Se
vi dicessi: “Le azioni non si pesano, si contano” oppure “Vi
sono
tre modi di perdere il denaro: le donne, il gioco e gli ingegneri.
Mentre i primi due sono i più divertenti, il terzo è sicuramente il
più sicuro”, sapete
di chi sto parlando?
Di
Enrico
Cuccia, un
noto banchiere
italiano, tra i più
importanti della seconda metà del Novecento. Rappresenta una delle
figure di spicco della scena economico-finanziaria italiana del XX
secolo.
Nasce
a Roma il 24
novembre 1907 e muore a Milano
all’età di 93 anni il 23
giugno del 2000.
Dopo
essersi diplomato al Liceo Classico si iscrive alla Facoltà di
Giurisprudenza di Roma.
Nel
1929 si laureò e il titolo della sua tesi fu: “La speculazione ed
i listini nelle borse valori: teoria e legislazione”.
Nel maggio
1931 fu assunto in
prova dalla Banca
d’Italia prendendo servizio presso la sede di Londra.
Passò in ruolo nel luglio 1932.
Nel maggio 1934 fu
distaccato all’Istituto
per la Ricostruzione Industriale che lo assunse a fine giugno
dello stesso anno.
Si
sposò con Idea Nuova Socialista Beneduce (1905 – 1996 ), figlia di
Alberto
Beneduce ( è
stato un economista
e politico
italiano,
amministratore di importanti aziende statali nell'Italia
liberale
e fascista,
amministratore
delegato
dell'INA,
tra gli artefici della creazione dell'IRI
e suo primo presidente, oltre che ministro
e deputato
)
da cui ebbe tre figli, Beniamino, Auretta Noemi e Silvia Lucia, in
età adulta tutti impegnati in ambito economico.
Enrico
Cuccia lavorò in Africa orientale italiana insieme al suo collega
Giuseppe Ferlesch sotto le direttive di Alberto D'Agostino, capo
della direzione generale delle valute del sottosegretariato, al
vertice del quale c'era Felice Guarneri.
Successivamente
Cuccia ebbe occasione di lavorare presso la Comit
( Banca Commerciale Italiana ) diretta da Raffaele
Mattioli.
Quando
Mattioli propose un "ente specializzato per i cosiddetti
finanziamenti a medio termine", Cuccia descrisse con precisione
le difficoltà incontrate nella realizzazione del progetto, che aveva
richiesto oltre 18 mesi di difficili trattative, sia per trovare dei
partner
che accettassero di entrare nel capitale del nuovo istituto sia per
superare le obiezioni di chi, come il governatore della Banca
d'Italia Luigi
Einaudi, temeva che dietro il progetto vi fosse di fatto il
ritorno della Comit
alla struttura della banca mista.
Il
3 novembre 1944 fece
parte della delegazione italiana, composta tra gli altri da Egidio
Ortona e Raffaele
Mattioli, che si recò a Washington
con l'obiettivo di richiedere al governo statunitense aiuti per la
ricostruzione post-bellica italiana.
Nell'aprile
1946, Cuccia divenne
il direttore generale della nuova società Mediobanca, posseduta da
Credito
Italiano, Comit
e Banco di Roma.
Nel 1949 diviene
anche amministratore delegato.
Mediobanca
divenne in breve tempo il centro del mondo finanziario e politico
italiano. Il caso più importante fu sicuramente la scalata
alla Montedison
di Giorgio
Valerio da parte dell'ENI
di Eugenio
Cefis.
Un
altro aspetto importante dell'azione di Cuccia fu l'apertura
internazionale che avvenne nel 1955.
Nel
1982, Cuccia lasciò
la carica di direttore generale, restando però nel CDA ( Consiglio
d’Amministrazione )fino al 1988
quando divenne presidente onorario, ma restò comunque uno degli
uomini più influenti, inavvicinabile dai giornalisti.
Cuccia
fu accusato da Michele
Sindona ( banchiere
e criminale
italiano.
E’stato un membro della loggia
P2
e ha avuto chiare associazioni con “Cosa
Nostra”
e con la famiglia
Gambino
negli Stati
Uniti.
Coinvolto nell'affare
Calvi
e mandante dell'omicidio di Giorgio
Ambrosoli,
è morto avvelenato in prigione, dopo la condanna all'ergastolo
) di
essere il mandante di un complotto nei suoi confronti e di
controllare segretamente il tribunale di Milano al quale lui aveva
portato documenti a dimostrazione della sua tesi.
Fu
denunciato con l'accusa di falso in bilancio e in seguito prosciolto.
Subì anche un attentato che vide esplodere sulla porta di casa del
banchiere, in via Maggiolini, un ordigno probabilmente lanciato lì
da un emissario mafioso dello stesso Sindona.
Testimoniò
contro Michele
Sindona nel processo sull'omicidio di Giorgio
Ambrosoli, affermando che l'imputato gli avesse confidato il suo
progetto omicida. L'informazione fu ricevuta nell'aprile del 1979 a
New York, in un incontro diretto con Michele Sindona, mentre
l'omicidio avvenne l'11 luglio dello stesso anno.
Alle
domande dei magistrati rispose di aver mantenuto il silenzio per
sfiducia nei confronti dello Stato.
Nel
2000, Cuccia iniziò
a soffrire di problemi cardio-respiratori e di insufficienza
renale, che lo costrinsero a lunghe terapie e ricoveri, prima
presso l'Ospedale
Luigi Sacco di Milano,
poi al Centro cardiologico Monzino. Trascorse i suoi ultimi mesi tra
questi nosocomi e le sue case, a Milano
e sul Lago
Maggiore.
Morì
nella notte del 23 giugno 2000.
Poco
dopo la sua morte il civico di via Filodrammatici dove ha sede
Mediobanca fu ribattezzato dal comune di Milano "piazzetta
Enrico Cuccia".
Tra
la sera del 14 e la prima mattina del 15 marzo 2001,
Rapelli e Pesci ( autotrasportatori incensurati ) si introdussero nel
cimitero sul Lago
Maggiore, e trafugarono la bara di Enrico Cuccia.
Lo
sapevate che Enrico Cuccia non era estraneo agli ambienti dell'
esoterismo?
Anzi
avrebbe fatto parte della setta «Frankista». Uno scenario
certamente affascinante quello che collega Cuccia alla setta dei
seguaci del falso messia “Jacob Frank”, morto in Polonia nel
XVIII secolo. La teoria alla base di questa setta, afferma Blondet,
un noto giornalista italiano, è che gli adepti si sentono
“superiori” e in un certo senso “appartengono già al regno di
Dio”.
Ma
ovviamente quali sono
gli elementi che accosterebbero Cuccia ai Frankisti? Blondet sostiene
che il primo responsabile della Banca
commerciale,
Giuseppe Toeplitz era un polacco frankista ed anche i principali
membri della Banca Lazard, di cui Cuccia era fiduciario, lo erano.
La
setta frankista ha infatti preso piede soprattutto negli alti
ambienti bancari. C'è una sorta di filo rosso e Cuccia non poteva
far parte di certi ambienti senza entrare in contatto con la setta.
Blondet aggiunge: “Faceva la comunione ogni mattina senza mai avere
avuto un confessore, e quel suo appuntamento fisso all' Abbazia di
Chiaravalle dove è sepolta l' eretica del 1300 Giuglielma la boema,
lo portava a sostenere che Dio fosse femmina”.
Federica
De Sanctis
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