Diventa ufficialmente quartiere nel 1961, soppiantando parte del suburbio Tuscolano, di cui si possono ancora trovare alcune targhe stradali con la numerazione S. V.
Prende il nome dal politico e letterato romano Appio Claudio Cieco, a cui si deve la costruzione della via Appia e di opere idriche.
Il toponimo indica anche la zona urbanistica 10b del Municipio Roma VII (ex Municipio Roma X) di Roma Capitale.
Si
trova nel quadrante sud-est della città.
A
nord-est l'Appio Claudio confina direttamente con il quartiere Don
Bosco (dal quale è diviso da via
Tuscolana).
Ad est, via delle Capannelle separa il quartiere dalla zona di Capannelle nel tratto tra la Tuscolana e l'Appia nuova.
Ad ovest, la via Appia Nuova forma il confine con la zona di Torricola e con l'Appio-Pignatelli fino a via del Quadraro che delimita, sempre ad ovest, l'Appio Claudio dal quartiere Tuscolano (tratto compreso tra l'Appia Nuova e la Tuscolana).
I
film del neorealismo
degli anni del dopoguerra ci mostrano i paesaggi di una zona non
edificata in prossimità degli stabilimenti di Cinecittà.
Spesso,
sullo sfondo delle scene si riconosce la cupola della vicina chiesa
di Don Bosco, allora ancora solitaria in mezzo alla campagna. Ad
esempio, Pier
Paolo Pasolini, nel suo film Mamma
Roma, ha scelto la zone dove adesso sorge la parrocchia di
San Policarpo per realizzare molte scene del film.
Il
quartiere fu costruito in massima parte negli anni
cinquanta anche grazie all'intervento dell'INA-Casa.
La
nascita del quartiere fu seguita da una lenta crescita delle
infrastrutture.
La
zona era, fin dall'inizio, afflitta da problemi di piccola
criminalità e da conflitti tra gli abitanti del quartiere e quelli
degli insediamenti, detti all'epoca degli anni 60/70 baraccati;
si trattava di gente nomade o proveniente da regioni come Abruzzo,
Molise e Calabria.
Questi
dormivano sotto l'acquedotto Felice, dove avevano costruito delle
casette, chiamate appunto baracche. Proprio in queste improvvisate
costruzioni che sorgevano alle spalle della parrocchia di San
Policarpo.
Oggi,
l'area è chiamata Parco
degli Acquedotti, in quanto ne sono presenti diversi: uno di
epoca romana (IV secolo), l'Acquedotto
Claudio; un secondo venne fatto restaurare da Papa
Sisto V Felice Peretti nel XVI secolo e per questo fu denominato
Acquedotto
Felice.Il Parco degli Acquedotti è un'area verde di Roma, nel Municipio VII, facente parte del Parco Regionale Suburbano dell'Appia Antica; è compreso tra il quartiere Appio Claudio, via delle Capannelle e la linea ferroviaria Roma-Cassino-Napoli, per un'estensione di 15 ettari.
Il nome deriva dalla presenza in elevato o sotterranea di sette acquedotti romani e papali che rifornivano l'antica Roma: Anio Vetus (sotterraneo), Marcia, Tepula, Iulia e Felice (sovrapposti), Claudio e Anio Novus (sovrapposti). Rappresenta il residuo di un tratto di Agro Romano che originariamente si estendeva senza interruzioni fino ai Colli Albani. In passato l'area era nota come Roma Vecchia dal nome dell'omonimo casale.
La
zona, destinata a verde pubblico dal Piano Regolatore del 1965,
negli anni settanta
era stata espropriata e liberata dalle baraccopoli, i cosiddetti
"borghetti" che si addossavano all'acquedotto Felice e
verso i quali si era impegnato Don
Roberto Sardelli. Sebbene la sovrintendenza avesse provveduto ai
restauri, tutto era rimasto piuttosto abbandonato e nuove costruzioni
abusive sorgevano di continuo nell'area. Nel 1986,
di fronte allo stato di degrado dell'area e al rischio di
speculazione edilizia, alcuni cittadini crearono il Comitato
per la salvaguardia del Parco degli Acquedotti e di Roma Vecchia.
Grazie anche all'appoggio di alcuni intellettuali, come Lorenzo
Quilici, il comitato riuscì nel 1988
a far inserire l'area degli Acquedotti nel Parco
Regionale dell'Appia Antica.
Nel 2011 è stato
realizzato il ripristino idrico e paesaggistico della Marrana
dell'Acqua Mariana.
- Arcate sovrapposte degli acquedotti Claudio e Anio Novus, entrambi iniziati da Caligola nel 38 e terminati da Claudio nel 52
- Arcate dell'acquedotto Felice, costruito da papa Sisto V tra il 1585 e il 1590, distruggendo parte dell'acquedotto Marcio, di cui sono oggi visibili pochi resti
- Campo Barbarico, terreno compreso tra la doppia intersezione degli acquedotti Claudio e Marcio, utilizzato nel 539 dal re dei Goti Vitige che assediava Roma
- Casa cantoniera del Sellaretto, relativa all'antica ferrovia Roma-Ceprano del 1862
- Casale di Roma Vecchia, databile al XIII secolo
- Marrana dell'Acqua Mariana, fosso artificiale realizzato da papa Callisto II nel 1122
- Tomba dei Cento Scalini
- Tor Fiscale, torre medievale che sfrutta l'incrocio tra le arcate degli acquedotti Claudio e Marcio
- Villa dei Sette Bassi, la seconda più estesa del suburbio romano, attribuita a un console o un prefetto di nome Settimio Basso
- Villa
delle Vignacce, attribuita a Quinto
Servilio Pudente, con cisterna
annessa
Uno
dei posti più suggestivi di dell'intero Municipio
T.P.
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