Era
il 12 e 13 maggio 1974 quando in Italia si tenne il Referendum sul
divorzio. La legge nacque ad opera del socialista
Loris
Fortuna
e del liberale
Antonio
Baslini.
Al
momento della promulgazione della legge, 1º dicembre 1970,
il fronte sociale e politico era fortemente diviso sull'argomento.
Lo
scioglimento del matrimonio
è la terminazione di un’ unione coniugale che cancella i doveri e
le responsabilità giuridiche e che dissolve il vincolo matrimoniale
tra le parti, a differenza dell'annullamento che dichiara il
matrimonio nullo.
Le
leggi sul divorzio variano in tutto il mondo, ma nella maggior parte
dei paesi la validità del divorzio richiede la sentenza di un
tribunale
o di altra autorità in un processo legale.
A
quarant’anni dal referendum sulla legge Fortuna-Baslini, il
Parlamento si appresta a ridurre i tempi necessari per lo
scioglimento del
matrimonio a 12 mesi in caso di contenzioso e a 6 mesi per le
separazioni consensuali.
Alla
Camera ci sono stati 381 voti a favore, 30 contrari e 14 astenuti.
Dal
1970
ad oggi solo due paesi al mondo quali le Filippine
e Città
del Vaticano
, non possiedono nei loro ordinamenti una procedura civile per il
divorzio.
La
comunione dei beni si scioglie quando il giudice autorizza i coniugi
a vivere separati o al momento di sottoscrivere la separazione
consensuale.
Il
deputato di Forza
Italia,
Antonio Palmieri, sostiene: “il divorzio non va inteso come un
diritto ma come una “extrema ratio”, l’esito finale di un
cammino volto a recuperare la rottura della coppia”.
Beppe
Fioroni: “l’istituto della famiglia ha necessità di essere
sostenuto e rafforzato”.
La
riforma passerà ben presto nelle mani del Senato per l'approvazione
definitiva.
Federica
De Sanctis
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