È
guerra tra dipendenti capitolini e la giunta Marino.
Lo
sciopero inizialmente indetto per il 19 maggio è stato infatti
rinviato, per il sei giugno.
Per
quel venerdì la Capitale si fermerà.
Braccia
incrociate per 24 mila dipendenti, di tutte le categorie.
Durissima
la nota congiunta dei segretari generali delle Federazioni di Roma e
Lazio di Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil Fpl Natale Di Cola, Roberto Chierchia
e Sandro Bernardini. “Prosegue la vertenza aperta nei confronti di
Roma Capitale di fronte all’inaccettabile condotta
dall’amministrazione, che non vuole o non sa cogliere fino in fondo
- sottolineano i sindacati - le indicazioni ministeriali sui
contratti decentrati e nel contempo produce atti restrittivi e
penalizzanti verso i dipendenti, lasciando inalterati interessi e
sprechi della politica segnalati dal Mef. Con una sequenza
ininterrotta di iniziative, Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl stanno
mantenendo alto e costante il livello della vertenza, confermata
dalle assemblee che si stanno tenendo in tutti i posti di lavoro e
che si protrarranno fino a fine mese. Continueremo a partecipare a
tavoli di confronto - concludono i sindacati - ma la mobilitazione
non si arresterà sino a quando i lavoratori non riceveranno le
giuste risposte e atti concreti che ancora attendono da questa
Amministrazione, non escludendo il ricorso ad azioni legali a tutela
del potere di acquisto delle retribuzioni dei lavoratori capitolini”.
Difficile
insomma arrivare alla ridefinizione del contratto nazionale
decentrato, entro il 31 luglio. “Siamo aperti al dialogo ma
vorremmo far notare che la discussione non è ancora cominciata -
sostiene il vicesindaco con delega al Personale, Luigi Nieri saremo
al tavolo con l’auspicio si possa procedere con la trattativa per
la valorizzazione del personale e per migliorare l’offerta dei
servizi a oltre 2,5 milioni di cittadini”.
Una
prova decisiva per la giunta Marino.
Tra
“miracoli” - quelli promessi dal vicesindaco con delega al
personale Luigi Nieri secondo la Cgil - e Vangelo, tirato in ballo
dai 5 Stelle capitolini, la trattativa sindacale sulla rinegoziazione
del contratto decentrato del personale, non è riuscita a scongiurare
lo sciopero generale che, il prossimo 6 giugno, paralizzerà la
Capitale.
Con
un’aggravante in più: una pericolosa alimentazione di un focolaio
che rischia di trasformarsi in guerra tra i 146 precari da
stabilizzare e i vincitori del concorsone.
I
dati presentati dal Campidoglio indicano risorse stabili, anzi in
aumento.
Nel
2013 i fondi sul personale erano 82 milioni per la parte stabile e 76
per quella variabile; per il 2014 il prospetto è di 82 milioni per
la parte stabile e 75,5 milioni per la variabile; con un residuo
spendibile di 8 milioni di euro. Da rivedere insomma è come
ridistribuire la parte variabile in base alle indicazioni del
Ministero dell’Economia e Finanza che, ricordiamo, valgono per
tutti i Comuni. I conti però non tornano alle parti sociali.
L’amministrazione
vorrebbe far passare come pillola amara le ipotesi di
ristrutturazione solo perché suggerite dal Mef.
Dura
l’opposizione. “L’atteggiamento dell’amministrazione è
profondamente ingiusto - commenta la capogruppo Ncd, Sveva Belviso -
sulla questione del salario accessorio dei dipendenti Marino parla di
legalità e cita la relazione del Mef usandola come clava nei
confronti dei personale capitolino, sulle stabilizzazioni dei precari
invece dimentica la legge, le sentenze della corte dei conti, il
parere della Funzione Pubblica e i rilievi dello stesso MEF”.
Che
dire aspettiamo gli eventi e intanto prepariamoci un'altro Venerdi
nero per la Capitale.
T.P.
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