Banchi chiusi da
anni, strutture vecchie, alcune degli Anni ’60.
Quando si deve
intervenire per una manutenzione, non si sa mai chi deve metterci i
soldi.
I vari uffici si
rimpallano le responsabilità, un vero ginepraio, intanto il mercato
muore lentamente.
Ci sono circa 120
mercati rionali a Roma censiti dal Campidoglio, ma pochi possono
essere definiti mercati, gli altri sono spazi su strada o al coperto,
dove molti banchi sono chiusi, dove il degrado regna, la puzza è la
caratteristica principale e spesso la notte diventano ritrovo di
sbandati e senza tetto.
Nel l'ex X
Municipio, ci sono degli esempi di questa situazione, mercati
storici, punto di riferimento della cittadinanza oramai
completamente abbandonati, o semi abbandonati, con solo tre o quatro
banchi ancora in funzione, come piazza dei Tribuni c’è da
mettersi le mani nei capelli.
Al Quarto Miglio
c'è rimasto un solo operatore, a Piscine di Torre Spaccata ci sono
banchi chiusi da anni.
La gente sta
scappando da queste strutture alle quali preferisce sempre più
spesso i supermercati, la crisi fa il resto e agli operatori non
resta che tirare i remi in barca e chiudere l'attività.
Ci sono almeno
cinquecento operatori nella capitale che hanno ancora in mano la
licenza.
La legge
regionale 33 sul commercio, all'art. 40, stabilisce che tutti i
comuni del Lazio devono comunicare alla Regione almeno tre volte
l’anno i posteggi disponibili all’interno dei mercati, per poter
poi fare i bandi una volta "ufficializzati" dalla Regione i
posti stessi.
L’ultimo bando
ufficiale risale al 2008 per circa 500 posti disponibili da assegnare
su tutti i mercati rionali.
Una volta c'erano
degli ispettori amministrativi addetti al controllo dei mercati e a
relazionare su aperture e chiusure dei banchi, l'ufficio è stato
soppresso per motivi economici e ora, quando un banco chiude, nessuno
lo sa.
Così come non
esiste più l'ufficio preposto alla manutenzione straordinaria dei
mercati, tagliato anche quello.
La competenza è
passata ai Municipi che avendo i conti sempre in rosso e le casse
vuote non intervengono, con la conseguenza che le strutture
invecchiano e se non sono gli operatori a mettersi le mani in tasca
finiscono per cadere a pezzi.
Eppure in questa
situazione paradossale in un recente sondaggio ha rivelato che i
romani amano i loro mercati, che li preferiscono ai supermercati e ai
centri commerciali.
Perché i mercati
sono ancora e sempre una piazza pubblica, un luogo legato alla nostra
tradizione e alla nostra identità.
In passato il
Comune, sempre a corto di risorse, pubblica un avviso per sollecitare
proposte da parte di imprenditori privati per le ristrutturazioni di
una trentina di mercati attraverso lo strumento del “progetto di
finanza”.
Che vuol dire che
in cambio di opere di pubblica utilità "in questo caso la
riqualificazione del mercato" il privato ottiene la concessione di
nuove cubature da edificare all’interno, o sopra e sotto, le aree
mercatali, in molti casi anche attraverso la demolizione degli
attuali impianti.
Ma il risultato è
stato comunque il continuo degrado degli stessi, un vero peccato per
il patrimonio culturale di una Città ricca di storia e di cultura!
T.P.
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