Quando
parliamo di degrado ambientale vogliamo intendere il deterioramento
dell'ambiente
causato dall'impoverimento delle risorse
naturali,
quali l'aria,
l'acqua
ed il suolo,
la distruzione di ecosistemi
e l'estinzione di flora
e fauna
selvatica.
Non
dobbiamo allontanarci molto per trovare scenari pietosi e sporcizia
che dilaga, basta farci un giro ad esempio nel Quartiere Romano
Cinecittà, ex decimo e ora settimo Municipio
della Capitale.
L'immondizia
regna sovrana, i topi corrono liberamente e la gente accampata nelle
baracche aumenta giorno dopo giorno.
Dalle
finestre delle case, degli uffici e delle scuole si può ammirare un
paesaggio paragonabile a quello della città di Calcutta.
Cosa
si può fare per essere tutelati e poter vivere in un ambiente più
decente?
Il
quartiere purtroppo sembra essere precipitato in un triste declino
all’insegna della sporcizia.
E'
infatti facilissimo trovare accatastati moltissimi sacchetti della
spazzatura nei pressi dei cassonetti, che evidentemente non vengono
svuotati con la frequenza necessaria.
Ahimè
a rimetterci sono sempre i cittadini
delle periferie, in questo caso i residenti del Quadraro nel VII
Municipio, che ad esempio vedono tagliati fuori dai fondi per la
riqualificazione i banchi di frutta e verdura del “Mercato Rionale
Piazza dei Tribuni”.
Un
tempo questo Mercato er il fiore all'occhiello del quartiere, oggi
solo tana di degrado e residenza per i senza tetto.
Tra
i pochi banchi del mercato c'è abbandono, sporcizia, incuria, odori
nauseanti e l'asfalto è distrutto.
La
via del Cinema, ossia il marciapiede di via Tuscolana, sulla strada è
riprodotta una lunga ed elegante pellicola cinematografica che
riporta incisi su delle stelle i nomi dei celebri attori del passato.
Un’idea simpaticissima, se non fosse per la
sporcizia, le cartacce e i mozziconi di sigaretta, e il firmamento
delle bancarelle.
Cos’è,
gettare l’immondizia nei cassonetti è diventato un optional?
Se
ci sono vuol dire che a qualcosa servono … non fanno parte
dell'arredo urbano, utilizzateli pure!
Come
ti giri ti giri male. Non meno
desolante è la scena a Largo Appio Claudio. Ci sono bar, ristoranti,
aiuole e tanta incuria. E’ amareggiante e disarmante guardare una
magnifica eredità storica finita nel degrado. Non esiste rispetto
insomma.Le strade vanno a braccetto con le enormi buche, spesso profonde e terribilmente insidiose per i passanti, i ciclomotori e le autovetture, ma non da meno per i più anziani. Sui marciapiedi si può poi trovare di tutto, dai cartoni da imballaggio alle cassette della frutta.
Questa strada è una delle tante vie che in questa zona vengono considerate dei veri e propri “supermercati”. Ormai i rom e i barboni invece di rovistare nei cassonetti, riescono a trovare quello che vogliono direttamente sulla strada.
Il
Sindaco Marino riguardo all'iter di riqualificazione e valorizzazione
dei mercati rionali nel suo programma elettorale, prevedeva
dettagliatamente “riscoprire i mercati rionali e valorizzare il
commercio su aree pubbliche”A Roma sono censiti oltre 140 mercati
rionali, circa 80 mercati saltuari ed oltre 1800 operatori su
rotazioni e posteggi fissi.
Forse
occorrerebbe recuperare il concetto di piazza-mercato?
Non
si fa altro che leggere di Roma
e della “Grande
Bellezza”.
Sicuri che non si tratti della “Grande Monnezza?”.
Macchine
parcheggiate ovunque e talmente tanta sporcizia che ormai non ci si
fa quasi più caso.
Più
il tempo passa più il degrado e l'inciviltà aumentano!
Sapevate che
dietro l’Ufficio per l’impiego, a Cinecittà c è un Casale
bellissimo chiamato delle Carrozze?
Un tempo era il deposito di mezzi e cavalli utilizzati nei film. Poi la struttura è stata abbandonata ed è stata trasformata in un ricovero di fortuna per immigrati. Qualche tempo fa è diroccato ed è andato a fuoco. Non ci sono stati feriti fortunatamente.
Il
Parco
degli Acquedotti
è un'area verde di Roma,
nel Municipio
VII,
facente parte del Parco
Regionale dell'Appia Antica,
è compreso tra il quartiere Appio
Claudio,
via delle Capannelle
e la linea
ferroviaria Roma-Cassino-Napoli,
per un'estensione di circa 240 ettari.
Il
nome deriva dalla presenza in elevato o sotterranea di sette
acquedotti
romani e papali
che rifornivano l'antica
Roma,
“Anio
Vetus”
(sotterraneo), “Marcia”,
“Tepula”,
“Julia” e “Felice”
(sovrapposti), “Claudio”
e “Anio
Novus
(sovrapposti).
Rappresenta il residuo di un tratto di Agro
Romano
che originariamente si estendeva senza interruzioni fino ai Colli
Albani.
In passato l'area era nota come Roma
Vecchia
dal nome dell'omonimo casale.
La
zona, destinata a verde pubblico dal Piano Regolatore del 1965,
negli anni
settanta
era stata espropriata e liberata dalle baraccopoli, i cosiddetti
"borghetti" che si addossavano all'acquedotto Felice e
verso i quali si era impegnato Don
Roberto Sardelli.
Sebbene la sovrintendenza avesse provveduto ai restauri, tutto era
rimasto piuttosto abbandonato e nuove costruzioni abusive sorgevano
di continuo nell'area. Nel 1986,
di fronte allo stato di degrado dell'area e al rischio di
speculazione edilizia, alcuni cittadini crearono il Comitato
per la salvaguardia del Parco degli Acquedotti e di Roma Vecchia.
Grazie anche all'appoggio di alcuni intellettuali, come Lorenzo
Quilici,
il comitato riuscì nel 1988
a far inserire l'area degli Acquedotti nel Parco
Regionale dell'Appia Antica.
Nel 2011
è stato realizzato il ripristino idrico e paesaggistico della
Marrana
dell'Acqua Mariana.
Ma
il quartiere Cinecittà non è solo sporcizia e cartacce, ma è la
patria dell’Istituto
Luce,
l'
Unione
Cinematografica
Educativa.
Era la più antica istituzione pubblica destinata alla diffusione
cinematografica
a scopo didattico e informativo del mondo. Nato in Italia
nel 1924,
l'Istituto Luce divenne ben presto un potente strumento di propaganda
del regime
fascista.
Avente sede a Roma,
partecipava inoltre alla produzione e diffusione di film
e documentari
destinati alle sale cinematografiche. Nel 2009
la società viene fusa con Cinecittà
Holding S.p.A.,
costituendo una società per azioni, Cinecittà
Luce S.p.A.
Il
“Luce”
venne istituito da Benito
Mussolini
con qualità di Ente
morale
di diritto pubblico con il regio decreto legge n. 1985 del 5 novembre
1925,
a sostituire la precedente Società
Anonima
L.U.C.E.
Nel luglio 1925
la Presidenza
del Consiglio dei ministri
dirama una circolare ai ministri degli Interni,
della Pubblica
Istruzione,
dell’Economia
e delle Colonie
invitandoli a servirsi esclusivamente dell’organizzazione tecnica
del Luce a scopi educativi e propagandistici.
Nello
statuto di fondazione del Luce, la finalità dell'Istituto era volta
alla "diffusione della cultura popolare e della istruzione
generale per mezzo delle visioni cinematografiche, messe in commercio
alle minime condizioni di vendita possibile, e distribuite a scopo di
beneficenza
e propaganda
nazionale e patriottica".
Nel
1936
il Luce cessa di dipendere direttamente dal Capo del Governo per
passare al Ministero
della Cultura Popolare,
e nello stesso anno si dà il via alla costruzione della nuova sede
dell'Istituto accanto alle strutture di Cinecittà
e del nascente Centro
Sperimentale di Cinematografia.
A
partire dal dopoguerra
l'Istituto Luce si occupa della produzione di numerosi documentari
e di film
diretti, tra gli altri, da Pupi
Avati,
Mario
Monicelli,
Ermanno
Olmi
ed Ettore
Scola.
Spenti
i riflettori, scomparsi gli attori, spezzata la magia resta un bianco
e nero
cimiteriale interrotto appena, e soltanto in rari casi, da un barlume
di luce, forse un raggio.
Se
qualcuno ci chiedesse cos’è l’ambiente, la nostra prima risposta
potrebbe essere il verde che ci circonda, ma c’è da dire che
l’uomo ad esempio spesso opera interventi locali che rovinano in
modo irreparabile gli ecosistemi!
T.P.
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