venerdì 13 giugno 2014

Chi conosce Carlotta?

A piazza Ricoldo da Montecroce, da una faccia di donna incorniciata da lunghi capelli, sgorga uno
zampillo d’acqua fresca.
È la fontana di Carlotta, progettata dall’architetto Innocenzo Sabbatini, sulla cui sommità campeggia un grande vaso di graniglia di cemento.
Fin da metà degli anni Venti rappresenta uno dei simboli del quartiere, accanto alla caratteristica scalinata di via Angelo Orsucci, che conduce a piazza Sapeto.

Dalla fontana di Carlotta, lungo un crinale che sale fino a via delle Sette Chiese, si estendono i sette
lotti del quartiere degli sbaraccati, che nel novembre del 1925 fu inaugurato da Benito Mussolini
(lotti 28, 29, 30, 31, 32, 37 e 38, completati nel 1927).


I punti nodali sono piazza Sant’Eurosia – posta a monte –, piazza Bonomelli – a valle – e, al centro, piazza Sapeto.
Le casette padiglione, progettate dall’architetto Gian Battista Trotta, diedero un alloggio dignitoso a cinquecento famiglie provenienti dalla demolizione dei “villaggi abissini”di Ponte Milvio e Porta Metronia.
Il nome “Concordia”, voluto dal Re Vittorio Emanuele III, e “Remuria”, attribuitogli dal fascismo, non soppressero mai il toponimo popolare “Garbatella”, col quale da sempre fu identificato il quartiere.
Il nome pare derivasse da un’ostessa “garbata e bella”, che gestiva fin da metà Ottocento una
mescita sull’antica via delle Sette Chiese, nei pressi della rupe di San Paolo. A sostegno di questa ipotesi depone un fascione sulla parete del lotto 27, a piazza Geremia Bonomelli, su cui
campeggia la scritta La Garbatella accompagnata dalla raffigurazione di una ragazza prosperosa col seno scoperto. Un’altra supposizione farebbe discendere il nome Garbatella da un particolare metodo di coltivazione della vite, “a barbata” o a “garbata”, introdotto nella zona all’inizio dell’Ottocento da monsignor Nicolai, proprietario della “Tenuta dei 12 cancelli”.



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