Le tappe della vicenda.
E' il 28 marzo 2014, la notizia sulla decisione della
Corte suprema di New Delhi sull'utilizzo della Nia, polizia
antiterrorismo:"Il processo ai due marò è stato sospeso".
Il nostro Paese, infatti, non riconosce la giurisdizione
indiana sul caso e che quindi rifiuterà il processo e non presenterà
i due militari in tribunale.
Il 27 marzo, il premier Matteo Renzi ha posto la
questione sul tavolo anche nel colloquio con il presidente Usa,
Barack Obama.
Il 24 febbario 2014, finisce l'incubo "pena di
morte".
Uno dei nodi più spinosi del caso maro' e' stata la
spada di Damocle del 'Sua Act', la legge antipirateria che prevede la
pena di morte per le uccisioni in mare e al cui impiego per i due
militari italiani ora finalmente il governo indiano ha rinunciato.
Il Procuratore Vahanvati, infatti, ha presentato
l'opinione favorevole ad abbandonare la Sua Act, ma ha chiesto che i
capi d'accusa siano formulati dalla polizia Nia.
La difesa però si è opposta a quest'ultima ipotesi e
il giudice ha fissato una nuova udienza.
Il 23 febbraio, il Ministro della Difesa indiano ha
dichiarato: "Andremo avanti con le leggi indiane. Non abbiamo
nessuna intenzione di retrocedere sul caso dei due marò"
Se il governo indiano non vuole retrocedere, neppure il
Governo italiano intende abbandonare la questione.
"Consideriamo il vostro caso come una priorità".
Sono le parole del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, pronunciate
durante la telefonata a Salvatore Girone e Massimiliano Latorre,
effettuata sabato 22 febbraio, poche ore dopo il giuramento davanti a
Napolitano al Quirinale. Parole che, assieme a quelle pronunciate
anche dal neo ministro degli Esteri, Pinotti, hanno rassicurato e
rasserenato i due fucilieri e i loro familiari. "Siamo pronti a
fare tutto quello che è in nostro potere- ha continuato Renzi- per
arrivare più rapidamente possibile ad una soluzione"
Sono trascorsi più due anni dall'arresto di Salvatore
Girone e Massimiliano Latorre, i due fucilieri della Marina in
missione antipirateria a bordo della petroliera Enrica Lexie. Per la
giustizia indiana avrebbero sparato contro un peschereccio, scambiato
per una nave pirata, ed ucciso due uomini, Salestian Jelastine e
Ajesh Pinku. L'episodio è avvenuto in acque internazionali.
Ecco le tappe principali di questa vicenda che va avanti
ormai da oltre 24 mesi.
16 febbraio 2012: al largo delle coste indiane vengono
uccisi due pescatori indiani. A premere il grilletto, diranno subito
le autorità locali, sono stati due fucilieri del Battagliano San
Marco imbarcati sulla petroliera Enrica Lexie. Ma la Marina Italiana
dichiara da subito: “La dinamica deve essere verificata”
19 febbraio: i due marò vengono fatti scendere dalla
petroliera. L'incontro tra gli alti funzionari e i rappresentanti del
ministero degli Esteri indiano è andato male. La Farnesina dichiara:
”Sono atti unilaterali della polizia indiana”
20 febbraio: i due marò vengono fermati con l’accusa
di omicidio. Rischiano anche la pena di morte.
22 febbraio: inizia la difficilissima missione
diplomatica italiana. Ma Nuova Delhi comunica ufficialmente che vuole
applicare le leggi indiane.
25 febbraio: squadre di investigatori sulla petroliera
Enrica Lexie a caccia di fucili e pistole. La polizia indiana
sequestra le armi italiane
29 febbraio: la magistratura indiana impedisce ai periti
italiani di esaminare le armi dei marò
3 marzo: sulla testa dei due marò piomba una nuova
tegola: il Vdr, ovvero la scatola nera, della petroliera non avrebbe
conservato il contenuto dell’incidente perché sarebbe stato
sovrascritto dopo 12 ore.
5 marzo: condannati a 3 mesi di carcere preventivo nella
prigione di Trivandrum
25 maggio: i due fucilieri vengono trasferiti nel l’ex
riformatorio a Kochi
30 maggio: concessa la liberà su cauzione. L'alta Corte
del Kerala ha accolto la richiesta di Latorre e Girone, accusati di
aver ucciso due pescatori. I militari verranno trasferiti
all'ambasciata italiana a New Delhi
11 ottobre: il processo in Kerala viene rinviato di
nuovo. Il tribunale di Kollam ha convenuto di aspettare la sentenza
della Corte suprema di New Delhi che dovrebbe sciogliere il nodo
della giurisdizione. Intanto il Ministro degli Esteri , Giulio Terzi
dichiara: “Uno Stato di diritto come l'India non riesce a esprimere
un giudizio in tempi rapidi che riporti a casa i nostri marò. Siamo
Allibiti e sconcertati. Una sentenza negativa aprirebbe una
controversia”.
4 novembre: ratifica del trattato Italia-India, che
consente ai condannati italiani di scontare la pena in patria
20 dicembre: l'Alta Corte del Kerala autorizza i marò a
tornare in Italia per due settimane in occasione del Natale, dietro
garanzia dell'ambasciatore italiano
3 gennaio 2013: interrogatorio di 5 ore dei marò alla
Procura di Roma
18 gennaio: la corte suprema indiana riconosce che la
magistratura del Kerala non ha competenza sui marò in quanto
l'incidente è avvenuto in acque "contigue" e autorizza il
loro trasferimento a Delhi: da questo momento i due risiederanno in
ambasciata con l'obbligo settimanale della firma. La Corte dispone
che sia un tribunale speciale a giudicare, sulla base delle leggi
indiane sulla navigazione e delle convenzioni dell'Onu.
22 febbraio: la Corte suprema autorizza Latorre e Girone
a rientrare in Italia per votare. A garanzia del ritorno in India un
affidavit firmato dall'ambasciatore d'Italia, Daniele Mancini.
23 febbraio: i due marò arrivano a Roma, accolti dal
premier Monti con ampia copertura mediatica. Il giorno dopo si vota.
9 marzo: il governo indiano avvia la procedura per la
costituzione del tribunale speciale.
11 marzo: Undici giorni prima della scadenza il governo
italiano annuncia che i marò non torneranno in India. Durissima la
reazione di Delhi che minaccia ritorsioni diplomatiche e commerciali
12-13 marzo: l'ambasciatore Mancini viene convocato al
ministero degli esteri. L'avvocato indiano che rappresenta l'Italia
si ritira dal processo
14 marzo: la Corte suprema ordina all'ambasciatore
Mancini di non lasciare l'India
18 marzo: la Corte suprema nega l'immunità diplomatica
a Mancini
19 marzo: Sonia Gandhi, leader del partito del
Congresso, parla di "tradimento" da parte dell'Italia
20 marzo: Latorre e Girone sono ascoltati dalla Procura
militare di Roma. Sono indagati per violata consegna aggravata e
dispersione di oggetti di armamento militare
21 marzo: retromarcia del governo italiano. Latorre e
Girone torneranno in India. De Mistura concorda con l'incaricato
d'affari indiano un'assicurazione scritta che escluderebbe la pena di
morte per i marò. Latorre e Girone partono la sera stessa per
rientrare alla scadenza prevista.
26 marzo: Giulio Terzi si dimette da ministro degli
Esteri alla Camera, in dissenso con la decisione del governo italiano
1 aprile: il governo indiano affida nuove indagini sui
marò alla National investigation agency che ha competenza sul
terrorismo ed indagherà in base alla Sua act, legge sulla
navigazione marittima che prevede la pena di morte.
11 novembre: gli inquirenti indiani sentono in
videoconferenza gli altri quattro marò presenti sulla Enrica Lexie
il 15 febbraio 2012, dopo un lungo braccio di ferro su luogo e modi
dell'interrogatorio. Secondo una perizia della Marina gli spari
fatali sarebbero provenuti dalle loro armi e non da quelle di Latorre
e Girone. A questo punto la Nia può concludere le indagini
20 gennaio 2014: la Corte suprema dà tempo
all'amministrazione indiana fino al 3 febbraio per risolvere il
conflitto interno sull'impego della Sua act, che prevede la pena di
morte. La Nia ha chiuso le sue indagini ed applicato la Sua act. Il
passo successivo sarà la richiesta che Latorre e Girone tornino in
Italia in attesa del processo.
Una lunga storia che ancora non vede la sua fine!
T.P.
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