Come interpretano gli
artisti la seduzione femminile attraverso la rappresentazione
pittorica di un corpo di donna? Lo spiega la mostra presso la
Galleria nazionale d'arte moderna di Roma fino al 5 ottobre “La
forma della seduzione. Il corpo femminile nell'arte del '900”.
L’esposizione è suddivisa in cinque sezioni comprendenti in tutto
130 opere che provengono dalla collezione della Galleria
La prima, intitolata “Le
belle apparenze", propone opere in cui il corpo nudo di donna,
sebbene composto dalle linee morbide di stampo classico porta già i
segni di un’inquietudine propria delle avanguardie attraverso un
segno provocatorio, esemplare in Modigliani e Man Ray.
La destrutturazione della figura è protagonista nella seconda sezione “Seduzione/sedizione” in cui le opere di di Gino Severini, Giuseppe Capogrossi, Carlo Carrà, Renato Guttuso, Manzù, Victor Brauner, Eric Heckel, Joan Mirò ed Enrico Prampolini si allontanano dal naturalismo e approdano alle logiche del cubismo.
Qui è l’inconscio che distrugge il corpo, interferendo e deformandolo, fino a renderlo mostruoso. Le opere di Dalì e Ernst compongono la terza sezione “Oggetto del desiderio” in cui non c'è più il corpo nella sua interezza, ma particolari anatomici che sfociano in una visione morbosa e feticista della sensualità femminile.
Nella sezione “La bella e la bestia” l’indagine si sposta sulla sovrapposizione della figura animalesca o non umana a quella della donna, sul fascino scaturito dal rapporto tra bestia e uomo, mentre l’ultima parte “La bella addormentata” è dedicato alla vulnerabilità della donna abbandonata al sonno, la sensazione di passività e debolezza su cui già l’antichità aveva indagato e che nella mostra si esprime attraverso le opere di De Chirico e Modigliani.
La destrutturazione della figura è protagonista nella seconda sezione “Seduzione/sedizione” in cui le opere di di Gino Severini, Giuseppe Capogrossi, Carlo Carrà, Renato Guttuso, Manzù, Victor Brauner, Eric Heckel, Joan Mirò ed Enrico Prampolini si allontanano dal naturalismo e approdano alle logiche del cubismo.
Qui è l’inconscio che distrugge il corpo, interferendo e deformandolo, fino a renderlo mostruoso. Le opere di Dalì e Ernst compongono la terza sezione “Oggetto del desiderio” in cui non c'è più il corpo nella sua interezza, ma particolari anatomici che sfociano in una visione morbosa e feticista della sensualità femminile.
Nella sezione “La bella e la bestia” l’indagine si sposta sulla sovrapposizione della figura animalesca o non umana a quella della donna, sul fascino scaturito dal rapporto tra bestia e uomo, mentre l’ultima parte “La bella addormentata” è dedicato alla vulnerabilità della donna abbandonata al sonno, la sensazione di passività e debolezza su cui già l’antichità aveva indagato e che nella mostra si esprime attraverso le opere di De Chirico e Modigliani.
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