A
piazza Ricoldo da Montecroce, da una faccia di donna incorniciata da
lunghi capelli, sgorga uno
zampillo
d’acqua fresca.
È
la fontana di Carlotta, progettata dall’architetto Innocenzo
Sabbatini, sulla cui sommità campeggia un grande vaso di graniglia
di cemento.
Fin
da metà degli anni Venti rappresenta uno dei simboli del quartiere,
accanto alla caratteristica scalinata di via Angelo Orsucci, che
conduce a piazza Sapeto.
Dalla
fontana di Carlotta, lungo un crinale che sale fino a via delle Sette
Chiese, si estendono i sette
lotti
del quartiere degli sbaraccati, che nel novembre del 1925 fu
inaugurato da Benito Mussolini
(lotti
28, 29, 30, 31, 32, 37 e 38, completati nel 1927).
I
punti nodali sono piazza Sant’Eurosia – posta a monte –, piazza
Bonomelli – a valle – e, al centro, piazza Sapeto.
Le
casette padiglione, progettate dall’architetto Gian Battista
Trotta, diedero un alloggio dignitoso a cinquecento famiglie
provenienti dalla demolizione dei “villaggi abissini”di Ponte
Milvio e Porta Metronia.
Il
nome “Concordia”, voluto dal Re Vittorio Emanuele III, e
“Remuria”, attribuitogli dal fascismo, non soppressero mai il
toponimo popolare “Garbatella”, col quale da sempre fu
identificato il quartiere.
Il
nome pare derivasse da un’ostessa “garbata e bella”, che
gestiva fin da metà Ottocento una
mescita
sull’antica via delle Sette Chiese, nei pressi della rupe di San
Paolo. A sostegno di questa ipotesi depone un fascione sulla parete
del lotto 27, a piazza Geremia Bonomelli, su cui
campeggia
la scritta La Garbatella accompagnata dalla raffigurazione di una
ragazza prosperosa col seno scoperto. Un’altra supposizione farebbe
discendere il nome Garbatella da un particolare metodo di
coltivazione della vite, “a barbata” o a “garbata”,
introdotto nella zona all’inizio dell’Ottocento da monsignor
Nicolai, proprietario della “Tenuta dei 12 cancelli”.
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