mercoledì 4 giugno 2014

Il 6 giugno Roma si ferma: "l'avventura disavventura dei Capitolini"


È guerra tra dipendenti capitolini e la giunta Marino.
Lo sciopero inizialmente indetto per il 19 maggio è stato infatti rinviato, per il sei giugno.
Per quel venerdì la Capitale si fermerà.
Braccia incrociate per 24 mila dipendenti, di tutte le categorie. 
Durissima la nota congiunta dei segretari generali delle Federazioni di Roma e Lazio di Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil Fpl Natale Di Cola, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini. “Prosegue la vertenza aperta nei confronti di Roma Capitale di fronte all’inaccettabile condotta dall’amministrazione, che non vuole o non sa cogliere fino in fondo - sottolineano i sindacati - le indicazioni ministeriali sui contratti decentrati e nel contempo produce atti restrittivi e penalizzanti verso i dipendenti, lasciando inalterati interessi e sprechi della politica segnalati dal Mef. Con una sequenza ininterrotta di iniziative, Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl stanno mantenendo alto e costante il livello della vertenza, confermata dalle assemblee che si stanno tenendo in tutti i posti di lavoro e che si protrarranno fino a fine mese. Continueremo a partecipare a tavoli di confronto - concludono i sindacati - ma la mobilitazione non si arresterà sino a quando i lavoratori non riceveranno le giuste risposte e atti concreti che ancora attendono da questa Amministrazione, non escludendo il ricorso ad azioni legali a tutela del potere di acquisto delle retribuzioni dei lavoratori capitolini”.
Difficile insomma arrivare alla ridefinizione del contratto nazionale decentrato, entro il 31 luglio. “Siamo aperti al dialogo ma vorremmo far notare che la discussione non è ancora cominciata - sostiene il vicesindaco con delega al Personale, Luigi Nieri saremo al tavolo con l’auspicio si possa procedere con la trattativa per la valorizzazione del personale e per migliorare l’offerta dei servizi a oltre 2,5 milioni di cittadini”.
Una prova decisiva per la giunta Marino.
Tra “miracoli” - quelli promessi dal vicesindaco con delega al personale Luigi Nieri secondo la Cgil - e Vangelo, tirato in ballo dai 5 Stelle capitolini, la trattativa sindacale sulla rinegoziazione del contratto decentrato del personale, non è riuscita a scongiurare lo sciopero generale che, il prossimo 6 giugno, paralizzerà la Capitale.
Con un’aggravante in più: una pericolosa alimentazione di un focolaio che rischia di trasformarsi in guerra tra i 146 precari da stabilizzare e i vincitori del concorsone.
I dati presentati dal Campidoglio indicano risorse stabili, anzi in aumento.
Nel 2013 i fondi sul personale erano 82 milioni per la parte stabile e 76 per quella variabile; per il 2014 il prospetto è di 82 milioni per la parte stabile e 75,5 milioni per la variabile; con un residuo spendibile di 8 milioni di euro. Da rivedere insomma è come ridistribuire la parte variabile in base alle indicazioni del Ministero dell’Economia e Finanza che, ricordiamo, valgono per tutti i Comuni. I conti però non tornano alle parti sociali.
L’amministrazione vorrebbe far passare come pillola amara le ipotesi di ristrutturazione solo perché suggerite dal Mef.
Dura l’opposizione. “L’atteggiamento dell’amministrazione è profondamente ingiusto - commenta la capogruppo Ncd, Sveva Belviso - sulla questione del salario accessorio dei dipendenti Marino parla di legalità e cita la relazione del Mef usandola come clava nei confronti dei personale capitolino, sulle stabilizzazioni dei precari invece dimentica la legge, le sentenze della corte dei conti, il parere della Funzione Pubblica e i rilievi dello stesso MEF”. 
 
Che dire aspettiamo gli eventi e intanto prepariamoci un'altro Venerdi nero per la Capitale.

T.P.

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