Un argomento più volte affrontato sia dalla TV, su Report di Milena Gabanelli il 5 maggio del 2008, che sui giornali.
Ne hanno discusso i cittadini, associazioni e comitati di quartiere dell’ex X municipio.
La questione di Romanina è stata anche oggetto di strumentalizzazioni interne al PD, di feroci scontri di correnti a suon di manifesti.
Ricordiamo, la Romanina “un quartiere quasi tutto abusivo a sud est della città” dove Sergio Scarpellini ha ottenuto che diventasse la sede di una delle 18 centralità previste dal Piano regolatore di Roma.
Ma Scarpellini non è solo un costruttore, è anche il potentissimo proprietario di una enorme quantità di appartamenti, spesso di interi palazzi, dati in affitto a istituzioni come la Camera dei deputati, il Senato della Repubblica, il Tar, il Consiglio di Stato, alcune authority, la Rai.
La “battaglia di Romanina” era stata oggetto di innumerevoli assemblee promosse sul territorio da diverse forze politiche, dalla Comunità Territoriale, dalla Rete di associazioni raccolte in “Cinecittà bene comune” e di squillanti manifesti contrari alla grande abbuffata speculatrice di varie forze politiche: dal PD a Rifondazione comunista a Sel all’IDV.
L'area
della Romanina dove dovrebbe sorgere la centralità è grande cento
ettari.
Da
qui si vedono i Castelli romani e l'onda di Santiago Calatrava, la
piscina mai terminata e destinata ai Mondiali di nuoto del 2009.
Scarpellini
l'acquistò nel 1990 per 160 miliardi di lire.
Il
progetto originario della centralità, ratificato nel Piano
Regolatore, prevede edificabilità su 35 ettari, così ripartiti: 58
per cento funzioni pubbliche, 42 private.
L'accordo
fra il Comune e Scarpellini parte da una proposta di Scarpellini
stesso: si costruiscono 1 milione 130 mila metri cubi, una parte
minore è fatta di case vendute a mercato libero, più strutture
commerciali e anche turistico-ricettive, la parte maggiore è
comunque edificata dal privato, ma ceduta al pubblico.
Successivamente
Scarpellini chiede di rivedere l'accordo con il Comune di Roma: il
costruttore lamenta troppe concessioni al pubblico e margini di
profitto troppo esigui.
I
metri cubi complessivi salgono da 1 milione 130 mila a 1 milione 920
mila, il 70 per cento in più circa. La parte residenziale sale da
220 mila metri cubi a 1 milione 200 mila. 3 torri, altezze che
superano i 60 metri, oltre 4 mila appartamenti.
E
invece che su 35 si costruirà su 60 ettari.
Soprattutto
cambia, anzi si rovescia completamente, l'equilibrio fra pubblico e
privato: al primo invece che il 58 per cento di quanto costruito, va
il 5 per cento, al secondo il 95 invece che il 42. Tutta un'altra
storia.
In
una zona densamente abitata di Roma, con una rete di trasporto
pubblico completamente insufficiente (il capolinea della Metro A è a
tre chilometri), potrebbero arrivare altre 10.500 persone e nessuna
di quelle funzioni di pregio contenute nel primo accordo.
Il beneficio del dubbio si da a tutti quindi “Sarà Vero?”
T.P.
Il solito "affare" all'italiana. Si distrugge il territorio e qualcuno guadagna. Poi i cittadini soffrono. Roma è allo stremo, non ne può subire altri!
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