giovedì 12 giugno 2014

“Tra salario accessorio e salari da favola”


Arriva in Campidoglio, come al solito in bici, ma questa volta il sindaco di Roma, Ignazio Marino, viene accolto dalla rabbia dei dipendenti del Comune di Roma che protestavano in occasione dello sciopero generale.
Vergogna! Vergogna”.
Dipendenti in guerra . Ci sono i vigili, ci sono lavoratori dei Municipi e dei vari dipartimenti comunali, ci sono gli "educatori", ci sono i bibliotecari, gli addetti ai servizi anagrafici, ci sono tutti i dipendenti Comunali.
Il tutto per il salario accessorio, che per molti è un'importante fonte di sostentamento, parliamo di 200 – 300 € circa su uno stipendio di 1200 – 1300 €.
Ma spuntano anche altri stipendi, eccoli i ricchi del Campidoglio, dirigenti che arrivano fino a 300mila euro di stipendio lordo annuo.
Forse il sindaco di Roma potrebbe valutare bene dove iniziare a sforbicare?
Come al solito in una Italia equa c'è chi guadagna il minimo per vivere, chi per sopravvivere chi non ha più nulla da perdere, poi c'è chi guadagna tanto, il poliziotto Raffaele Clemente, Capo dei Vigili urbani: 170.011 euro annui lordi. A seguire Rodolfo Murra, Capo dell’Avvocatura Capitolina: 300.160 lordi. Quindi un nome noto, Liborio Iudicello, segretario generale del Campidoglio: 301.584 euro. E ancora. Luigi Maggio, vicesegretario generale, a fine anno si porta a casa 145.512 euro lorde; Maurizio Salvi, ragioniere generale, 146.825 euro. Le loro retribuzioni superano di gran lunga quella del sindaco Ignazio Marino che è di 82.007 euro. Del resto basta scorrere la relazione del Mef, Ministero Economia e Finanze, sui conti del Campidoglio, per capire che i criteri di assegnazione delle indennità (300 euro su stipendi medi di 1200-1300) ai lavoratori capitolini sono solo una piccola parte delle contestazioni inviate alla Corte dei Conti.
Ma oltre al problema specifico perchè ancora non si sono fatte le controdeduzioni alla relazione del MEF?


Se dal 2001 al 2013 sono diminuiti infatti di 50 unità, da 283 a 233, la loro retribuzione accessoria media è invece aumentata del 94%, passando da 45.640 a 88.707 a testa, a cui vanno sommati i 43.310 euro del tabellare base.
Se consideriamo poi il periodo 1999-2013, l’aumento è addirittura del 445%.
L’analisi del Tesoro spiega come negli anni le retribuzioni siano accresciute “a dismisura senza l’indicazione di precisi fatti gestionali che potevano legittimarle”.
Il Mef in sostanza afferma la necessità di modificare del Ccdi (il contratto dei dirigenti) dove “prima viene fissato quanto corrispondere e poi si eleva il fondo all’importo necessario a remunerare tutti i dirigenti, qualunque sia l’importo”.
Pratica andata avanti per oltre un decennio, nonostante “le condizioni finanziarie dell’Ente non lo permettessero”.
Addirittura, la relazione dichiara illegittima la creazione nel 2009 della figura del Direttore Esecutivo, che va a “sovrapporsi in maniera indebita” a quella del Direttore Generale.
A ricoprire questo ruolo è oggi Massimo Bartoli, nominato da Marino, con una retribuzione annua di 129.710 euro, meno però dei suoi predecessori Raffaele Borriello (200.000 euro) e Antonino Turicchi (250.000 euro).
Poi ci sono i Dirigenti e gli Avvocati.
“Illegittime” anche le disposizioni sugli incentivi ai dirigenti avvocati, in quanto “nel regolamento non è indicata la misura degli incentivi da liquidare”, né “se i compensi debbono essere quantificati al valore medio, a quello minimo, o altro”. Ma, ben più grave, “appare evidente come non possa essere il beneficiario a stabilire dell'entità del compenso, così come avviene attualmente presso l'ente”. In pratica, gli avvocati ottengono un compenso variabile che raddoppia quello tabellare e che contempla tutte le indennità per le cause vinte. Questo meccanismo fa sì che nel 2012 i compensi medi annuali dei 23 dirigenti avvocati fossero stati di circa 300mila euro, il doppio dei già strapagati colleghi “ordinari”.
Non ci dimentichiamo lo Staff dei Politici.
Altra contestazione finora sottaciuta è quella che riguarda gli Art. 90 e 110, ovvero lo staff di sindaco, assessori e consiglieri.
Il Mef afferma che 2la scelta con il criterio intuitu personae (assunzione diretta senza bando, ndr) è legittima solo per gli stretti collaboratori in possesso di particolari professionalità” ma non può esserlo “per la totalità del personale di staff agli organi politici”. Invece, nel periodo analizzato, “tutti i soggetti sono stati individuati intuitu personae”. Ad oggi in Comune ci sono 75 esterni di cui 15 dirigenti. Inoltre, contestati diversi contratti, come quelli stipulati ad alcuni collaboratori degli ex assessori Sveva Belviso e Fabrizio Ghera e degli attuali assessori Flavia Barca e Daniele Ozzimo.
Poi ci sono le Aziende partecipate.
Somiglia ad un bollettino di guerra l’ampio capitolo dedicato alle aziende comunali. Nota è la situazione di Atac, con i suoi 5 esercizi consecutivi in perdita (130 milioni di media) e i suoi 82 dirigenti (alla data del documento) dai compensi d’oro. Meno l’altrettanto esorbitante importo speso per prestazioni e consulenze professionali, pari a 10.330.752 euro, o lo stipendio corrisposto all’amministratore delegato, che nel 2012 era pari a 377.515 annui. In Ama, poi, il costo del personale impatta per il 45% sulla spesa dell’azienda, contro il 30% della spesa per i servizi, tenendo presente che dal 2009 al 2012 sono entrate in azienda 1.644 persone. In Aequa Roma si spendono in consulenze in media 1 milione di euro l’anno che “non appaiono in linea con le recenti disposizioni in materia di riduzione e razionalizzazione della spesa”, mentre per il cda vanno più di 200mila euro l’anno per tre persone più il Collegio sindacale. E sempre di consulenze parliamo in Risorse per Roma, pari a 4,9 milioni l’anno.
Poi ci sono le Coop Sociali e Multiservizi
I tecnici del Tesoro contestano a Marino la proroga milionaria del 5 agosto scorso all’appalto Multiservizi nelle scuole, 52 milioni di euro per 12 mesi, contro i 29 milioni l’anno dell’appalto di quello precedente, “non supportato da alcuna giustificazione rilevabile”, scrivono i tecnici del Mef. Censurate anche le continue proroghe “illegittime e non previste dalla normativa” a 3 coop sociali che gestiscono moltissimi centri per “assistenza ed ospitalità di persone con disagio sociale”, fra cui la struttura dell'ex Fiera di Roma. Si tratta di Coop Eriches 29, Casa della Solidarietà e Domus Caritatis, tutti appalti in affidamento diretto che costano 22,9 milioni l'anno. I contratti sono scaduti il 30 giugno 2013 e attualmente operano senza rinnovi formali: “un comportamento scorretto e censurabile” scrivono i tecnici.
Poi la riscossione crediti.
Non solo spese incontrollate. Roma Capitale non riesce nemmeno a riscuotere il dovuto. Nel 2012, per i fitti attivi del patrimonio immobiliare, il Campidoglio ha recuperato appena 14,2 milioni sui 32,8 accertati. Sui servizi a domanda individuale (asili, case di riposo, mense) appena il 19,54%, contro il 43,47% di Milano. Le multe stradali vengono pagate dal 35% dei trasgressori mentre gli arretrati su Ici ed Imu si attestano sul 60% mai incassato. In totale, i crediti inesigibili per queste voci ad oggi sono stimati in 792.240.273, mentre negli anni nel fondo contabile sono stati accantonati appena 349.986.635. Un errore di valutazione gigantesco, per circa 442 milioni, che pesa come un macigno sulle casse capitoline.

Una situazione drammatica, una situazione non facile.
Alla fine le vere conseguenze vengono pagate dai più deboli?








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