranza dei lavoratori con i quali cerchiamo costantemente il confronto. Ogni singola lavoratrice e ogni singolo lavoratore di Ama è interfaccia tra i cittadini e l’azienda e il lavoro di tutti è fondamentale come il sentirsi parte di una squadra che deve essere costantemente formata e informata sugli obiettivi da raggiungere e sugli strumenti per raggiungerli. Comportamenti scorretti danneggiano tutti, i singoli, l’azienda, la città e i suoi cittadini, a cominciare dalla classe dirigente che è tenuta, data la sua posizione gerarchica, a essere di esempio. Per questo motivo abbiamo voluto una valutazione interna indipendente su dirigenti e quadri per riassegnare compiti e mansioni sulla base delle professionalità individuali e, allo stesso tempo, verificare anomalie retributive e legare eventuali bonus al raggiungimento di obiettivi chiari e pubblici, partendo comunque da un taglio delle retribuzioni dei dirigenti fino al 10%.
 
La raccolta differenziata non riesce a decollare, per quale motivo?


Beh, non è così, nei 5 Municipi (III, VI, IX, XI, XIII) già raggiunti dal nuovo servizio di raccolta a 5 frazioni (carta, vetro, multimateriale, organico, indifferenziato) la percentuale di raccolta differenziata è aumentata sensibilmente. Proprio in questi giorni abbiamo diffuso i dati che dimostrano un aumento medio del 22% di raccolta differenziata con Municipi (come il IX) che raggiungono già oggi il 59% di differenziazione dei materiali. In questi Municipi direi proprio che la raccolta differenziata è decollata soprattutto se si pensa che sono coinvolte quasi 1 milione di persone. Entro la fine di quest’anno il nuovo modello raggiungerà altri cinque Municipi (da giugno IV e XII, da settembre VIII, X e XIV) e le persone coinvolte saranno oltre 1,8 milioni.
Nel resto della città c’è stato comunque un incremento considerevole. Il 2012 si era chiuso con un picco massimo della raccolta differenziata vicino al 30%, il 2013 si è chiuso con un dato puntuale registrato a dicembre e consolidatosi nei primi mesi del 2014 del 38,68% di raccolta differenziata.
Roma Capitale ha un orizzonte però ben più virtuoso: l’obiettivo più vicino è raggiungere il 50% di raccolta differenziata a fine anno e, come dimostrano i dati diffusi in questi giorni, è un obiettivo alla nostra portata.
 
La posizione dei cassonetti Ama è definita in base a determinate caratteristiche tra cui anche la popolosità della zona, pensa che un censimento ed eventuale riorganizzazione del posizionamento dei cassonetti potrebbe portare dei vantaggi reali?


La definizione e la mappatura dei cassonetti, a oggi oltre 70 mila in diminuzione (per la riorganizzazione della raccolta differenziata), è prevista da Ama e quanto più condivisa con i Municipi in base alla morfologia del territorio, al numero di utenze private e commerciali, all’organizzazione del servizio che tiene conto del combinato mezzi, risorse umane, impianti e alla raccolta storica, zona per zona. Roma infatti ha una popolazione residente di circa 2.800.000 abitanti, ma un numero di persone che quotidianamente vive la città, e dunque produce rifiuti, ben più alto. Circa 4-5 milioni di persone se consideriamo turisti, pendolari, studenti e i molti manifestanti che quotidianamente ricordano ai cittadini romani di trovarsi nella Capitale d’Italia. Roma, infatti, accoglie ogni anno circa 2 mila manifestazioni tra vertici nazionali e internazionali, conferenze, cortei, comizi e raduni di vario genere e, non a caso, nel resto del mondo, le Capitali degli Stati ricevono normalmente contributi maggiori delle altre città per questo importante ruolo.
Un censimento che porterà sicuri e reali vantaggi a breve termine sarà quello mirato al recupero dell’evasione con l’aggiornamento delle reali utenze servite. L’evasione infatti è un duplice cancro per questo tipo di servizi: da una parte contribuisce all’aumento generale della tariffa, dall’altra provoca tangibili disagi ai servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti che devono fare i conti con una considerevole percentuale di utenti reali ma invisibili e pertanto non calcolabili in fase di prevenzione e organizzazione dei turni di raccolta.
 
Sappiamo che andiamo contro corrente, specialmente con le nostre idee, per questo le diciamo che secondo noi sta facendo un ottimo lavoro, sicuramente con risultati visibili nel tempo, per questo vorremmo fare altre domande, ma ci limitiamo alle solite 10 quindi la nostra ultima domanda sarà doppia, le chiediamo quanto incide il fenomeno dell'assenteismo in ama e quanto questo si ripercuote sul servizio al cittadino ed infine progetti per il futuro ed impegni per il presente.



Vi posso assicurare che siete in ottima compagnia di persone “contro corrente”, non tanto in riferimento al mio lavoro o di AMA, ma perché aumenta il numero di cittadini che vogliono informarsi e capire, che vogliono vincere la sfida della raccolta differenziata, che vogliono avere una città pulita e decorosa, che vogliono un’amministrazione trasparente e che li coinvolga nei processi decisionali e attuativi.
Tornando alle domande, statisticamente la percentuale di assenze in Ama è sopra la media nazionale. A inizio mandato il presidente Fortini ha trovato un dato intorno al 19% sul quale ha iniziato a lavorare da subito, arrivando così alla percentuale del 15% comunicata in questi giorni. Si tratta, quindi, di un fenomeno in diminuzione e sottoposto, oggi più che in passato, alle verifiche interne per valutare i casi più anomali. Occorre certamente individuare chi, operando scorrettamente, arreca danni all’azienda e disagi al cittadino, ma ancor più occorre valorizzare i lavoratori che con impegno si fanno spesso carico anche di quei disagi o delle condizioni di lavoro non ottimali. Su quei lavoratori vogliamo investire con percorsi di crescita e formazione.
In un periodo di forte instabilità economica e sociale l’ambiente e la sua salvaguardia sono la nostra scommessa per il futuro. La cura e la pulizia del territorio sono azioni fondamentali per l’ambiente urbano e la tutela delle condizioni igienico-sanitarie e, dunque, in una sola frase: per la qualità della vita di tutti noi.
È un orgoglio per me lavorare a questo obiettivo e da subito, guardando alla strategia europea sui rifiuti, abbiamo messo in moto un importante cambiamento nelle politiche ambientali di Roma Capitale. Si tratta di un cambio di passo radicale che punta sul riuso, sul recupero e sul riciclo e che Ama è chiamata a realizzare per far diventare Roma una capitale europea anche nel settore dei rifiuti. Questo, oggi, è il mio impegno più importante.

T.P.

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