I
2 milioni di lavoratori immigrati presenti in Italia rappresentano
una risorsa fondamentale per l’economia del Paese e per le casse
dello Stato.
Il
reddito notificato dagli stranieri al fisco è pari a 41,6
miliardi di euro,
vale a dire il 5,3% del reddito complessivo generato in Italia.
E
il loro contributo
Irpef
è pari a 6,2 miliardi di euro: il 4,1% dell’imposta raccolta a
livello nazionale.
I
dati, elaborati nel Rapporto
annuale sull’economia dell’immigrazione 2012
dalla Fondazione
Leone Moressa con il patrocinio dell’Organizzazione
internazionale per le migrazioni (Oim), riguardano esclusivamente
i lavoratori in regola e non includono il fenomeno dello sfruttamento
in nero.
Quel che è certo è che, senza lavoratori
immigrati, il Pil italiano e il debito pubblico verserebbero in
condizioni ancora peggiori di quelle attuali.
Ogni
contribuente nato all’estero paga ogni anno un’imposta netta
Irpef pari a quasi 3mila
euro.
Sebbene le famiglie straniere rappresentino una risorsa preziosa per
l’Italia, le discriminazioni
da parte dei datori di lavoro sono ancora evidenti.
In
media, a parità di posizione professionale e settore di occupazione,
un
immigrato guadagna 316 euro in meno rispetto a un italiano,
una differenza che sale a 346
euro per le donne.
Il
gap è meno evidente in alcuni settori specifici con un basso livello
di specializzazione: è il caso, ad esempio, dell’agricoltura e
dell’industria del turismo (alberghi e ristoranti), in cui i salari
di stranieri e italiani sono sostanzialmente uguali.
La
debolezza sociale degli stranieri che lavorano in Italia è diventata
particolarmente evidente negli anni della crisi: il
tasso di disoccupazione straniera è aumentato dall’8,1% al 12,1%,
per un totale di 310mila immigrati senza lavoro.
In
altre parole, un
nuovo disoccupato su 3, in Italia, ha origini straniere.
Quel
che è peggio è che il 42,2% delle famiglie di origini immigrate
vive oggi al di sotto della linea della povertà (a fronte del 12,6%
di famiglie italiane).
In
media, il reddito familiare degli stranieri ammonta a circa 18.600
euro l’anno, di cui però 18mila sono consumati in spese di vario
genere. La capacità di risparmio si attesta quindi a circa 600 euro
l’anno, il che rende la maggior parte degli immigrati incapaci di
far fronte a imprevisti ed emergenze che comportino una spesa
superiore ai 700 euro.
A
confronto, le famiglie italiane spendono di più (oltre 25.600 euro
l’anno), ma riescono a risparmiare quasi 8mila euro grazie a un
reddito medio di 33.500 euro circa. Il 21,6% delle famiglie straniere
arriva con grande difficoltà a fine mese, il 23,4% è in arretrato
con le bollette, e più della metà non potrebbe permettersi neanche
una settimana di ferie l’anno.
Spesso
sentiamo parlare di razzismo, cosa significa per voi “razzismo”?
La
paura del diverso?
E’quello
che porta l'uomo a temere, quindi odiare chi non è come lui, a
volere che tutto sia uniformato, voler cancellare il diverso, questo
è il razzismo?
Guardatevi
intorno, c'è tantissima ipocrisia, tantissime persone che dicono di
odiare il razzismo e provare disgusto verso di esso e poi sono le
prime xenofobe.
Il
razzismo è ovunque, è nelle scuole, nella vita sociale, nel
quotidiano, quando una persona veste diversamente, pensa diversamente
o ha gusti diversi, viene messa all'angolo da gente che la giudica a
priori per luoghi comuni.
Il
razzismo è ovunque, è dentro chiunque?
Ma in poche parole
cos’è il razzismo?
Ignoranza?
Mancanza di tolleranza verso chiunque? L’essere stanchi del
vittimismo? Paura? Insicurezza? Egoismo? O semplicemente rappresenta
la convinzione che la propria razza sia superiore?
Il
“razzismo” in passato è stato l'alibi o il pretesto per il
perseguimento d'interessi economici.
Il
razzismo è diffidenza? Disprezzo?
In
una situazione di crisi economica come quella odierna che dilania le
imprese, aumenta i disoccupati, crea anche tensioni raziali?
“Inizio
modul Secondo voi lo straniero per l'Italia è una risorsa"?
Piccolo esempio lo "straniero" grava nelle risorse
dell'INPS o è una fonte?
Le aziende assumono
più volentieri gli stranieri, ovviamente costano meno ma questa
situazione non reggerà ancora per molto, vi siete mai posti come
domanda su cosa accadrà quando saranno i lavoratori di oggi a
prendere la pensione?
Ma poi più che
altro ci arriveremo mai alla pensione?
Quindi è giusto
prendercela con uno straniero se non si trova uno straccio di lavoro
se per primo è il Governo, le Istituzioni e gli accordi
internazionali a castigarci?
Sembra brutto dirlo,
ma le aziende prediligono assumere stranieri perché costano meno,
fargli fare quei lavori stagionali che spesso l'italiano ha snobbato
per tanto tempo!
Ma a quanto pare in
questo clima e in questa crisi fa comodo aumentare il sentimento di
razzismo per distogliere l'attenzione al vero e unico problema la
mancanza di lavoro.
In
passato il razzismo ha raggiunto vette di potere non da poco conto.
Durante
la Seconda Guerra Mondiale, il nazismo e il fascismo ebbero lo scopo
di sterminare ebrei, zingari, omosessuali, oppositori politici solo
perché “diversi” da uno standard scientificamente infondato,
predicato come l’unico legittimamente accettabile.
La
colonizzazione di fine Ottocento e del Novecento si può pensare come
diretta manifestazione del razzismo nei confronti dei popoli
occupati, per cui lottò Gandhi con la non-violenza, lottarono Martin
Luther King e Nelson Mandela, uomini coraggiosi, di giustizia e pace.
Per
difendersi dal fenomeno razziale è importante conoscerlo e tenere
sempre presente che nessuno nasce
razzista, ma che tutti possono
diventarlo.
Bisogna
innanzitutto imparare a conoscersi e a
condividere le felicità e le tristezze con gli altri per capire in
prima persona che non siamo poi tanto diversi.
Quindi alla fine cos'è il "Razzismo"?
Federica
De Sanctis