mercoledì 28 maggio 2014

“Ne va della sua dignità”


A chi mi chiedeva su che basi preannunciavo, sin dallo scorso gennaio, la prematura dipartita politica del sindaco Marino, scrivendo che a Roma si sarebbe votato nel 2015 dopo le sue dimissioni, ho sempre risposto: prima o poi il branco dei renziani chiederà il conto.
E il conto sta arrivando, sull’onda dell’eccezionale risultato elettorale a Roma e nel Lazio. Nel Pd si contano i voti e le diverse cordate dei renziani stanno affilando le armi. E sì, perché dirsi renziani oggi nel Pd è un po’ come definirsi appartenenti al “genere umano”. Tutti sono oramai renziani, ma sussiste una differenza di appartenenza a seconda del capo cordata. Ad oggi abbiamo quelli di Gasbarra e quelli di Bettini. I primi hanno vinto, i secondi hanno perso. E’ il quadro che viene fuori dal conteggio delle preferenze.
Con Bettini fuggito nel buen retiro di Bruxelles, Gasbarra, terzo nelle preferenze dietro alla giovanissima Bonafè e al sempre verde Sassoli, detta la linea, “Roma si deve allineare al fuso orario di Palazzo Chigi”. Ma sarebbe meglio dire: a Roma adesso comandiamo noi. Sicché è tempo di ridefinire i ruoli, ma soprattutto i posti. E così la giunta Marino perde mese dopo mese un pezzo. Ma la verità è che finché la sua testa non cadrà nel cesto, gli appetiti dei renziani non saranno placati. D’altronde, la stagione dell’oblio della politica è finita. Ricordate quando i partiti erano al lumicino tanto da lasciare la guida del Paese ad un tecnico come Mario Monti? E quando a Roma nessuno di questi grandi esponenti politici, che oggi rivendicano la portentosa vittoria del Pd a trazione renziana, aveva il coraggio di candidarsi, lasciando il proscenio a Ignazio Marino? Ecco, adesso che il Pd si è riconciliato con l’elettorato, è tempo di tornare a riprendersi quello che si era lasciato in mano al Marziano. L’assessore Barca ha sin da subito capito l’antifona e, da gran donna di classe qual è, ha tolto dignitosamente il disturbo, dimettendosi un attimo dopo la tornata elettorale delle europee.
Adesso è il tempo in cui i lupi del grande branco renziano inizieranno a sbranarsi tra di loro e sbranare Marino laddove dovesse arroccarsi sulle proprie posizioni. D'altronde Marino è una persona onesta, ma di amministrazione capisce ben poco ed è circondato da persone che non hanno esperienza politica. A questo si aggiunga il personale politico nei municipi, incapace di governare e di aiutare il sindaco, poiché le giunte locali non sono formate dalle migliori risorse disponibili, ma degli accordi delle Primarie. Strumento ormai andato fuori moda, dopo la presa del potere da parte di Renzi
Rimpastino? Ma no, che siamo scemi! Pare si siano detti i piddini, rinvigoriti dalla sbornia elettorale. Qui non è tempo di aggiusti, rattoppi. Qui bisogna scoperchiare tutto. E difatti Lorenza Bonaccorsi, la vestale dell’Auditorium di via della Conciliazione fa sapere che, “Non sono d'accordo a nessun tipo di rimpasto che sia figlio di sistemazioni correntizie con manuale Cencelli e bilancino. Se c'è un discorso alto, un'idea di rilancio, di prospettiva, un'idea di Roma allora si può discutere e sono disponibile a mettermi al servizio della città. Ma solo a queste condizioni altrimenti non ci metteremo neanche a tavolino. Non serve a Roma sistemare questo o quel pezzetto, Roma ha bisogno di uno sguardo alto”. Lei si mette al servizio della città, come lo stesso Gasbarra che fa sapere “Sarò a Bruxelles, ma con gli occhi puntati sulla Capitale”. Brividi lungo la schiena.
Che saltino gli assessori, che sia commissariato il sindaco Marino, non solo dal Mef (do ut des per il Salva Roma), ma pure da qualcuno che defenestri Luigi Nieri da vice sindaco e segua da vicino quel mattacchione di Marino. Ma pare che non basti neanche questo. E lo si può evincere dalle dichiarazioni che hanno rilasciato Gasbarra e Lorenza Bonaccorsi. Già pronti sulla rampa di lancio per la loro futura candidatura a sindaco di Roma per il Centrosinistra. Semmai ve ne fosse bisogno, si faranno le Primarie.
Tanto vale che Marino rassegni subito le dimissioni. Che chiuda questa tragicommedia in cui stanno volando gli stracci. D’altronde ad un uomo puoi togliere tutto. Tranne la sua dignità.


DAL BLOG COSE DA PAZZI


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